Matrimonio e
sacramenti
Quarta puntata:” L’eucaristia non è un meccanismo
premiale o di esclusione”
In questa ultima puntata affrontiamo il problema degli
sposi separati o divorziati e i sacramenti. Sappiamo come il regolamento
ecclesiale in questi casi è molto rigido anche se si parla di misericordia
divina, ma non ci sarà un’altra via da seguire, o quei “poveretti” saranno
sempre dei lontani? Le domande che ci facciamo sono molte, e i Padre sinodali
dovranno dare una risposta.
Nel frattempo è anche giusto che noi riflettiamo e
cerchiamo di capire quali possono essere le nuove vie per permettere a quei fratelli di usufruire della grazia dei
sacramenti, in modo particolare penitenza e ed eucaristia
Ci aiuterà come al solito Raniero La Valle. Ecco le sue
riflessioni che ci aiuteranno a capire qualcosa di più, fermo restando che
l’ultima parola in questo ce la darà il Papa e in vescovi del Sinodo.
“La riflessione pastorale
sull’eucaristia ai divorziati dovrebbe soffermarsi su altri punti egualmente
cruciali per il dibattito.
Il primo è quello del
significato dell’eucaristia: l’ha già detto
papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” al n. 47: le porte dei
sacramenti non si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi, e
l’eucaristia non è un premio per i perfetti ma un rimedio e un alimento per i
deboli. Soprattutto, noi diremmo, non dovrebbe essere usata come un meccanismo
di esclusione, come il vaglio che separa i regolari dai sans papier, gli
ammessi dagli scomunicati, le Chiese in comunione da quelle private
dell’intercomunione, per cui il sacramento finisce per essere uno strumento di
controllo e di potere. Su questo scoglio è andato a sbattere l’ecumenismo.
Il secondo punto è naturalmente
una rilettura del Vangelo nelle condizioni di oggi sapendo, come disse Giovanni XXIII, che “non è il Vangelo
che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.
Qui il primo testo è naturalmente
quello della risposta di Gesù sul ripudio, su cui viene fondata
l’indiscutibilità della dottrina dell’indissolubilità matrimoniale, come voluta
dallo stesso Signore: “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto”, dice Gesù,
e se Mosè aveva disposto diversamente era stato per la “durezza di cuore” degli
israeliti. Ma intanto bisogna notare che la durezza di cuore denunciata da Gesù
era quella del ripudio della donna da parte dell’uomo, non quella del divorzio,
che non esisteva nella società di Israele, e che almeno avrebbe avuto il
carattere della reciprocità.
Ma al di là di questo, in una sua omelia a
Santa Marta il 28 febbraio papa Francesco ha detto che Gesù non entra nella
casistica nella quale i farisei volevano farlo cadere e riporta il discorso
all’essenziale, al principio, all’ordine della creazione. “Dietro il
pensiero casistico - ha detto il Papa - c’è sempre una trappola. Sempre! Contro
la gente, contro di noi e contro Dio, sempre!”
Invece quello che fa Gesù è di riportare il
rapporto tra uomo e donna al “capolavoro della creazione”, all’averli Dio
creati maschio e femmina, a non volere l’uomo da solo, ma “con la sua compagna
di cammino”. Ora se in tal modo si torna “all’inizio della rivelazione”, si
vede che in quel quadro descritto dalla Genesi ed evocato da Gesù non c’è una
comunità umana di uomini e di donne in cui possa darsi fedeltà o infedeltà, adulterio,
divorzio o ripudio. Lì ci sono solo un uomo e una donna, prototipo degli
universi maschile e femminile che avrebbero abitato la terra, e il problema
antropologico che da lì avrebbe attraversato tutti i luoghi e tutti i tempi non
era che l’uomo non scegliesse un’altra donna che non c’era, ma che l’uomo non
ripudiasse la donna come aiuto simile a lui, e che mai si rompesse l’alleanza
tra l’uomo e la donna in tutto il corso della storia a venire, perché se questo
fosse avvenuto l’ordine della creazione ne sarebbe stato sconvolto, e la
catastrofe umanitaria sarebbe sopravvenuta fin dal principio. Ciò che tiene in
piedi il mondo è infatti l’unità indissolubile, in una sola carne, della donna
e dell’uomo.
Il richiamo evangelico
all’unità ontologica tra l’umanità maschile e femminile
Il detto di Gesù è stato
interpretato dalla Chiesa come una prescrizione giuridica dell’indissolubilità
del matrimonio di ogni singola coppia umana, contro il venir meno di rapporti
durevoli. Ma oggi c’è un’urgenza ancora maggiore. La dignità femminile è ancora
negata nella società maschilista e patriarcale, le donne subiscono ancora
violenza, il “principio femminile” è in vari modi e in molti luoghi
oltraggiato.
C’è il rischio di una reazione di
separazione, di un’ideologia dell’autosufficienza che estremizzi la differenza
di genere; c’è da un lato il rischio del sesso indifferenziato del mercato,
come fu denunciato da Ivan Illich, dall’altro di un genere o “gender”
che produca una vera spaccatura nell’unità umana.
Con una lettura ancora più decisiva
per il destino umano, le parole di Gesù possono perciò essere lette non tanto
come un vincolo imposto al singolo matrimonio monogamico, ma come il divino
appello a non rompere l’alleanza ontologica tra uomini e donne, a non sciogliere
l’intreccio tra maschile femminile tenuto insieme, nella differenza, dalla
forza dell’Eros e da quella dell’ Agápe, e come tale veramente figura del
rapporto indissolubile tra Dio e l’umanità tutta intera.
Un altro testo meraviglioso da
rileggere è quello dell’incontro di Gesù con la donna di Samaria al pozzo di
Sichem. Non c’erano buone relazioni tra Giudei e Samaritani e non ci si doveva
mettere a parlare con una donna ma, come ha detto Francesco all’ “Angelus”
della terza domenica di quaresima, Gesù non si fa fermare dai pregiudizi: “la
misericordia è più grande del pregiudizio”. E il pregiudizio poteva essere
tanto più grande perché Gesù sa, e dice alla donna, che ella aveva avuto cinque
mariti e che quello con cui stava non era suo marito; e questo è un particolare
che di solito viene ignorato dai fedeli perché nella “lectio brevis” del
vangelo domenicale queste parole sono tolte dalla bocca di Gesù. La cosa
sorprendente è che proprio a questa donna dai cinque mariti, che certo oggi non
avrebbe la comunione, Gesù si presenta come il messia, e fa la rivelazione
decisiva sul rapporto che gli uomini devono avere con Dio: “E’ giunto il
momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e
verità; perché Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in
spirito e verità». Ed è a seguito di questa rivelazione di Gesù che la donna
abbandona la sua brocca sul pozzo, corre a dare la notizia ai Samaritani, e
questi sono i primi a proclamare che Gesù è “veramente il salvatore del mondo”.
Raniero
La Valle
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