L'idea di coinvolgere i genitori nella catechesi (catechismo) dei ragazzi non è nuova, anzi da anni è auspicata dalla Chiesa.
Non sempre è applicata, e quasi sempre, quando lo si fa in incomincia male.
Per esempio un parroco che vuole imporre, dà ordini e poi gli altri che si arrangino in qualche modo.
No, Caro parroco, la catechesi, o catechismo se lo vuoi chiamare ancora così, sappi che è una cosa seria, importante e santa. Dovresti lasciare qualche altra cosa e impegnarti a preparare nuovi/e "catechisti" senza buttare dalla finestra quelle che hai già. Devi fare gruppo, comunità di chiamati dal Signore per annunciare la PAROLA, GESU'.
Tu dovresti sapere, caro parroco, che la crisi della catechesi per grandi e piccoli, deriva da molti fattori: il benessere che ci coinvolge sempre di più che non ci permette altri tempi per dedicarci alla famiglia, alla religione, all'educazione dei figli a cui spesso diamo più di quello che dovremmo.....
E poi ci sei anche tu, altri sacerdoti che non curate come si deve le vostre "pecorelle", forse perché anche voi avete sempre troppo da fare, tanto da ricevere dietro appuntamento chi desidera incontrarvi, dimenticando il dovere principale del vostro ministero sacerdotale, che non è solo l'amministrazione dei sacramenti, i lavori di uficio ma principalmente l'annuncio della Parola. I sacramenti, me lo insegni tu, sono mezzi per la nostra crescita cristiana, sono una conseguenza dell'accettazione della Parola, della persona di Gesù. sono strade che ci conducono a Lui, Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Una vera catechesi deve impegnare molti della comunità parrocchiale, preparati non solo teologicamente,ma forti di una formazione pastorale, sociale, per essere profeti, testimoni nella comunità allargata.
Un consiglio per i genitori: se accettate di collaborare e sarebbe veramente bello, tenete presenti queste cose, se non tutte, almeno qualcuna e pretendete.
Chiedetevi: me la sento? sono sufficientemente preparata? sento in qualche modo questa vocazione?
Che conoscenza ho oggi della mia religione in modo da poterla trasmettere agli altri ed essere un testimone dell'esperienza di Gesù? Che aiuto posso avere dai colleghi e dal Parroco?
Qualcosa si può cambiare con tanta volontà e molta umiltà:con insistenza diplomaticamente cristiana. Ripeto: pretendete!
Oggi leggevo qualche pagina del libro " Non inganniamo i nostri bambini su Dio" di Albert Biesinger, diacono e padre di famiglia. Voglio sottoporre un brano alla vostra attenzione, visto che spesso parliamo di genitori lontani e disinteressati:
"Il desiderio di un’educazione religiosa interessante, che sostenga la vita, si scontra con l’esperienza di molti giovani genitori che hanno avuto problemi con la Chiesa e con la conoscenza della fede durante loro infanzia e giovinezza. Questi genitori spesso non se la sentono di camminare con Dio insieme ai loro figli. Chi non ha potuto sperimentare la fede in Dio in modo positivo, difficilmente è preparato ad aiutare i propri figli. È però possibile interrompere questo circolo vizioso, prendendo atto di come abbiamo vissuto la nostra fede da bambini. A volte rifletto sul modo con cui si è realizzata la mia fede, su che cosa di essa vorrei trasmettere a un altro, su quale tipo di comunicazione, di immagini e di idee mi ha aiutato da bambino, quali immagini e idee di Dio mi hanno fatto paura e mi hanno limitato. Anch’io ho vissuto determinate immagini di fede non troppo positive. Per esempio la pressione psicologica finalizzata alla pratica religiosa e la paura di un «Dio-contabile» che sa e che annota tutto è stato un impedimento allo sviluppo iniziale della mia personalità"...
"...Se coinvolgo i bambini nell’interpretazione della realtà umana, di ciò che è piacevole e di ciò che è terribile e interpreto questa realtà con loro a partire dalla mia fede cristiana, essi impareranno a credere in modo semplice e spontaneo".
Bisogna avere il coraggio di ricominciare, di cambiare, provare, riprovare, sbattere la testa,farsi male per trovare l’umiltà che Dio ci chiede per darci il suo aiuto.
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