mercoledì 8 gennaio 2014

L'arte del guardare i figli (valido anche per catechisti)



PINO PELLEGRINO

da Bollettino Salesiano gennaio 2014

9. Guardare il figlio

Da mesi veniamo proponendo le principali mosse dell'arte di educare.
Siamo partiti dal "seminare", siamo passati all'"aspettare", al "parlare", all'"amare"... ed eccoci al "guardare": guardare il figlio.
Una mossa che, in prima battuta, può sembrare di poco conto! In realtà gli occhi hanno un potere eccezionale!

 

L'arte del guardare il figlio

Il contatto visivo è una delle più potenti vie di educazione (o diseducazione).
Gli occhi parlano più forte della voce: sono il canale attraverso il quale trasmettiamo i nostri pensieri, le nostre emozioni.
Gli occhi possono trasmettere rabbia, tristezza, sdegno, disprezzo, freddezza, oppure calore, tenerezza, accoglienza, gioia, speranza, conforto, amore (lo sanno bene i fidanzati che talora sembrano mangiarsi con gli occhi!). 


Guardare il figlio è come dirgli: "Tu esisti per me, tu sei entrato nei miei pensieri, nei miei affetti".
Nei campi di concentramento tedeschi era severamente proibito ai prigionieri di guardare negli occhi i loro carcerieri. Lo sguardo avrebbe potuto intenerirli!
Insomma, una cosa è certa: se guardassimo i figli almeno come guardiamo il bagno e l'automobile, avremmo ragazzi meno tristi, meno infelici, meno delusi della vita. 


"Se guardassimo...": è una parola!
Si tratta di guardare con arte, cestinando gli sguardi sbagliati, per scegliere esclusivamente, gli sguardi buoni

Sguardo sbagliato è, ad esempio, lo sguardo poliziesco che tacchina in continuazione il figlio senza mai lasciarlo libero di respirare, di muoversi, di uscire, di scendere in cortile per giocare... Sguardo sbagliato è lo sguardo minaccioso dei genitori che mirano di più a farsi ubbidire che a convincere. Terzo sguardo sbagliato è lo sguardo indifferente. Questo è il peggiore in assoluto! L'indifferenza è la bestia nera di tutti i figli del mondo! La pericolosità dello sguardo indifferente sta nel fatto che può azzerare quella grande forza cosmica che è la voglia di vivere! Lo sguardo indifferente manda a dire al figlio: "Tu sei nessuno". 
Messaggio che taglia le radici alla vita! A ben pensarci, non è forse vero che ha senso essere al mondo solo se si è per qualcuno? 

Davvero: gli sguardi sbagliati sono l'inverno; gli sguardi buoni sono la primavera. Sguardo buono è lo sguardo generoso che vede nel figlio ciò che nessuno vede. Sguardo buono è sguardo sempre nuovo: vede che il figlio cambia e quindi si adatta alla sua crescita (vi è un abisso tra il bambino e l'adolescente: trattare il figlio da perenne bambino è uno sbaglio da cartellino rosso!). Sguardo buono è lo sguardo ottimista, incoraggiante, luminoso: lo sguardo che dà valore al figlio e tifa per lui. 

Aveva tutte le ragioni il filosofo francese Louis Lavelle (1883-1951) a sostenere che "il maggior bene che possiamo fare agli altri non è comunicare loro la nostra ricchezza, bensì rivelargli la loro". 

Fortunati i figli che hanno genitori con gli occhi simili (per quanto è possibile!) a quelli del 'facchino di Dio' don Orione (1872-1940) che, come ricorda il professor Enrico Medi (1911-1974) "ti bruciavano l'anima e ti entravano dentro come la luce esce dagli angeli". I genitori con tale sguardo hanno la patente pedagogica a punti pieni! 




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