mercoledì 9 giugno 2010

Leggi, fede, coscienza nella vita cristgiana

Tutti noi non abbiamo nessun problema ad ammettere e credere ciò che è fede rivelata, che la Chiesa, magistero, ci ha consegnato fedele nei secoli. E questa fede che il catechista deve comunicare, che ogni cristiano deve confessare.

Per quanto riguarda la pratica è un’altra cosa, che non vuol dire che ognuno può fare quello che vuole. Chi ha studiato teologia, in modo particolare teologia pastorale, ed ha cura delle anime , chi ha seguito l’evolversi del pensiero pastorale dopo il concilio vaticano secondo, chi si è sforzato di ascoltare le nuove situazioni sociali e le nuove aspirazioni umane ha cercato anche di approfondire il concetto di coscienza umana, libertà dell’uomo e sua autodeterminazione, della legge nata a causa del peccato e della legge dello spirito, ha anche capito che è necessario adoperare un linguaggio nuovo: l’uomo di oggi rifugge dagli obblighi ma ama la verità, non vuole essere giudicato e condannato a priori, ha bisogno di proposte concrete, cerca testimonianze.

L’apostolo Paolo, lettera ai Corinzi e lettera ai Romani , ci parla dello spirito della legge e dell’uomo spirituale che è fedele alla promessa di Dio e dà gloria a Dio perché “ pienamente convinto che quanto Egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento”.

In questo contesto propongo, come premessa alle nostre considerazioni e alle nostre scelte, il valore dato da Dio all’uomo in queste parole di una catechesi di Giovanni Paolo secondo, 7 maggio 1986.

Catechesi sulla creazione : “L’uomo, immagine di Dio, soggetto di conoscenza e di libertà”

L'uomo è il soggetto idoneo per l'alleanza, perché è stato creato «a immagine» di Dio, capace di conoscenza e di libertà. Il pensiero cristiano ha scorto nella «somiglianza» dell'uomo con Dio il fondamento per la chiamata dell'uomo a partecipare alla vita interiore di Dio: la sua apertura al soprannaturale.

5. La capacità della conoscenza intellettuale distingue radicalmente l'uomo dall'intero mondo degli animali, dove la capacità conoscitiva si limita ai sensi. La conoscenza intellettuale rende l'uomo capace di discernere, di distinguere tra la verità e la non verità aprendo davanti a lui i campi della scienza, del pensare critico, della ricerca metodica della verità circa la realtà. L'uomo ha dentro di sé una relazione essenziale con la verità, che determina il suo carattere di essere trascendentale…

6. Congiuntamente alla conoscenza intellettuale e alla sua relazione alla verità si pone la libertà della volontà umana, che è legata da intrinseca relazione al bene. Gli atti umani portano in sé il segno dell'autodeterminazione (del volere) e della scelta. Di qui nasce l'intera sfera della morale: l'uomo, infatti, è capace di scegliere tra il bene e il male, sostenuto in ciò dalla voce della coscienza, che spinge al bene e trattiene dal male.

Come la conoscenza della verità, così anche la capacità di scelta - cioè la libera volontà - compenetra l'intera sfera della relazione dell'uomo col mondo, e specialmente con gli altri uomini e si spinge anche oltre.

7. Infatti l'uomo, grazie alla natura spirituale e alla capacità di conoscenza intellettuale e di libertà di scelta e di azione, si trova, fin da principio, in una particolare relazione con Dio. La descrizione della creazione (cf. Gen 1-3) ci permette di constatare che l'«immagine di Dio» si manifesti soprattutto nella relazione dell'«io» umano con il «Tu» divino. L'uomo conosce Dio, e il suo cuore e la sua volontà sono capaci di unirsi con Dio («homo est capax Dei»). L'uomo può dire «sì» a Dio, ma anche dirgli «no». La capacità di accogliere Dio e la sua santa volontà, ma anche la capacità di opporsi ad essa.

9. Il Concilio Vaticano II esprime la stessa verità sull'uomo con un linguaggio che è insieme perenne e contemporaneo. «L'uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà. La dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere...». «Nella sua interiorità, egli trascende l'universo: in quelle profondità egli torna, quando si rivolge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori, là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino». «La vera libertà... è nell'uomo segno altissimo dell'immagine divina» (GS 17.14.17). La vera libertà è la libertà nella verità, iscritta, da principio, nella realtà dell'«immagine divina»”.

Scelte consapevoli e libere che demandano alla coscienza di ognuno.

La coscienza è la capacità di osservare e giudicare se stessi, di rendere testimonianza a se stessi e di se stessi. “ La mia coscienza rende testimonianza con me nello Spirito Santo” Rom 9,1

La coscienza è innata, creata da Dio come parte dell’uomo. E’ una consapevolezza o percezione interiore del bene del male che scusa o accusa l’individuo.
La coscienza dunque giudica. Può essere educata dai pensieri e dalle azioni, dallo studio e dall’esperienza. La coscienza avverte quando è in contrasto con le norme, a meno che non sia resa insensibile dalla continua inosservanza dei suoi avvertimenti, o da una educazione acquisita e sbagliata, forma esplicita di ignoranza vera e propria, insuperabile per un certo senso.

Secondo quanto detto mi pare giusto sottolineare la parte dell’uomo nella pedagogia divina e nella storia della salvezza: Gesù ci parla di beatitudini, di Dio Padre, di misericordia, di amore.

E’ giusto che la Chiesa tutta sia testimone di tutto ciò, che il Magistero dia direttive per facilitare le coscienze nelle scelte, ma le scelte appartengono all’uomo del quale solo Dio è il Giudice, che legge nel più profondo dei cuori.

Soltanto “ Non date motivo si scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io m i sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l’utile mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza” 1 Cor.10,32



1 commento:

  1. Vorrei aggiungere una nota a quanto pubblicato: penso sia stato chiaro il concetto, ma tengo a precisare che si è voluto parlare di una coscienza pura, non soggetta a scelte particolari dell'uomo, scelte di comodo, per capirci. Comunque non è prassi comune nella Chiesa, ma ha un valore pastorale che il confessore o il direttore spirituale valuterà di volta in volta.Quando sussiste il dubbio è d'obbligo astenersi e seguire le direttive del Magistero.
    Teniamo presente il pericolo che corriamo quando ognuno vuol dire la sua senza avere una conoscenza vera delle cose di Dio. E' il pericolo del relativismo che oggi insidia l'uomo moderno legato a tante cose terrene che gli impediscono di vedere le cose belle e sante della religione, relativismo dal quale spesso il Papa ci mette on guardia.

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