martedì 17 febbraio 2015

Mercoledì delle Ceneri





18 febbraio 2015
   
Il cammino quaresimale, che comincia con l’imposizione delle ceneri, è segnato dalla riscoperta di Cristo per realizzare il giusto rapporto con Dio.
La Liturgia di quest’oggi è segnata dal rito dell’imposizione delle ceneri, che dà il nome al giorno stesso. È opportuno che venga brevemente richiamato quello che esse rappresentano. Le ceneri sono il simbolo eloquente del fallimento, di ciò che è stato bruciato, consumato, distrutto. Le ceneri parlano del nostro peccato, della nostra fragilità, di ciò che ha intaccato e deturpato la nostra vita.

All’inizio della Quaresima forse la prima cosa che ci viene in mente è quella di vedere cosa possiamo fare di diverso, di nuovo, per vivere bene questo tempo. Il rischio è di trasformare il tempo “sacro” della Quaresima in tempo “nostro”, del nostro impegno, della nostra generosità, dei nostri propositi, mentre è innanzitutto il “tempo di Dio”, il tempo del suo primato nella nostra vita; il tempo nel quale siamo invitati a cogliere i segni di Dio e il significato provvidenziale del tempo che si sta svolgendo.

Le opere buone (elemosina, preghiera, digiuno) sono solo uno strumento per ritrovare una relazione autentica con il Padre. Ciò che conta, a questo punto, non è la pratica, l’adempimento, l’esecuzione, ma quanto lo anima, cioè l’intenzione, la ricerca sincera del volto di Dio. In caso contrario, tutto risulta inutile. Il percorso che viene disegnato ha una sua antica saggezza: coinvolge il corpo per raggiungere il cuore. Non è un percorso cerebrale, fatto di idee, di concetti da apprendere, ma una via che coinvolge l’uomo, tutto l’uomo: intelletto e corpo, cuore e volontà, sensi e sentimenti, pratica ed intenzione.

Comincia una nuova Quaresima e s’impone, innanzitutto, il bisogno di dare un senso a questo tempo dell’Anno liturgico. Tempo forte, tempo troppe volte accomunato alla tristezza della rinuncia, della penitenza e del sacrificio, esso rischia di generare fin dalle prime battute più una sensazione di rigetto che di adesione convinta ed entusiasta. E, allora, bisogna dirlo subito, la Quaresima può essere vissuta in modo ben diverso da quello solitamente evocato: come un dono, come una grazia, come un’occasione per ritrovare il senso, l’armonia, la bellezza della propria esistenza, come una “primavera”.

Ritagli di riflessione: da Qumran.net

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