giovedì 15 luglio 2010

Rimanere nell’Amore: scelta di vita


Quando l’amore diventa vita, di Padre Augusto Drago




Scelti ed amati, quando ancora nel silenzio venivano tessute le nostre viscere, quando, ancora informi, nel grembo materno, gli occhi di Dio coprivano con il loro sguardo d’amore ogni cosa di noi (cf. Salmo 139, 13-16), tali siamo stati da sempre!
Chiamati all’amore, innestati nello scambio di amore delle Persone della Trinità santa, veniamo alla luce appartenenti già a Dio, già scelti da Lui, già acquistati a caro prezzo, già amati, profondamente amati!

Solo in quest’ottica possiamo comprendere le parole che Gesù dice nel Vangelo: “Rimanete nel mio amore (Gv 15,9). Rimanete! Non dice “entrate”, ma “rimanete” perché l’Amore del Padre ci ha già fatti suoi.

“Rimanete!”. Verbo che torna più volte nel Vangelo di Giovanni ed in particolar modo nella similitudine della vite (Gv 15, 1-8), dove forma il cuore del messaggio che ci è dato.

Gesù non ci chiede grandi cose, grandi impegni, grandi sforzi. Ci esorta semplicemente a rimanere in Lui. Un invito così semplice da sembrarci persino banale, così inattivo da spingerci a metterci in movimento. Tuttavia pensiamolo nella concretezza del nostro vivere quotidiano. Riandiamo alle situazioni della vita, quelle che ci circondano e che spesso ci accerchiano, fino a soffocarci e spingerci a gettare la spugna, dicendo “non ce la faccio più. E’ tutto inutile….”.

 E’ difficile il dialogo e l’incontro nella vita matrimoniale, nell’esperienza all’interno delle nostre comunità, è difficile l’incontro con i figli, le difficoltà economiche, le malattie, le incomprensioni, la solitudine, la delusione….Eppure ancora una volta ritorna l’invito inerme e allo stesso tempo dolcemente pressante di Gesù: Rimanete nel mio Amore! Rimanete in Me!

E se pensiamo al mondo del lavoro, con le sue incoerenze, con la sua logica del profitto, dove l’uomo non conta più nulla, nemmeno nella sua dignità, perché viene defraudato dai suoi diritti e strumentalizzato solo da una logica disumana, secondo la quale l’uomo stesso vale per quel che produce, e non per sé stesso come persona, allora ci assale lo sconforto. Nulla contano la sua famiglia, l’affetto sponsale, i suoi figli, i luoghi del suo vivere dignitosamente. Quante volte si vorrebbe fuggire, scappare da queste strutture di peccato che opprimono, quante volte diventa assillante il desiderio di chiudere la porta, perché tutto si fa troppo pesante per le nostre povere spalle, tanto fragili ed incapaci di portare pesi così esistenzialmente pesanti! Ma l’invito di Gesù rimane sempre lo stesso: “Rimanete nel mio amore, rimanete in me! Senza di me non potete far nulla!”

Ma perché la seconda parte delle Parole di Gesù, alle volte finisce per offenderci al punto che non ascoltiamo nemmeno la prima parte? La dimentichiamo, quasi feriti nel nostro orgoglio di volere fare ancora da soli: salvarci o dannarci da noi stessi! Non è facile sentirci dire che da soli non possiamo farcela. Peggio ancora: da soli non possiamo far nulla! In una cultura, come la nostra, in cui diventa vergogna il manifestare agli altri le proprie difficoltà, i propri limiti, le proprie sconfitte, le proprie paure, Gesù ci viene a dire che senza di Lui non possiamo far nulla! In questa corsa forsennata e disumana a costruire un’immagine perfetta di sé, c’è Qualcuno che rema contro! C’è Qualcuno che ci inquieta, c’è Qualcuno che ci vuole squalificare!
Ma non è affatto così.

Proviamo, per un attimo a girare questo prisma, proviamo, attraverso la lente dell’Amore da cui siamo amati, a leggere e comprendere quello che sta al cuore delle Parole di Gesù.

Innanzitutto, facciamo un passo indietro. Lasciamo dietro le spalle il nostro orgoglio e mettiamoci in ascolto del Padre che ci ama e del Figlio, nostro Fratello, che ci tiene per mano. Riascoltiamo in questo atteggiamento interiore le Parole che scuotono il nostro orgoglio: “Rimanete in me, perché senza di me non potete far nulla!”. Ecco: Dio Padre conosce il mondo nel quale viviamo e il male che vi serpeggia. Conosce le battaglie che ingaggiamo ogni giorno in famiglia, in comunità, nel lavoro, nella nostra vita relazionale, nella nostra stessa carne. Egli sa di che cosa siamo plasmati, conosce le nostre impotenze e le nostre fragilità, comprende i nostri limiti. Scrive a riguardo san Giovanni nella sua prima Lettera: “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1 Gv 3,20). Proprio per questo ci dice: “Rimanete in Me!”.

In una breve escursione in montagna, quando il sentiero da largo e piano diventa stretto e ripido, la mamma, ben conoscendo le fragili gambine del proprio figlioletto, lo esorta a non allontanarsi da lei, ad afferrare la sua mano ed a tenerla ben stretta, per arrivare incolumi alla meta. Ed insieme vanno, tra richiami e rimproveri, con la certezza che quella è la strategia giusta per camminare sicuri. Nessuno pensa che quella mamma voglia umiliare il proprio bimbo, o che voglia con la sua forza soffocarlo, impedendogli in tal modo di crescere. C’è, al contrario tanta tenerezza, tanto amore nel cuore di quella mamma! Dio, in Cristo Gesù, si comporta esattamente così con noi! Perché allora rifiutare di essere aiutati, restando non solo accanto a Lui, ma restando in Lui?

Mettiamo la nostra mano in quella di Gesù, nostro Fratello, e lasciamoci condurre da Lui.
Ma cosa significa in concreto rimanere in Lui? Semplicemente questo: far sì che Gesù diventi lo spazio vitale della nostra esistenza, del nostro agire, del nostro vivere.

Questo spazio, offertoci gratuitamente, è lo spazio dell’Amore da cui siamo amati. In altri termini Gesù vuol dirci: lasciatevi amare.

Questo è il punto cruciale. Il nostro egocentrismo vuole essere padrone di tutto, anche dell’amore. Vuole gestire tutto ciò che riguarda la vita. Proprio per questo vuole più amare che essere amato!

Nell’amare c’è sempre la nostra soggettività e quindi la gioia o meglio la soddisfazione che “io” gestisco l’amore come a me piace. Nell’essere amati, invece si è passivi: si accoglie ciò che ci viene donato, si è recettivi. Solo dopo aver accolto l’Amore si può veramente amare: difatti l’amore del Signore, in cui rimaniamo, ci insegna ad amare in spirito e verità e soprattutto nella libertà del cuore e della mente.
Non si può amare se prima non si impara ad essere amati! Il nostro amore nei confronti del Signore e dei fratelli, altro non è che lo stesso Amore di Dio, nel quale rimaniamo, il
quale esso stesso, in noi e per mezzo nostro, diventa dono.
Allora l’Amore diventa veramente vita!

Comprendiamo in tal modo perché Gesù continua a ripeterci: “Rimanete nel mio Amore”! Ce lo ripete per farci comprendere che se non accogliamo il Suo Amore come terra in cui abitare, non sapremo mai amare e resteremo sempre poveri nel cuore. Ed ogni amore, al di fuori di questa prospettiva, è solo parvenza, manifestazione di una forza affettiva, che tuttavia non centra il proprio obiettivo, che è quello di essere libero e non condizionante.
D’altra parte, nella spiritualità cristiana, questo è un aspetto assolutamente centrale. Per essere attivi, prima dobbiamo cedere il passo all’azione dello Spirito che ci rende passivi, recettivi. Da qui nasce poi tutto il nostro agire, che ci rende attivi e reattivi, dentro i confini dell’Amore stesso!

Quante sono le situazioni della nostra vita che ci sembrano più grandi di noi! Anche la stessa fedeltà all’Amore, che Dio, il Padre, ci ha consegnata come eredità nel Figlio suo, ci appare molto difficile! Essere coerenti, saper gestire secondo Dio i momenti di prova, portare Gesù nel mondo, non scendere a compromessi…Tutte queste situazioni non sono battaglie nostre, perché sono superiori alle nostre forze, ne cogliamo il peso e ne percepiamo tutta la nostra inadeguatezza. Siamo troppo fragili. Volendo risolvere da noi stessi i problemi finiamo per esserne schiacciati. Ma Dio non ci lascia soli, ci dona il Suo Amore.

L’Amore di Dio combatte tutte le nostre battaglie e le supera. E’ proprio questo Amore, se accolto, che vince in noi e per noi. Poiché, tuttavia, Dio non fa nulla in noi senza di noi, occorre che collaboriamo insieme: noi e Lui. Egli ci dona il suo Amore, noi lo accogliamo nella semplicità e povertà di un cuore umile, ed in questo Amore il nostro Amore diventa vita che vince tutte le battaglie.
Noi amiamo perché l’Amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato! (Cf. Rom 5, 5).
Alleluia!

Pubblicato da Pastorale&Spiritualità



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