Rimanere attaccati al passato, gloriarsi delle cose passate, non è da cristiani, non è seguire Gesù.
Il cristiano non è un "osservante", uno che segue la legge per dovere, ma un seguace che ama.
Se mi glorio della legge contemporaneamente mi dissocio dal Gesù che dico si seguire, di amare.
Come cristiani devo avere
"gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l'essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e una morte di croce" (Ef 1,5-8).
Parafrasando l'apostolo Paolo non raggiungeremo in questa terra la meta, non arriveremo alla perfezione, ma ci sforziamo di raggiungerla se attratti e conquistati da Gesù: dimenticando ciò che ci sta alle spalle, guardando avanti, correndo con costanza verso la meta, verso il premio che ci aspetta, l'incontro con il Padre in Gesù.
Spesso stiamo più attenti a quello che siamo o a quello che sono gli altri: l'essere di oggi arriva dal passato, dimentichiamolo, non giova a nessuno. Il nostro presente deve proiettarsi verso il futuro: giorno dopo giorno seguiamo il Maestro che ci è fratello e amico.
"Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo.Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della conoscenza di Cristo.
Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti" (Ef 3,7-11?
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