giovedì 23 gennaio 2014

Frutto della giustizia sarà la pace (Isaia32,17)


PACE, GIUSTIZIA E SALVAGUARDIA DEL CREATO 
di don Tonino Bello
Discorso all’Arena di Verona del 30 aprile 1989 - 1ª parte


La prima cosa che desidero dirvi è questa: l’evoluzione del concetto di pace ha subito lo stesso arricchimento che, nella rivelazione cristiana, ha avuto il concetto di Dio.
Nell’economia del Vecchio Testamento, il monoteismo assoluto di Jahweh era il cardine portante di tutta la storia della salvezza. Poi, “quando venne la pienezza dei tempi”, Gesù ci ha rivelato che Dio è pluralità di persone: Padre, Figlio e Spirito. Esse vivono così profondamente la convivialità delle differenze, esistono cioè così unicamente l’una per l’altra, che formano un solo Dio.
Si è passati, così, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario di Dio.

Per la pace è avvenuta la stessa cosa. Siamo giunti alla pienezza dei tempi, ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del creato. Siamo passati, per così dire, dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace. Dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della pace...

Tutto questo crea scandalo.
Finché per secoli e secoli nelle nostre chiese abbiamo parlato di pace, nessuno ha contestato. Quando, sulla scorta della Parola di Dio, si è scoperta la stretta parentela della pace con la giustizia, si sono scatenate le censure dei potenti. Sicché, la giustizia, collocata da Dio stesso accanto alla pace quale sua partner naturale, continua a destare, purtroppo, più sospetto di quanto non susciti scandalo quando viene collocata, sia pure come aggettivo, accanto alla guerra. Tant’è che si parla ancora di “guerra giusta”.

“... nella pienezza dei tempi”. Carissimi amici, anche per quanto riguarda la pace è giunta la pienezza dei tempi.
Oggi abbiamo il privilegio di capire che l’annuncio della Pace si completa, oltre che con la lotta per la giustizia, anche con l’impegno per la salvaguardia del creato. Quello della tutela dell’ambiente non è l’ultimo ritrovato della nostra furbizia brontolona o delle nostre strategie del consenso
.
Non è ammiccamento alle mode correnti. Ma è un compito primordiale che ci sovrasta come partner dello Spirito Santo, affinché la terra passi dal “Kàos”, cioè dallo sbadiglio di noia e di morte, al “Kòsmos”, cioè alla situazione di trasparenza e di grazia. E si realizzerà la splendida intuizione dì Isaia che, addirittura invertendone l’ordine, aveva collegato insieme salvaguardia del creato, giustizia e pace: 
“In noi sarà infuso uno Spirito dall’alto.
Allora il deserto diventerà un giardino...
e la giustizia regnerà nel giardino...
e frutto della giustizia sarà la pace” (Is 32,15-17).

C’è da chiedersi: è mai possibile che questa visione trinitaria della pace, così saldamente
fondata sui plinti della Sacra Scrittura, abbia tanto stentato a diffondersi perfino nelle nostre Chiese?
La risposta è semplice: se solo ora dal monoteismo assoluto della pace siamo passati al monoteismo trinitario, è perché siamo giunti davvero alla pienezza dei tempi. Il che non significa che ormai il discorso sia acquisito. Tutt’altro. Come per il discorso trinitario su Dio, nei primi dieci secoli
del cristianesimo, si sono sostenute tante lotte, sono scoppiate tante dispute, e sono celebrati tanti Concili; così sarà per il discorso trinitario sulla pace.

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