In occasione dell’Epifania, A Sua Immagine Giornale,
dedica uno spazio
speciale alle riflessioni sulla figura dei Magi e la loro Adorazione.
In questo
numero i pensieri di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II,
accompagnati da una
breve riflessione di Frère Roger. Un modo per accostarci al mistero della
nascita di Gesù con gioia e consapevolezza.
Proponiamo alla riflessione i testi pubblicati
SIATE ADORATORI DELL’UNICO VERO DIO
Le parole di Benedetto XVI
Nel nostro pellegrinaggio con i misteriosi Magi dell’Oriente siamo giunti a
quel momento che san Matteo nel suo Vangelo ci descrive così: «Entrati nella
casa (sulla quale la stella si era fermata), videro il bambino con Maria sua
madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 11). Il cammino esteriore di quegli
uomini era finito. Erano giunti alla meta. Ma a questo punto per loro comincia
un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambia tutta
la loro vita. Poiché sicuramente avevano immaginato questo Re neonato in
modo diverso. Si erano appunto fermati a Gerusalemme per raccogliere presso il
Re locale notizie sul promesso Re che era nato. Sapevano che il mondo era in
disordine, e per questo il loro cuore era inquieto. Erano certi che Dio
esisteva e che era un Dio giusto e benigno. E forse avevano anche sentito
parlare delle grandi profezie in cui i profeti d’Israele annunciavano un Re che
sarebbe stato in intima armonia con Dio, e che a nome e per conto di Lui
avrebbe ristabilito il mondo nel suo ordine. Per cercare questo Re si erano
messi in cammino: dal profondo del loro intimo erano alla ricerca del diritto,
della giustizia che doveva venire da Dio, e volevano servire quel Re,
prostrarsi ai suoi piedi e così servire essi stessi al rinnovamento del mondo.
Appartenevano a quel genere di persone che hanno fame e sete della giustizia
(Mt 5, 6). Questa fame e questa sete avevano seguito nel loro pellegrinaggio –
si erano fatti pellegrini in cerca della giustizia che aspettavano da Dio, per
potersi mettere al servizio di essa.
Anche se gli altri uomini, quelli rimasti a casa, li ritenevano forse
utopisti e sognatori – essi invece erano persone con i piedi sulla terra, e
sapevano che per cambiare il mondo bisogna disporre del potere. Per questo non
potevano cercare il bambino della promessa se non nel palazzo del Re. Ora però
s’inchinano davanti a un bimbo di povera gente. Il nuovo Re, davanti al quale
si erano prostrati in adorazione, si differenziava molto dalla loro attesa.
Così dovevano imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo immaginiamo.
Qui cominciò il loro cammino interiore. Cominciò nello stesso momento in cui si
prostrarono davanti a questo bambino e lo riconobbero come il Re promesso. Ma
questi gesti gioiosi essi dovevano ancora raggiungerli interiormente.
Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull’uomo e, facendo
questo, dovevano anche cambiare se stessi. Ora vedevano: il potere di Dio è
diverso dal potere dei potenti del mondo. Il modo di agire di Dio è diverso da
come noi lo immaginiamo e da come vorremmo imporlo anche a Lui. Dio in questo
mondo non entra in concorrenza con le forme terrene del potere. Non contrappone
le sue divisioni ad altre divisioni.
Erano venuti per mettersi a servizio di questo Re, per modellare la loro
regalità sulla sua. Era questo il significato del loro gesto di ossequio, della
loro adorazione. Di essa facevano parte anche i regali – oro, incenso e mirra –
doni che si offrivano a un Re ritenuto divino. Servendo e seguendo Lui,
volevano insieme con Lui servire la causa della giustizia e del bene nel mondo.
E in questo avevano ragione. Ora però imparano che ciò non può essere
realizzato semplicemente per mezzo di comandi e dall’alto di un trono. Ora
imparano che devono donare se stessi – un dono minore di questo non basta per
questo Re.
«Entrati nella casa, videro il bambino e Maria sua madre, e prostratisi lo
adorarono» (Mt 2, 11). Cari amici, questa non è una storia lontana, avvenuta
tanto tempo fa. Questa è presenza. Qui nell’Ostia sacra Egli è davanti a noi e
in mezzo a noi. Come allora, si vela misteriosamente in un santo silenzio e,
come allora, proprio così svela il vero volto di Dio. Egli per noi si è fatto
chicco di grano che cade in terra e muore e porta frutto fino alla fine del
mondo (cfr Gv 12, 24). Egli è presente come allora in Betlemme. Ci invita a
quel pellegrinaggio interiore che si chiama adorazione. Mettiamoci ora in
cammino per questo pellegrinaggio e chiediamo a Lui di guidarci.
Le parole di Giovanni Paolo II
Offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà
di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire
verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria;
offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo,
che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgota.
Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella
vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è
gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili
con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo
e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che
presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone
con la dottrina cattolica.
Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di
rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del
consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.
L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro
ogni forma di idolatria. Adorate Cristo:
Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e
solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di
riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana»
.
Neppure la prova o il dolore deve farci paura se, con Gesù, sapremo
riconoscervi la volontà Dio, ossia il suo amore per ognuno di noi. Anzi,
potremo pregare così: «Signore, dammi di non temere nulla, perché tutto ciò che
succederà non sarà che la tua volontà! Signore, dammi di non desiderare nulla,
perché niente è più desidera bile che la tua sola volontà. Che importa nella
vita? La tua volontà importa. Dammi di non sgomentarmi di nulla, perché in
tutto è la tua volontà. Dammi di non esaltarmi di nulla, perché tutto è tua
volontà».
Le parole di Frère Roger
È attraverso il cuore, nella profondità di sé stesso, che l’essere umano
comincia ad afferrare il Mistero della Fede. Una vita interiore si elabora a
poco a poco. Ci addentriamo nella fede oggi un po’ più di ieri, avanzando per
tappe. All’intimo della condizione umana rimane l’attesa di una presenza, il
silenzioso desiderio di una comunione.
Non lo dimentichiamo mai, questo semplice desiderio di Dio è già il
principio della fede. La fede è una realtà semplicissima, così semplice che
tutti la possono accogliere. È come un sussulto ripreso mille volte lungo tutta
l’esistenza e fino all’ultimo soffio.
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