martedì 1 maggio 2012

Come leggere i Vangeli


Come leggere i Vangeli (Cardinale Carlo Maria Martini)


Per i cristiani, catechisti, operatori di catechesi volenterosi che amano riflettere, meditare, capire meglio, e vivere le parole, fare propri gli atti, i segni, la vita stessa di Gesù nel suo passaggio terreno, queste riflessioni in parte e in tutto possono essere di grande aiuto.

“La tradizione cristiana ha sviluppato e codificato un metodo, una pedagogia per la lettura della Bibbia e quindi anche dei Vangeli. E’ il metodo della “Lectio divina”, cioè della “lettura della Parola di Dio in colloquio con Dio”. Si chiama così non soltanto perché i testi che leggiamo contengono ciò che Dio ci dice, ma anche perché è una lettura che si fa in due: chi legge da una parte e lo Spirito del Risorto dall’altra. Lo Spirito ci fa scoprire nel testo del Vangelo la persona viva di Gesù, perché possiamo incontrarlo e sperimentarlo come il “Signore” della nostra vita. La “lectio divina” è dunque la lettura di una pagina evangelica in modo che essa diventi preghiera e trasformi la vita. Essa comprende quattro momenti tutti importanti. Trascurandoli o facendoli disordinatamente si corre il rischio che la lettura risulti sterile o addirittura controproducente. 
I momenti sono questi: 1. lettura; 2. meditazione; 3. preghiera; 4 contemplazione.

1. La lettura evidenziata

Si prende in mano una penna e si apre la pagina del Vangelo. E’ importante, perché il Vangelo si legge con la penna e non soltanto con gli occhi! “Lettura” vuol dire perciò qui, leggere e rileggere il testo sottolineando i verbi, magari in rosso, si inquadra il soggetto principale, così che sia messo bene in evidenza. Con una crocetta o con un piccolo cerchio si richiama l’attenzione sulle altre parole che mi colpiscono. Là dove non mi è chiaro il senso, segno a margine un punto interrogativo. Occorre insomma che risaltino bene le azioni che vengono descritte, l’ambiente in cui avviene il fatto, il soggetto che agisce e  chi riceva l’azione. Una doppia sottolineatura può indicare quello che per me è il punto centrale del brano. E’ una operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata. Allora scopriamo elementi che ad una prima lettura ordinariati erano sfuggiti, troveremo cose che non ci aspettavamo, anche se pareva di sapere il brano quasi a memoria. Dopo di ciò possiamo anche prolungare questa operazione di “lettura” cercando di ricordare dei brani simili della Bibbia, o di cercarli aiutandoci con le note.           
Un fatto simile a questo, in quale altro brano evangelico l’ho trovato? Questa insistenza di Gesù c’era già in qualche brano dell’Antico Testamento? Dove? Ritorna in qualche lettera di S. Paolo? Si va a cercare il testo, lo si confronta, si notano le somiglianze e le differenze. Tutto questo aiuta a comprendere meglio la pagina che stiamo leggendo.

2. La meditazione

Dopo il primo momento di lettura si passa a quello successivo: il gradino della meditazione. La meditazione è la riflessione su ciò che il testo ci vuole dire, sui sentimenti e sui valori permanenti nel testo. Si cerca cioè di comprendere quali giudizi e proposte di valore sono espliciti e impliciti nelle parole, negli atteggiamenti, nelle azioni. Lo si fa attraverso domande come queste: come si sono comportati i personaggi del brano? Qual’ è il loro atteggiamento verso Gesù? Quali i sentimenti di Gesù nel loro riguardi? Come mai sono state dette quelle parole? Che senso hanno quei gesti? In questo modo cominciano ad emergere i sentimenti e i calori perenni e centrali: i sentimenti dell’uomo di ogni tempo come il timore, la gioia, la speranza e all’opposto la paura dell’affidarsi, il dubbio, la solitudine. Gli atteggiamenti di Dio verso di noi: la bontà, il perdono, la misericordia, la pazienza. La riflessione sui sentimenti e sui valori diviene fonte di confronto con la situazione ed esperienza personale di chi legge:
In quale personaggio del racconto evangelico mi ritrovo? Ho il desiderio di Zaccheo di vedere il Signore? Vivo il bisogno di salvezza della Maddalena? Chiedo aiuto per avere più fede, come il padre del ragazzo epilettico? Oppure sono vicino a quel personaggio che si crede giusto che non accoglie Gesù, che lo invita per criticarlo e per esaminarlo? Accolgo il perdono di Dio? Mi fa paura ciò che dice Gesù, magari perché mi scomoda, mi costringe a cambiare qualcosa della mia vita? Questa è la meditazione. Essa tutta via non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera
.
3. La preghiera

Il terzo momento della lettura divina è la preghiera. Dal fatto narrato si rivela gradualmente, a me che ho meditato, la presenza del Signore, intuisco che quelle parole sono un invito personale che viene fatto a me. La  preghiera comincia a coinvolgermi. Entro nei sentimenti religiosi che il testo evoca e suscita: la lode a Dio per la sua grandezza, per la sua bontà verso di noi, di ringraziamento, di richiesta di grazie, chiedo perdono perché di fronte ai valori proposti dal brano evangelico mi trovo mancante. Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni di Gesù. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera, poi, si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. Ad un certo punto, dal momento della preghiera si passa a quello della contemplazione, quasi senza accorgersene.

4. La contemplazione

La contemplazione è qualcosa di molto semplice. Quando si prega e si ama molto, le parole vengono quasi a mancare e non si pensa più tanto ai singoli elementi del brano letto e a ciò che abbiamo compreso di noi. Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di amarlo come il più grande amico del mondo, di accogliere il suo amore per noi. E’ una esperienza meravigliosa, ma che tutti possono fare perché fa parte della vita del battezzato, della vita di fede. E’ l’intuizione, profonda e inspiegabile che al di là delle parole, dei segni, del fatto raccontato, delle cose capite, dei valori emersi, c’è qualcosa di più grande, c’è un orizzonte immenso. E’ l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di avere toccato Gesù. Allora la lettura divina dei Vangeli, con i suoi quattro momenti che essa comporta, non è soltanto una “scuola di preghiera”, diventa una scuola di vita. Perché l’aver sperimentato personalmente Gesù come il salvatore e il liberatore cambia, e diventa la “confessione pratica, vissuta nelle mie scelte quotidiane, che lui è il Signore della mia storia e della storia di tutti gli uomini, che è il Signore del mondo".
Card. Carlo Maria Martini

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