domenica 17 agosto 2014

MATRIMONIO, SIMBOLO DELLE NOZZE TRA CRISTO E LA CHIESA?




Terza puntata: Il matrimonio dono di Dio diventa vincolo per la coppia?




In questa puntata, il matrimonio che sempre è stato presentato come simbolo dell’unità di Gesù e la sua Chiesa ( sposo e sposa), trova negli scritti biblici altre immagini che superino quella della Chiesa e Gesù come sposi eterni, immagini che possono sembrare più vicini all’unione matrimoniale?

Il dono di Dio restituito a Dio come olocausto?

Naturalmente ci sono altri simboli che biblicamente possono rappresentare l’unità tra Cristo e la Chiesa, tra Dio e il suo popolo, oltre al simbolo classico delle nozze evocato dalla lettera agli Efesini: c’è l’immagine dell’unità tra il capo (Cristo) e il corpo (la Chiesa); tra la madre e il suo bambino (ma anche se ci fosse una madre che dimentica il suo bambino, dice Isaia, Dio non si dimenticherà mai del suo popolo); e ci sono altre figure o metafore con cui significare la Chiesa, tratte dalla vita pastorale, agricola o dall’edilizia: il gregge di Dio, l’ovile, il campo, la vigna, la casa, l’edificio di Dio. 

Ma nel caso dell’immagine coniugale la metafora si scambia con la realtà e subisce una curiosa inversione, una sorta di ritorno di fiamma esplosivo; se l’unità in una sola carne della coppia sposata è presa all’inizio come umanissimo simbolo delle nozze tra Cristo e la Chiesa, il modello si rovescia e l’unità soprannaturale tra Cristo e la Chiesa diventa il modello obbligante dell’unità naturale del matrimonio tra battezzati, investiti così di un compito pubblico di “rappresentazione reale del rapporto tra Cristo e la Chiesa”, il cui peso sulla loro vita privata può diventare schiacciante.

Papa Wojtyla dice che in virtù di questo scambio l’indissolubilità matrimoniale diventa un dono di Dio ai coniugi cristiani; un dono che “è nello stesso tempo vocazione e comandamento”, e a cui è dovuta “generosa obbedienza”, e afferma che la testimonianza dell’indissolubilità “è uno dei doveri più preziosi e più urgenti delle coppie cristiane del nostro tempo”.

Ma in questo modo il dono di Dio diventa un vincolo: il cardinale Caffarra insiste nel dire che il vincolo tra i coniugi “non dipende più dalla loro volontà perché è un dono che Dio ha fatto loro”: ciò vuol dire però che se da Dio giunge all’uomo come dono, dall’uomo torna a Dio come olocausto; esso si rovescia cioè nella sacralizzazione di una realtà naturale, umana, che si trasforma in una realtà ad uso esclusivamente divino, come “vittime di soave odore” e ciò nonostante che Dio, come dice papa Francesco, sia gioia e misericordia e abbia detto, fin dai tempi antichi: “misericordia voglio e non sacrifici”

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Lasciamo che i teologi e i biblisti facciano le loro ricerche e i vescovi del Sinodo dicano la loro versione,  e se possibile anche noi  mettiamocela tutta per capire meglio questo grandioso e trascurato dono del matrimonio, dono d’amore da parte di Dio (ricordiamo le parole di Adamo dopo aver visto per la prima volta Eva: “ questa volta è osso dalle mie ossa , carne della mia carne Gen 2,23) E dono dell’uomo alla donna e viceversa:  l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” Gen 2,24)

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