domenica 6 maggio 2012

“ Abbiamo una testa per scegliere e un cuore per commuoverci”.


                         

 La Signora Maria di Ernesto Olivero



Quando qualcuno mi chiede come si fa a vivere da abbandonati, ripenso alla nostra esperienza. La risposta mi viene naturale: “ Abbiamo una testa per scegliere e un cuore per commuoverci”. E’ tutta qui la chiave dell’abbandono. Bisogna volerlo, facendosi interpellare e commuovere dalle situazioni della vita. La commozione però non deve non sempre è diretta. A volte tu prende per interposta persona. E’ capitato tante volte anche a noi. Ricordo un episodio.
Una sera due ragazzi passeggiavano per le strade di Torino. A un certo punto, vicino a una panchina, vedono un fagotto che si muove. Una donna. Non passano oltre. Rimangono colpiti da due occhi luminosi che cercano di chiudersi per non farsi vedere. Non passano oltre. Quel fagotto aspettava da mesi. Abitava quel pezzo di strada giorno e notte, con il sole e con la pioggia, in attesa che qualcuno lasciasse un pezzo di pane, una coperta. E’ lì anche quella sera e quei ragazzi non passano oltre.

La commozione li inchioda e il silenzio li trasforma. Non chiedono il permesso: caricano quel fagotto in macchina. La donna sbraita, non ne vuole sapere: il marciapiede è la sua casa e non vuole lasciarla. Ma quei ragazzi non passano oltre.
Cercano un ricovero, una risposta, non sanno più dove andare.

Alla fine, arrivano da noi. Anche la luna e il sole sanno che l’Arsenale della Pace è sempre aperto, è pronto ad accogliere ogni imprevisto. Non per sfizio, ma per una scelta. Quei ragazzi bussano alla nostra porta e ci lasciano la donna.
Non è stato facile. Maria era fuori i sé: “Voglio tornare a casa mia”.Parlava del marciapiede.
“Signora Maria, signora Maria, le vogliamo bene”. E lei gridando. “ Non sono una signora!”.

Bastò poco. Nel sentirsi chiamare signora, Maria fu avvolta dalla tenerezza. Cominciò a piangere, scaricò tutti i suoi pesi e quelle lacrime allontanarono di colpo i drammi della sua vita: la solitudine, l’alcol, il freddo, l’indigenza. Maria si fece lavare e accarezzare. L’Arsenale diventò la sua casa. La commozione di quei due ragazzi che non passarono oltre prese anche lei, anche noi. Segnò un nuovo inizio.

La signora Maria visse per un tempo non lungo, ma visse pienamente da  signora Maria e riscoprì tutta la sua dignità, perché era pulita dentro. Visse con noi fino a quando fu pronta per andare in un luogo dove i poveri sono amati notte e giorno, amati e mai giudicati, Per l’eternità.

Ernesto Olivero da “ Per una chiesa scalza” Ed. Priuli & Verlucca

Ernesto Olivero, sposato, padre di tre figli, è nato nel 1940. Ex bancario, pensatore, innamorato di Dio, è da sempre impegnato al fianco di poveri e emarginati.
Nel 1964 ha fondato il Sermig (Servizio Missionario Giovani). Al suo interno ha  dato vita alla Fraternità della Speranza: monaci e monache, giovani e famiglie che si dedicano a tempo pieno al servizio dei poveri e dei giovani, con il desiderio di vivere il Vangelo e di essere segno di speranza. Altri due arsenali sono stati aperti , uno in Brasile “ Arsenale della Speranza; un altro in Giordania “ Arsenale dell’incontro”



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