venerdì 9 novembre 2012

ANNO DELLA FEDE: TESTIMONIARE LA GIOIA




La pace e l'armonia di un incontro
Un incontro di gioia infinita



Il mondo cerca la gioia.” Al solo sentirla nominare, scrive sant’Agostino, tutti si drizzano e ti guardano, per così dire, nelle mani, per vedere se mai tu sia in grado di dare qualcosa al loro bisogno.

Tutti vogliamo essere felici. E’ la cosa che accomuna tutti, buoni e cattivi. Chi è buono, è buono per essere felice; chi è cattivo non sarebbe cattivo, se non  sperasse di potere, con ciò, essere felice. Se tutti amiamo la gioia è perché, in qualche modo misterioso, l’abbiamo conosciuta; se infatti non l’avessimo conosciuta, se non fossimo fatti per essa, non l’ameremmo.

Questa nostalgia della gioia è il lato del cuore umano naturalmente aperto a ricevere il lieto messaggio.”
Dobbiamo, perciò, testimoniare la gioia. Quando il mondo bussa alle porte della Chiesa, perfino quando lo fa con violenza e con  ira, è perché cerca la gioia.

I giovani soprattutto cercano la gioia. Il mondo intorno a loro è triste. La tristezza, per così dire, ci prende alla gola. Proprio nei momenti, nei quali si aspetta che “sia moltiplicata la gioia”, come è il Natale, ci si ritrova, spesso, più delusi e vuoti che mai, perché si cerca la gioia là dove non c’è.
Non è retorica: la tristezza passeggia per le nostre strade, la si può quasi vedere scopertamente in volto. Si aggira dentro le case. Sta contagiando perfino i nostri bambini, i quali chiedono gioia e amore e si vedono dare, in cambio, cose da consumare e giocattoli sempre più mostruosi da distruggere.

Basta stare, per un po’ di tempo, tra i bambini dell’asilo di un villaggio africano, come è capitato a me recentemente, per accorgersi della differenza. Lì basta veramente un nonnulla per vedere brillare gli occhi di gioia e ricordarsi di un mondo di innocente stupore che  va scomparendo.
Questa della gioia è la sfida che viene alla Chiesa dal di fuori. Leggiamo in Is 66,5: “ Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano, che vi respingono a causa del mio nome. Mostri il Signore la sua gloria e voi fate vedere la vostra gioia”.

La stessa sfida è rivolta, silenziosamente, al popolo di Dio, anche oggi. Una chiesa malinconica e timorosa non sarebbe,perciò all’altezza del suo compito; non potrebbe rispondere alle attese dell’umanità e soprattutto dei giovani.

La gioia è l’unico segno che anche i non credenti sono in grado di recepire che può metterli in crisi. Non tanto i ragionamenti e i rimproveri.
La testimonianza più bella che una sposa possa dare al suo sposo è un volto che mostra la gioia, perché esso dice, da solo che egli è stato capace di riempirle la vita, di renderla felice…

San Paolo, rivolgendo ai cristiani di Filippi quell’invito alla gioia che dà il tono a tutta la terza settimana d’avvento: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia
nota a tutti gli uomini”…

…I cristiani testimoniano, perciò, la gioia quando mettono in pratica queste disposizioni; quando, evitando ogni acredine e inutile risentimento nel dialogo con il mondo e tra di loro, sanno irradiare fiducia, imitando in tal modo Dio, che fa piovere la sua acqua anche sugli ingiusti.
Chi è felice, in genere, non è amaro, non sente il bisogno di puntualizzare tutto e sempre; sa relativizzare le cose, perché conosce qualcosa che è troppo più grande, ama perché si sente amato…

Anche dentro la Chiesa, non solo verso quelli di fuori, c’è bisogno vitale della testimonianza della gioia. San Paolo diceva di sé e degli altri apostoli: “ Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede,ma siamo i collaboratori della vostra gioia” (2Cor 1,24)…” perché la gioia Signore è la vostra forza” (Ne 8,10).

Che splendida definizione del compito dei pastori nella Chiesa! Collaboratori della gioia: coloro che infondono sicurezza alle pecorelle del gregge di Cristo, i valorosi capitani che, con il solo loro sguardo tranquillo, rincuorano i soldati impegnati nella lotta.


Romolo Taddei  in  Cammini di relazione





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