venerdì 10 maggio 2013

Pentecoste, festa difficile Di Don Tonino Bello







Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

Venne all’improvviso dal cielo un fragore,
quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.

Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo

e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. ( Atti 2,1-4)



Pentecoste, festa difficile  Di Don Tonino Bello



…… la Pentecoste è una festa difficile. Ma non perche lo Spirito Santo anche per molti battezzati e cresimati è un illustre sconosciuto.

È difficile, perché provoca l'uomo a liberarsi dai suoi complessi. Tre soprattutto, che a me sembra di poter individuare così:


Il complesso dell'ostrica.

 Siamo troppo attaccati allo scoglio. Alle nostre sicurezze. Alle lusinghe gratificanti del passato. Ci piace la tana. Ci attira l'intimità del nido. Ci terrorizza l'idea di rompere gli ormeggi, di spiegare le vele, di avventurarci sul mare aperto. Se non la palude, ci piace lo stagno.

Di qui, la predilezione per la ripetitività, l'atrofia per l'avventura. il calo della fantasia.

Lo Spirito Santo, invece, ci chiama alla novità, ci invita al cambio, ci stimola a ricrearci.


C'è poi il complesso dell'una tantum.

È difficile per noi rimanere sulla corda, camminare sui cornicioni, sottoporci alla conversione permanente. Amiamo pagare una volta per tutte. Preferiamo correre soltanto per un tratto di strada. Ma poi, appena trovata una piazzola libera, ci stabilizziamo nel ristagno delle nostre abitudini, dei nostri comodi. E diventiamo borghesi.

Il cammino come costume ci terrorizza. Il sottoporci alla costanza di una revisione critica ci sgomenta. Affrontare il rischio di una itineranza faticosa e imprevedibile ci rattrista.

 

Lo Spirito Santo, invece, ci chiama a lasciare il sedentarismo comodo dei nostri parcheggi, per metterci sulla strada subendone i pericoli. Ci obbliga a pagare, senza comodità forfettarie, il prezzo delle piccole numerosissime rate di un impegno duro, scomodo, ma rinnovatore.



E c'è, infine, il complesso della serialità.

Benché si dica il contrario, noi oggi amiamo le cose costruite in serie. Gli uomini fatti in serie. I gesti promossi in serie. Viviamo la tragedia dello standard, l'esasperazione dello schema, l'asfissia dell'etichetta. C'è un

livellamento che fa paura. L 'originalità insospettisce. L 'estro provoca scetticismo. I colpi di genio intimoriscono. Chi non è inquadrato viene visto con diffidenza. Chi non si omogeneizza col sistema non merita credibilità. Di qui la crisi della protesta nei giovani e l'estinguersi della ribellione.



Lo Spirito Santo, invece, ci chiama all'accettazione del pluralismo, al rispetto della molteplicità, al rifiuto degli integralismi, alla gioia di intravedere che lui unifica e compone le ricchezze della diversità.


La Pentecoste vi metta nel cuore una grande nostalgia del futuro




 Dal veb

3 commenti:

  1. Molto bello questo testo, grazie per averlo condiviso! Se per te non è un problema, vorrei condividere il link al tuo post nel mio blog! Dani

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    1. Carissima Dani, condividi pure, e grazie per il commento. enzo

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  2. Ogni volta che leggo ,o sento questo testo, mi soffermo a pensare alle lingue di fuoco scese su di loro ,e mi dico nella mia pochezza ,che l'Amore per il Signore è come un fuoco che arde e tutto ti riempie e tutto ti dona nel modo che ognuno si offre. Mi piace molto il testo.

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