La sofferenza umana ed io
Noi e la sofferenza
dell’altro: Quaresima
2015: quarta settimana con Papa Francesco
Siamo
saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana
Quarta
settimana di quaresima
Siamo chiamati in questa quarta domenica di quaresima a meditare su noi stessi, confrontarci con il mondo che ci circonda: come cristiani fedeli quanto ci condiziona nella nostra fede tutto ciò che sentiamo, vediamo attorno a noi, in modo particolare la sofferenza del nostro prossimo. Ma ascoltiamo le parole di Papa Francesco:
“Rinfrancate
i vostri cuori !”
Anche come singoli abbiamo la tentazione
dell’indifferenza. Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci
narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra
incapacità ad intervenire. Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa
spirale di spavento e di impotenza?
In primo luogo, possiamo pregare nella comunione della Chiesa terrena e
celeste. Non trascuriamo la forza della preghiera di tanti! L’iniziativa 24
ore per il Signore, che auspico si celebri in tutta la Chiesa, anche a
livello diocesano, nei giorni 13 e 14 marzo, vuole dare espressione a questa
necessità della preghiera.
In secondo luogo, possiamo aiutare con gesti di carità, raggiungendo sia i
vicini che i lontani, grazie ai tanti organismi di carità della Chiesa. La
Quaresima è un tempo propizio per mostrare questo interesse all’altro con un
segno, anche piccolo, ma concreto, della nostra partecipazione alla comune
umanità
E in terzo luogo, la sofferenza dell’altro costituisce un richiamo alla
conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia
vita, la mia dipendenza da Dio e dai fratelli. Se umilmente chiediamo la grazia
di Dio e accettiamo i limiti delle nostre possibilità, allora confideremo nelle
infinite possibilità che ha in serbo l’amore di Dio. E potremo resistere alla
tentazione diabolica che ci fa credere di poter salvarci e salvare il mondo da
soli.
Per superare l’indifferenza e le nostre pretese di onnipotenza, vorrei chiedere
a tutti di vivere questo tempo di Quaresima come un percorso di formazione del
cuore, come ebbe a dire Benedetto XVI (Lett. enc. Deus caritas est,
31). Avere un cuore misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi
vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al
tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e
portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In
fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per
l’altro.
Per questo, cari fratelli e sorelle, desidero pregare con voi Cristo in questa
Quaresima: “Fac cor nostrum secundum cor tuum”: “Rendi il nostro
cuore simile al tuo” (Supplica dalle Litanie al Sacro Cuore di Gesù).
Allora avremo un cuore forte e misericordioso, vigile e generoso, che non si
lascia chiudere in se stesso e non cade nella vertigine della globalizzazione
dell’indifferenza.
Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni
comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo
di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca”.
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RispondiElimina00:32 (9 ore fa)
Ovunque ci giriamo oggi, c'è sofferenza di qualunque genere, e dire genere è brutto perché non rappresenta appieno la sofferenza, perché essa può colpire nell'intimo, nella carne e nel fisico per la fame .
Nell'intimo è più difficile da scoprire perché nascosta nel soggetto e può essere causata da varie ragioni; poi c'è quella della carne dove l'essere è malato nel corpo e poi c'è quella sofferenza per mancanza di cibo oppure la sofferenza dei soprusi dove si nega la libertà del soggetto in vari modi o per politica o per religioni.
In ogni caso si è soli e noi come dice il Papa dobbiamo meditare sul nostro compartecipare a tali sofferenze. Il più delle volte si è impotenti perché non si possiedono i mezzi giusti per aiutarli oppure sono insufficienti allo scopo, però io penso che ogni goccia fa il mare e anche tante preghiere fanno una catena che arriverebbe al cielo.
Poi bisogna iniziare dal vicino perché come onda vada propagandosi fino alle regioni e poi a paesi stranieri senza distinzioni di cultura. Mia nonna diceva fai bene e ricevi bene fai male e ricevi male e poi è tanto bello veder sereni le persone. Abituarsi al dolore degli altri non è bello, quando gli altri soffrono io soffro con il cuore per davvero e quando non riesco a far nulla prego, come ci dice il Papa li affido alla Madonna.
Cordiali saluti,
Vincenza |