giovedì 31 maggio 2012

Dio non chiede mai l'impossibile





Vangelo Mc 10, 17-27

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva, infatti, molti beni..
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

 Tante volte abbiamo letto o sentito commentare questo brano e forse lo ricordiamo come il giovane ricco o una vocazione mancata.
Che fosse un giovane i vangeli non lo dicono ( Matteo durante il racconto dirà “il giovane” ma presentandolo dice “un tale”), Marco dice “ un tale”, Luca parla di “un notabile”.
Sappiamo per certo che si tratta di un uomo facoltoso, ricco, forse molto conosciuto, onesto, praticante fedele della sua religione: aveva osservato fedelmente tutti i comandamenti… era in cerca di qualcosa di diverso, di più alto…forse lo aveva affascinato ciò che aveva sentito dire di Gesù.

Gesù ha con lui, da subito, un rapporto da amico non da maestro, da uomo a uomo: rifiuta il titolo di buono, e da buon ebreo lo attribuisce a Dio, “Dio solo è buono”.
Gesù  prova soddisfazione per questo notabile che fin dalla giovinezza aveva osservato tutti i comandamenti. “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò”, lo sguardo di Gesù accompagnato da un atto d’amore aspettando di essere ricambiato.

Gesù lo amò, lo invitò a seguirlo e sappiamo con quali parole…Va’, vendi…. Ma ” egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva, infatti, molti beni.” Lascio immaginare a voi il significato di “si fece scuro involto”, “ se ne andò rattristato”…
 Un apostolo mancato!questo il risultato di un incontro molto personale di Gesù con una persona che”amò”intensamente perché era buono e giusto…un fallimento, diremmo…
 Gesù, volgendo lo sguardo attorno come per chiamare l’attenzione su quello che stava per dire, commenta l’accaduto rivolgendosi ai suoi discepoli.
Le sue parole sembrano parole tristi, provenienti da una delusione: “ «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».
Parole che sconcertano i discepoli e Gesù continua: “«Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

Decisamente non era deluso Gesù, lo stesso amore mostrato per il ricco lo riversa verso i discepoli, coloro che avevano avuto il coraggio di seguirlo, con una parola affettuosa chiamandoli “Figli”: unica volta nei vangeli? Meraviglioso: Gesù si identifica nell’Amore del Padre per noi. La Bibbia di Gerusalemme traduce con “Figlioli”, più affettuoso, arriva più vicino al cuore…
Subito dopo una risposta dei figli, i discepoli, un commento tra di loro, forse sottovoce. “Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?».

Gesù ha due tipi di interlocutori: un uomo onesto, religioso e i suoi discepoli. Ad entrambi offre lo stesso amore…
Abbiamo visto Gesù rispondere alla richiesta del notabile con un’altra domanda: vuole che l’altro si interroghi, riconosca in realtà chi è. La risposa sincera fa scattare la predilezione di Gesù e la chiamata a seguirlo.
Quel notabile non ha avuto un nome nei vangeli, è conosciuto ancora oggi per quello che aveva, non per quello che era, come tanti oggi abbindolati da idoli si identificano con essi…ma in realtà sono nessuno……

Poi i discepoli che in sostanza avevano risposto affermativamente alla chiamata di Gesù ma non capiscono ancora e subentra in loro la delusione, la tristezza, le difficoltà della vita, la perdita della speranza:  “E chi può essere salvato?”. E’ una domanda ma anche una risposta alle parole di Gesù, una risposta dell’uomo debole che non ha ancora capito l’importanza della salvezza che Gesù sta predicando.
Di fronte alle difficoltà facilmente si torna indietro dimenticando quello sguardo, quell’atto d’amore iniziale che sembrava un inizio di cambio di rotta, di conversione, l’inizio di un amore sublime. La nostra parte sensitiva ha ragione della parte spirituale e non si è capaci di continuare a dire di sì…di fronte alla difficoltà spunta l’impossibilità… La vita rimane senza Dio.
                                                                
Rimbombano le ultime parole di Gesù forti e sicure,  “guardando in faccia” i suoi discepoli dice: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Quando si parla guardando in faccia e con un certo tono si attende dall’interlocutore una risposta buona o cattiva, un assenso o un dissenso.
…Certamente quando capita qualcosa che ci sembra impossibile o difficile, per cui abbracciamo altro o trascuriamo anche momentaneamente il comandamento dell’amore,sicuramente in quel momento ci siamo dimenticati di Dio…non abbiamo pensato che Dio è sempre con noi, che con lui in noi non possiamo tornare indietro perché con lui tutto è bello, tutto è buono, tutto  è santo, l’amore è possibile, Dio ci santifica. Il bene che abbiamo in noi , l’amore che diamo al prossimo vengono da Lui

Continua il racconto l’evangelista Marco: 10,28-31 Pietro allora prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi». 
Il solito Pietro, sincero e spontaneo: noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, è una affermazione come per dire , e allora? Cosa ci spetta?
La risposta di Gesù è chiara e precisa, non risponde alla sfida di Pietro, va oltre: le sue parole le abbiamo appena lette…
A buon intenditore….
Con Dio tutto è possibile. Dio non chiede mai l’impossibile, vuole soltanto che amiamo quanto siamo capaci, fare buon uso dei beni che possediamo compresa la nostra libertà nella Verità.

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