La Chiesa è piena di
cristiani sconfitti?
Al centro dell’omelia del Papa, il brano della prima Lettera
di San Giovanni in cui l’apostolo “insiste” su “quella parola che per lui è
come l’espressione della vita cristiana”: “rimanere nel Signore”, per amare Dio
e il prossimo. Questo “rimanere nell’amore” di Dio è opera dello Spirito Santo
e della nostra fede e produce un effetto concreto:
“Chiunque rimane in Dio, chiunque è stato generato da Dio, chiunque rimane nell’amore vince il mondo e la vittoria è la nostra fede.
“Chiunque rimane in Dio, chiunque è stato generato da Dio, chiunque rimane nell’amore vince il mondo e la vittoria è la nostra fede.
Da parte nostra, la fede.
Da parte di Dio - per questo ‘rimanere’ - lo Spirito
Santo, che fa questa opera di grazia.
Da parte nostra, la fede. E’ forte!
E questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra
fede! La nostra fede può tutto! E’ vittoria! E questo sarebbe bello che lo
ripetessimo, anche a noi, perché tante volte siamo cristiani sconfitti.
Ma la Chiesa è piena di cristiani sconfitti, che non
credono in questo, che la fede è vittoria; che non vivono questa fede, perché
se non si vive questa fede, c’è la sconfitta e vince il mondo, il principe del
mondo”.
Gesù – ricorda il Papa – ha lodato molto la fede dell’emorroissa, della cananea o del cieco nato e diceva che chi ha fede come un granello di senape può muovere le montagne. “Questa fede – afferma - chiede a noi due atteggiamenti: confessare e affidarci”. Innanzitutto “confessare”:
“La fede è confessare Dio, ma il Dio che si è rivelato a noi, dal tempo dei nostri padri fino ad ora; il Dio della storia.
Gesù – ricorda il Papa – ha lodato molto la fede dell’emorroissa, della cananea o del cieco nato e diceva che chi ha fede come un granello di senape può muovere le montagne. “Questa fede – afferma - chiede a noi due atteggiamenti: confessare e affidarci”. Innanzitutto “confessare”:
“La fede è confessare Dio, ma il Dio che si è rivelato a noi, dal tempo dei nostri padri fino ad ora; il Dio della storia.
E questo è quello che tutti i giorni noi recitiamo nel
Credo. E una cosa è recitare il Credo dal cuore e un’altra come pappagalli, no?
Credo, credo in Dio, credo in Gesù Cristo, credo… Io
credo in quello che dico? Questa confessione di fede è vera o io la dico un po’
a memoria, perché si deve dire? O credo a metà?
Confessare la fede! Tutta, non una parte! Tutta! E questa
fede custodirla tutta, come è arrivata a noi, per la strada della tradizione:
tutta la fede!
E come posso sapere se io confesso bene la fede? C’è un
segno: chi confessa bene la fede, e tutta la fede, ha capacità di adorare,
adorare Dio”.
“Noi sappiamo come chiedere a Dio, come ringraziare Dio ma adorare Dio, lodare Dio è di più! Soltanto chi ha questa fede forte è capace dell’adorazione”.
“Noi sappiamo come chiedere a Dio, come ringraziare Dio ma adorare Dio, lodare Dio è di più! Soltanto chi ha questa fede forte è capace dell’adorazione”.
“Io oso dire che il termometro della vita della Chiesa è un
po’ basso in questo”: c’è poca capacità di adorare, “non ne abbiamo tanta,
alcuni sì…”. E questo “perché nella confessione della fede noi non siamo
convinti o siamo convinti a metà”. Dunque – sottolinea il Papa – il primo
atteggiamento è confessare la fede e custodirla. L’altro atteggiamento è
“affidarsi”:
“L’uomo o la donna che ha fede si affida a Dio: si affida! Paolo, in un momento buio della sua vita, diceva: ‘Io so bene a chi mi sono affidato’. A Dio! Al Signore Gesù! Affidarsi: e questo ci porta alla speranza. Così come la confessione della fede ci porta all’adorazione e alla lode di Dio, l’affidarsi a Dio ci porta ad un atteggiamento di speranza. Ci sono tanti cristiani con una speranza con troppa acqua, non forte: una speranza debole. Perché? Perché non hanno la forza e il coraggio di affidarsi al Signore. Ma se noi cristiani crediamo confessando la fede, anche custodendo, facendo la custodia della fede, e affidandoci a Dio, al Signore, saremo cristiani vincitori. E questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede!”.
“L’uomo o la donna che ha fede si affida a Dio: si affida! Paolo, in un momento buio della sua vita, diceva: ‘Io so bene a chi mi sono affidato’. A Dio! Al Signore Gesù! Affidarsi: e questo ci porta alla speranza. Così come la confessione della fede ci porta all’adorazione e alla lode di Dio, l’affidarsi a Dio ci porta ad un atteggiamento di speranza. Ci sono tanti cristiani con una speranza con troppa acqua, non forte: una speranza debole. Perché? Perché non hanno la forza e il coraggio di affidarsi al Signore. Ma se noi cristiani crediamo confessando la fede, anche custodendo, facendo la custodia della fede, e affidandoci a Dio, al Signore, saremo cristiani vincitori. E questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede!”.
Appunti presi da
articolo di Sergio Centofanti -Radio Vaticana
9 gennaio 2014
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