Racconti


           

L'anello più prezsioso

Un vecchio orafo, proprietario di un piccolo laboratorio, un giorno ricevette un ordine particolare da un cliente molto importante.
Si trattava di un giovane molto ricco, che rimasto colpito dalle bellissime creazioni viste in vetrina, entrò nell’oreficeria e disse all’artigiano:
“Mi serve un anello speciale da regalare alla mia amata in un giorno speciale, non baderò a spese. Passerò tra una settimana”
Il giovane non disse altro, salutò garbatamente e se ne andò.
L’orafo conosceva il giovane di fama, sapeva che era davvero una persona di parola e… con tanti soldi, quindi si mise all’opera, realizzò alcuni anelli, uno più bello e costoso dell’altro.
Lavorò tre lunghi giorni, forgiò cinque splendidi anelli:
il primo, completamente d’oro bianco ricoperto di diamanti purissimi;
il secondo era in oro giallo con rubini splendenti;
il terzo era in filigrana d’oro, senza pietre, ma molto lavorato, quindi molto prezioso;
il quarto in oro giallo e bianco, con zaffiri e smeraldi;
l’ultimo era molto semplice, ma con un grosso e costoso diamante.
Li lucidò per bene e li mise dentro un prezioso cofanetto e poi in cassaforte.
Gli anelli rimasero custoditi per quattro giorni aspettando l’arrivo del ricco signore.
In questo tempo gli anelli ebbero il modo di fare quattro chicchere…

“ragazzi, secondo voi, chi di noi sarà scelto dal ricco cliente per questa importante occasione?” Chiese uno di loro.
“Secondo me” Disse il primo con grande presunzione “Non ci sono dubbi! Sarò senz’altro io! Ho più diamanti di tutti, e si sa che i diamanti hanno un valore inestimabile!”
“Certo é vero” Disse il quinto con molta sicurezza “Ecco perché sceglierà me! Io ho un solo diamante… ma è enorme! E si sa che non è la quantità che conta, ma la qualità!”
“Forse è vero” Aggiunse il secondo snobbando gli altri “Ma i diamanti hanno un po’ stancato, sono passati di moda. Sicuramente sceglierà me: giallo come il sole e rosso come l’amore! L’ideale per la propria amata!”
“Tu dici?” Intervenne subito il terzo “Ma cosa c’è meglio dell’oro nella sua purezza? Io non ho pietre preziose che mi abbelliscono, perché l’oro nella sua semplicità è la cosa essenziale, sono di filigrana è questo che mi rende speciale!”
“Solo oro bianco, solo oro giallo, solo diamanti… Ma che dite!” zittì tutti il quarto con tono scocciato “Ci va tutto! Io sono di due qualità d’oro, e con due tipi di pietre, proprio come due persone che si amano, sono due entità diverse, ma unite con eleganza… insomma, io sono l’anello giusto per loro!”
Passarono quattro giorni di discussioni animate tra anelli che volevano far sentire le proprie ragioni gli uni agli altri.
Tutti pensavano di essere il migliore, di essere l’anello giusto!
Arrivò il giorno e l’importante cliente venne a ritirare l’anello ordinato.
L’orafo aprì con mano tremolante la cassaforte, prese il prezioso cofanetto e lo dischiuse lentamente con molta emozione davanti agli occhi del ricco cliente che guardò un attimo gli anelli… aggrottò le sopracciglia… fece uno sguardo dubbioso e: “Tutto qui?”
Il vecchio artigiano rimase sbalordito, ma non perse la calma, voleva assolutamente che il cliente non se ne andasse a mani vuote.
Subito gli propose qualcosa dalla vetrina e, mentre l’orafo mostrava altri articoli al giovane, gli anelli nel cofanetto si guardavano attorno imbarazzati.
Che figuraccia, credevano di essere perfetti per le loro pregiate caratteristiche, uno azzardò:
“Povero orafo, è troppo vecchio, non è più bravo come una volta...”
“Già!” Aggiunse un altro “Ormai non ci vede neanche tanto bene, probabilmente abbiamo qualche imperfezione...”
Così gli anelli incominciarono ad incolpare il loro costruttore per l’insuccesso.
Intanto il vecchio artigiano mostrava ogni tipo di anello al giovane ricco, ma sempre con esito negativo, fino a che… ad un tratto il ragazzo rimase colpito da un anello, lo guardò da lontano, poi gli si avvicinò ed esclamò “Questo è quello che cercavo!!”
“Ma è una fede nuziale!” disse quasi con disprezzo l’orafo.
“Ma io devo sposare la mia amata! Quando ho detto che era per un giorno speciale, mi riferivo al mio matrimonio, è proprio questo che stavo cercando… semplice e umile, senza nessuna pietra, senza nessuna lavorazione…è la mia sposa la cosa più importante nel giorno del matrimonio, l’anelo è solo un simbolo!”
l’orafo non poté fare altro che accondiscendere a quanto aveva appena sentito e un po’ abbattuto incartò l’anello, il meno costoso che possedeva tra tutti i suoi lavori.
Il giovane andò via molto soddisfatto ringraziando il vecchio artigiano: “Sapevo che entrando qui avrei trovato ciò che mi serviva!”

La Bibbia paragona Gesù ad uno sposo e la chiesa, formata da tutti i credenti di tutto il mondo, è la Sua sposa.
Per diventare la sposa di Gesù non abbiamo bisogno di fare grandi cose, Lui ci ama, e ci ha donato una cosa che ci fa Suoi, la fede!



Ci basta solo quello per diventare la sposa di Gesù... la fede in Lui!!

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La cauzione

Un giorno, un giovane ragazzo, litigò furiosamente con il padre, tanto che decise di andare via di casa. Era così arrabbiato e orgoglioso che non volle più vedere né sentire il padre. Purtroppo il ragazzo era ribelle e questo gli causò tanti guai anche con le altre persone. Un giorno infatti fu arrestato. Doveva scontare una pena di tre mesi ma rimase in prigione solo due giorni, nei quali ebbe modo di riflettere sulla sua vita sregolata. Il secondo giorno di prigione fu scarcerato, qualcuno aveva pagato la cauzione per lui. “Chi può essere stato?”, pensò il ragazzo. “Nessuno mi vuol bene, mi sono comportato troppo male con tutti, chi può aver fatto questo gesto così bello nei miei confronti? Forse c’è stato un errore. Magari tra poco mi richiamano e mi diranno che dovevano scarcerare il mio compagno di cella...”
E mentre pensava a tutte queste cose uscì dalla prigione e proprio sulla soglia del cancello vide suo padre. “Papà….come mai sei qui?!”, chiese il ragazzo stupito e con tanta vergogna.
Pensava che il padre fosse lì per caso e non voleva far vedere che era appena uscito di prigione. “Sono qui per te.”, disse il padre allargando le braccia. “Io ho pagato la cauzione per te.” Il figlio non poteva credere alle sue orecchie. Il padre che lui aveva offeso con parole pesanti gli aveva pagato la cauzione e adesso chiedeva un abbraccio. Il ragazzo mise da parte l’orgoglio è abbracciò forte suo padre. Mentre il padre accompagnava il figlio verso la macchina per riportarlo a casa, il giovane fece una domanda: “Perché hai pagato per me? Io mi sono comportato malissimo nei tuoi confronti, come mai mi dimostri così tanto amore?”
Il padre rispose “Non posso impedirti di andare via di casa ma, appena ho saputo che ti avevano arrestato, mi sono preoccupato molto per te e sono corso a pagarti la cauzione. Tu sei mio figlio e farei qualunque cosa per te.”
“Papà, io non mi merito tutto questo amore, cosa posso fare per ricambiare?”
“Il mio amore non ha un prezzo, caro figlio. Ma se puoi… non cacciarti più ne guai.”




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Chi sono io?


“Chi sono io?” – chiese un giorno un giovane ad un anziano.
“Sei quello che pensi !”– rispose l’anziano.
“Te lo spiego con una piccola storia”.

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto, si videro sulla linea dell’orizzonte due persone che si abbracciavano.
“Sono un papà e una mamma” – pensò una bambina innocente.
“Sono due amanti!” – pensò un uomo dal cuore torbido.
“Sono due amici che s’incontrano dopo molti anni!” – pensò un uomo solo.
“Sono due mercanti che hanno concluso un buon affare!” – pensò un uomo avido di denaro.
“È un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra!” – pensò una donna dall’anima tenera.
“Sono due innamorati!” – pensò una ragazza che sognava l’Amore.
“Chissà perché si abbracciano!” – pensò un uomo dal cuore asciutto.
“Che bello vedere due persone che si abbracciano!” – pensò un uomo di Dio.

“Ogni pensiero rivela a te stesso quello che sei.
Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose su te di qualsiasi maestro”
– concluse l’anziano.
                                   

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L'appuntamento

 

Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00.

Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.

Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò c he era affetta da tempo dall'Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.

Ne fui sorpreso, e gli chiesi: "E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?".
L'uomo sorrise dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei".
Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d'oca e pensai: "Questo è il genere di amore che vorrei nella mia vita".
Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.





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Il re Leone, da pensieri del gufo

Era appena finita la stagione delle piogge.

Il Re Leone convocò per le nuove elezioni tutti gli animali della foresta equatoriale.

Muniti di regolare certificato elettorale, accorsero tutti alla convention.

Dal palco presidenziale il vecchio Leone, con un ruggito deciso e potente, ottenne un religioso silenzio in tutta la vasta assemblea.

Poi, secondo un rituale che si ripeteva ormai da decenni, prese la parola e disse:

«Cari amici, come ben sapete, con l'arrivo della democrazia ogni anno ci ritroviamo per eleggere il Re della foresta.

Anche quest'anno, come sempre, rinnoveremo li-be-ra-men-te l'elezione dell'unico Capo che può legittimamente governare tutta la foresta e l'intera savana:

cioè ... il sottoscritto, Sua Maestà il Leone! Lo eleggeremo, come sempre, a pieni voti. .. ».
Ma, a questo punto, nel silenzio assoluto dell'immensa assemblea, si sentì una vocina squillante che scendeva dall'alto, da uno dei rami di un baobab.

Una vocina che domandava a Re Leone: «Perché?».
Tutti gli animali della foresta si girarono istintivamente verso la piccola incosciente che aveva osato parlare,

per di più interrompendo il Re!

Era semplicemente una scimmietta, alunna della quarta classe elementare, ingenua, con pelo bruno e occhietti scintillanti.
Re Leone, spalancando bonariamente le zampe massicce in un gesto di paternalismo indulgente e comprensivo, regalando a tutti un sorriso,

forzato a quarantasei denti, rispose:

«Cara scimmietta, tu sei piccolina. Ai bambini si può perdonare tutto. Ma crescendo, tra non molto, capirai anche tu.

Ogni regno ha bisogno di un re. Ogni comunità ha bisogno di un Capo, di una guida, di un condottiero, di un duce!».

Convinto di aver risposto esaurientemente, stava per riprendere il filo del suo breve discorsetto pre-elettorale,

quando la vocina chiese nuovamente: «Perché?».
Stupito, contrariato, offeso, il Leone ruggì con vigore:

«Piccola impertinente! Chi ti ha concesso la parola?! Non sai che qui posso parlare soltanto io?».
«Perché?», domandò ancora, tutta impaurita e tremante, la piccola ingenua scimmietta.

«Già ... perché?», si domandarono in coro tutti gli altri animali: «Perché? Perché? ... ».

«Perché ... », ruggì spavaldamente sbavando di rabbia il Leone, «perché io sono il più forte!

Perché qui comando io! Perché tocca sempre a me dire l'ultima parola! E basta!».
Ma tutti i presenti continuarono a chiedere in coro: «Perché? Perché? Perché?».

In questo modo ebbe inizio la grande rivoluzione politica degli animali.

L'ex Re Leone, fremente di rabbia, scoprì di essere nudo, abbandonato da tutti, irreparabilmente solo.

E, sconfitto, se ne rientrò, più inferocito che mai, a incrudelire selvaggiamente nella savana.

 
Ogni serio «perché?» aiuta sempre a cambiare in meglio.

Soprattutto nella tua vita...



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L'AMICIZIA
di Gibran Kahlil, (Il Profeta).

E un giovane disse: «Parlaci dell'amicizia». Ed egli rispose dicendo:



«Il vostro amico è il vostro bisogno soddisfatto.

È il vostro campo che voi seminate con amore e mietete con riconoscenza.

È la vostra mensa e il vostro cantuccio del focolare.

A lui infatti vi presentate con la vostra fame e lo cercate per trovare la pace.



Quando il vostro amico vi dice quello che realmente pensa, anche voi non avete paura di dire quello che pensate: sia esso un "no" o un "sì".

E quando egli tace, il vostro cuore non smette di ascoltare il suo cuore; poiché nell'amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le attese nascono senza parole e sono condivisi con inesprimibile gioia.



Quando vi separate dal vostro amico, non rattristatevi; poiché ciò che più amate in lui può essere più chiaro in sua assenza, così come lo scalatore vede meglio la montagna guardandola dalla pianura.



E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito. Perché l'amore che cerca qualcos'altro oltre la rivelazione del proprio mistero non è amore ma una rete gettata in mare: e solo ciò che è inutile viene preso.



E il meglio di voi sia per il vostro amico. Se egli deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso. Perché, cos'è il vostro amico se lo cercate solo per ammazzare il tempo? Cercatelo invece sempre per vivere il tempo!

Spetta a lui, infatti, colmare il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.



E nella dolcezza dell'amicizia ci siano l'allegria e la condivisione della gioia.

Perché nella rugiada delle piccole cose il cuore trova il suo mattino

e ne è rinfrescato».
l’amicizia


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L'umorista davanti a Dio

(Pino Pellegrino, Racconti per il volo dell'anima)

Una volta un uomo, un tipo sempre allegro e sorridente, fece un sogno: gli sembrò d'esser morto e di trovarsi davanti al tribunale di Dio. Era quasi disperato perché aveva grosse marachelle sulla coscienza.
Sentiva che il Giudice quando sceglieva uno tra i beati gli diceva: "Avevo fame e mi hai dato da mangiare; avevo freddo e mi hai coperto... vieni a godere nel mio regno!".
L'uomo tremava tutto, perché non si ricordava d'aver fatto nessuna opera buona.
Ma quando venne il suo turno vide che il Signore lo guardava sorridendo. "Che cosa mai avrò fatto di bene?", si domandava tra sé.
Il Giudice esclamò: "Ero triste e tu con il tuo umorismo mi hai consolato; ero malinconico e tu con il tuo sorriso mi hai rasserenato: entra nella gioia del mio paradiso!".

-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~ * Leggi il ritaglio su Qumran!





La fede   


Bruno Ferrero, La vita è tutto ciò che abbiamo


I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L'erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.
Le settimane si succedevano sempre più infuocate.
Da mesi non cadeva una vera pioggia.

Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.

All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza.

Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari.

Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila.
Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.


 Fiore e farfalla  da Qumran,net, Ritagli
umra


Una volta, un uomo chiese a Dio: un fiore e una farfalla.
Ma Dio gli diede un cactus e una larva.
L'uomo era triste poiché non capiva cosa aveva sbagliato nella richiesta. Allora pensò: con tanta gente che aspetta.... e decise di non domandare niente.
Passato qualche tempo, l'uomo verificò la richiesta che era stata dimenticata.
Con sua sorpresa, dallo spinoso e brutto cactus, era nato il più bel fiore.
E la orribile larva si era trasformata in una bellissima farfalla.

Dio agisce sempre giustamente.
Il tuo cammino è migliore, anche se ai tuoi occhi appare tutto sbagliato.
Se hai chiesto a Dio una cosa e ne hai ricevuto un'altra, abbi fiducia. Abbi la certezza che egli dà sempre quello di cui hai bisogno, al momento giusto. Non sempre quello che desideri è quello che necessiti.
Siccome egli non sbaglia mai la consegna delle tue richieste, vai avanti senza mormorare o dubitare.
La spina di oggi sarà il fiore di domani!






E Dio creò la mamma - don Ferrero Bruno


Il buon Dio aveva deciso di creare... la mamma.
Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand'ecco comparire un angelo che gli fa: "Questa qui te ne fa perdere di tempo, eh?".
E Lui: "Sì, ma hai letto i requisiti dell'ordinazione?
Dev'essere completamente lavabile, ma non di plastica... avere 180 parti mobili tutte sostituibili... funzionare a caffè e avanzi del giorno prima... avere un bacio capace di guarire tutto, da una sbucciatura ad una delusione d'amore... e sei paia di mani".
L'angelo scosse la testa e ribatté incredulo: "Sei paia?!".
"Il difficile non sono le mani – disse il buon Dio –
ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere".
"Così tanti?". Dio annuì. "Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda "che state combinando lì dentro, bambini?", anche se lo sa già; un altro paio dietro la testa, per vedere quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere; un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio "capisco e ti voglio bene lo stesso".
"Signore – fece l'angelo sfiorandogli gentilmente un braccio – va' a dormire. Domani è un altro...". "Non posso – ripose il Signore – ho quasi finito ormai. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può lavorare 18 ore di seguito, preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tenere sotto la doccia un bambino di nove anni".
L'angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità: "E' troppo tenera", disse poi con un sospiro.
"Ma resistente – ribatté il Signore con foga – tu non hai idea di
quello che può sopportare una mamma!".
"Sa pensare?". "Non solo, ma sa anche fare un ottimo uso della ragione e venire a compromessi", ribatté il Creatore.
A quel punto l'angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia: "Qui c'è una perdita", dichiarò.
"Non è una perdita – lo corresse il Signore – è una lacrima".
"E a che serve?". "Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine, orgoglio".
"Ma sei un genio!", esclamò l'angelo.
Con sottile malinconia Dio aggiunse: "A dire il vero, non sono stato io a mettercela quella cosa lì..."

(don Bruno Ferrero)
Fonte :“40 Storie nel deserto”

6 commenti:

  1. Fiore e farfalla

    Una volta, un uomo chiese a Dio: un fiore e una farfalla.
    Ma Dio gli diede un cactus e una larva.
    L'uomo era triste poiché non capiva cosa aveva sbagliato nella richiesta. Allora pensò: con tanta gente che aspetta.... e decise di non domandare niente.
    Passato qualche tempo, l'uomo verificò la richiesta che era stata dimenticata.
    Con sua sorpresa, dallo spinoso e brutto cactus, era nato il più bel fiore.
    E la orribile larva si era trasformata in una bellissima farfalla.

    Dio agisce sempre giustamente.
    Il tuo cammino è migliore, anche se ai tuoi occhi appare tutto sbagliato.
    Se hai chiesto a Dio una cosa e ne hai ricevuto un'altra, abbi fiducia. Abbi la certezza che egli dà sempre quello di cui hai bisogno, al momento giusto. Non sempre quello che desideri è quello che necessiti.
    Siccome egli non sbaglia mai la consegna delle tue richieste, vai avanti senza mormorare o dubitare.
    La spina di oggi sarà il fiore di domani!


    Da Qumran2.net/ritagli

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  2. L’amore

    Un giorno un uomo si recò da un vecchio saggio per chiedergli consiglio.
    Disse che non amava più la sua sposa e che pensava di separarsi da lei.
    Il saggio lo ascoltò, lo guardò negli occhi, e disse solamente una parola:
    "Amala" e tacque.

    "Ma io non provo più nulla per lei".
    "Amala", ripeté il saggio.

    Di fronte allo sconcerto del visitatore, dopo un opportuno silenzio, il vecchio saggio aggiunse:
    "Amare è una decisione, non solo un sentimento,
    amare è dedicarsi ed offrirsi,
    amare è un verbo e il frutto di questa azione è l'amore.

    L'amore è simile al lavoro di un giardiniere:
    egli strappa ciò che fa male, prepara il terreno, coltiva, innaffia e cura con pazienza.
    Affronta periodi di siccità, grandine, temporale, alluvione,
    ma non abbandona mai il suo giardino.

    Ama la tua compagna, accettala, valorizzala, rispettala, dalle affetto e tenerezza, ammirala e comprendila.
    Questo è tutto; amala".


    Da Qumran2.net/ritagli

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  3. Vieni santo Spirito di Don Bruno Ferrero

    VIENI, SPIRITO SANTO MANDA A NOI DAL CIELO UN RAGGIO DELLA TUA LUCE.
    VIENI, PADRE DEI POVERI, VIENI, DATORE DEI DONI, VIENI, LUCE DEI CUORI.

    I due specchi

    Un giorno Satana scoprì un modo per divertirsi. Inventò uno specchio diabolico che aveva una magica proprietà: faceva vedere meschino e raggrinzito tutto ciò che era bello e buono.
    Satana se ne andava in giro dappertutto con il suo terribile specchio. E tutti quelli che ci guardavano dentro rabbrividivano: ogni cosa appariva deformata e mostruosa.
    Il maligno si divertiva moltissimo con il suo specchio: più le cose erano ripugnanti più gli piacevano. Un giorno, lo spettacolo che lo specchio gli offriva era così piacevole ai suoi occhi che scoppiò a ridere in modo scomposto: lo specchio gli sfuggì dalle mani e si frantumò in milioni di pezzi.
    Un uragano potente e maligno fece volare i frammenti dello specchio in tutto il mondo. Alcuni frammenti erano più piccoli di granelli di sabbia ed entrarono negli occhi di molte persone. Queste persone cominciarono a vedere tutto alla rovescia: si accorgevano solo di ciò che era cattivo e vedevano cattiveria dappertutto.
    Altre schegge diventarono lenti per occhiali. La gente che si metteva questi occhiali non riusciva più a vedere ciò che era giusto ed a giudicare rettamente.
    Non hai, per caso, già incontrato degli uomini così?
    Qualche pezzo di specchio era così grosso, che venne usato come vetro da finestra. I poveretti che guardavano attraverso quelle finestre vedevano solo vicini antipatici, che passavano il tempo a combinare cattiverie.
    Quando Dio si accorse di quello che era successo si rattristò. Decise di aiutarli.
    Disse: "Manderò nel mondo mio Figlio. E’ Lui la mia immagine, il mio specchio.
    Rispecchia la mia bontà, la mia giustizia, il mio amore. Riflette l’uomo come io l’ho pensato e voluto.".
    Gesù venne come uno specchio per gli uomini. Chi si specchiava in Lui riscopriva la bontà e la bellezza e imparava a distinguerle dall’egoismo e dalla menzogna, dall’ingiustizia e dal disprezzo.
    I malati ritrovavano il coraggio di vivere, i disperati riscoprivano la speranza. Consolava gli afflitti e aiutava gli uomini a vincere la paura della morte.
    Molti uomini amavano lo specchio di Dio e seguirono Gesù. Si sentivano infiammati da Lui.
    Altri invece ribollivano di rabbia: decisero di rompere lo specchio di Dio. Gesù fu ucciso. Ma ben presto si levò un nuovo possente uragano: lo Spirito Santo.
    Sollevò i milioni di frammenti dello specchio e li soffiò in tutto il mondo.
    Chi riceve anche una piccolissima scintilla di questo specchio nei suoi occhi comincia a vedere il mondo e le persone come li vedeva Gesù: si riflettono negli occhi prima tutto le cose belle e buone, la giustizia e la generosità, la gioia e la speranza; le cattiverie e le ingiustizie invece appaiono modificabili e vincibili.


    http://ipensierinidinino.wordpress.com/

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  4. Pensieri del Gufo, da LA RIVINCITA DEI CATECHISTI

    Il piccolo Lorenzo, tre anni, davanti ad un magnifico panorama di montagna,

    chiese all'improvviso:

    «Chi ha fatto la montagna?».

    La mamma, sorpresa: « Non so, Dio? .. oppure si è fatta da sola?».

    Il bambino rifletté un momento, poi con la serietà dei piccoli concluse:

    «lo lo so: il diavolo ha fatto la montagna e Dio ha fatto i sentieri per arrampicarsi in cima alla montagna!».



    Ogni giorno avrai montagne di roccia scoscesa da scalare, dirupi e abissi da superare.

    E ogni giorno Dio traccerà il sentiero per superarli.

    Credici e lo troverai...

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  5. Dialogo tra un convertito di recente a Cristo e un suo amico non credente

    «Così ti sei convertito a Cristo?». «Sì».

    «Allora devi sapere un sacco di cose su di lui.

    Dimmi, in che Paese è nato? ». «Non lo so».

    «Quanti anni aveva quand'è morto?». «Non lo so».

    «Quanti libri ha scritto ?». «Non lo so».

    «Sai decisamente ben poco per essere un uomo che afferma di essersi convertito a Cristo!».

    «Hai ragione. Mi vergogno di quanto poco so di lui.
    Ma quello che so è questo: tre anni fa ero un ubriacone.
    Ero pieno di debiti. La mia famiglia cadeva a pezzi.
    Mia moglie e i miei figli temevano il mio ritorno a casa ogni sera.
    Ma ora ho smesso di bere; non abbiamo più debiti;
    la nostra è ora una casa felice;
    i miei figli attendono con ansia il mio ritorno a casa la sera.
    Tutto questo ha fatto Cristo per me.
    E questo è quello che so di Cristo!».

    Ciò che conta di più è proprio come Gesù cambia la nostra vita.
    Rispetto a quello sponsorizzato dall'opinione corrente, è un altro modo di vivere e un altro modo di morire.
    È questo il mistero della "conversione"...

    Da La rivincita dei catechisti, Pensieri notturni del Gufo

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  6. La porta del cielo

    Un antico racconto degli ebrei della diaspora così dice: "Cercavo una terra, assai bella, dove non mancano il pane e il lavoro: la terra del cielo. Cercavo una terra, una terra assai bella, dove non sono dolore e miseria, la terra del cielo.
    Cercando questa terra, questa terra assai bella, sono andato a bussare, pregando e piangendo alla porta del cielo...
    Una voce mi ha detto, da dietro la porta: "Vattene, vattene perché io mi sono nascosto nella povera gente.
    Cercando questa terra, questa terra assai bella, con la povera gente, abbiamo trovato la porta del cielo".

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