PACE, GIUSTIZIA E SALVAGUARDIA DEL CREATO
di don
Tonino Bello
Discorso all’Arena di
Verona del 30 aprile 1989 - 1ª parte
La prima cosa che desidero dirvi è questa: l’evoluzione del
concetto di pace ha subito lo stesso arricchimento che, nella rivelazione
cristiana, ha avuto il concetto di Dio.
Nell’economia del Vecchio Testamento, il monoteismo assoluto
di Jahweh era il cardine portante di tutta la storia della salvezza. Poi,
“quando venne la pienezza dei tempi”, Gesù ci ha rivelato che Dio è pluralità
di persone: Padre, Figlio e Spirito. Esse vivono così profondamente la
convivialità delle differenze, esistono cioè così unicamente l’una per l’altra,
che formano un solo Dio.
Si è passati, così, dal monoteismo assoluto al monoteismo
trinitario di Dio.
Per la pace è avvenuta la stessa cosa. Siamo giunti alla
pienezza dei tempi, ed è balenata alle nostre coscienze la convinzione che la
pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e con la salvaguardia del
creato. Siamo passati, per così dire, dal monoteismo assoluto al monoteismo
trinitario della pace. Dal monoteismo assoluto al monoteismo trinitario della
pace...
Tutto questo crea scandalo.
Finché per secoli e secoli nelle nostre chiese abbiamo
parlato di pace, nessuno ha contestato. Quando, sulla scorta della Parola di
Dio, si è scoperta la stretta parentela della pace con la giustizia, si sono
scatenate le censure dei potenti. Sicché, la giustizia, collocata da Dio stesso
accanto alla pace quale sua partner naturale, continua a destare, purtroppo,
più sospetto di quanto non susciti scandalo quando viene collocata, sia pure
come aggettivo, accanto alla guerra. Tant’è che si parla ancora di “guerra
giusta”.
“... nella pienezza dei tempi”. Carissimi amici, anche per
quanto riguarda la pace è giunta la pienezza dei tempi.
Oggi abbiamo il privilegio di capire che l’annuncio della
Pace si completa, oltre che con la lotta per la giustizia, anche con l’impegno
per la salvaguardia del creato. Quello della tutela dell’ambiente non è
l’ultimo ritrovato della nostra furbizia brontolona o delle nostre strategie
del consenso
.
Non è ammiccamento alle mode correnti. Ma è un compito
primordiale che ci sovrasta come partner dello Spirito Santo, affinché la terra
passi dal “Kàos”, cioè dallo sbadiglio di noia e di morte, al “Kòsmos”, cioè
alla situazione di trasparenza e di grazia. E si realizzerà la splendida
intuizione dì Isaia che, addirittura invertendone l’ordine, aveva collegato
insieme salvaguardia del creato, giustizia e pace:
“In noi sarà infuso uno Spirito dall’alto.
Allora il deserto diventerà un giardino...
e la giustizia regnerà nel giardino...
e frutto della giustizia sarà la pace” (Is 32,15-17).
C’è da chiedersi: è mai possibile che questa visione
trinitaria della pace, così saldamente
fondata sui plinti della Sacra Scrittura, abbia tanto
stentato a diffondersi perfino nelle nostre Chiese?
La risposta è semplice: se solo ora dal monoteismo assoluto
della pace siamo passati al monoteismo trinitario, è perché siamo giunti
davvero alla pienezza dei tempi. Il che non significa che ormai il discorso sia
acquisito. Tutt’altro. Come per il discorso trinitario su Dio, nei primi dieci
secoli
del cristianesimo, si sono sostenute tante lotte, sono
scoppiate tante dispute, e sono celebrati tanti Concili; così sarà per il
discorso trinitario sulla pace.
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