Terza puntata:
Il matrimonio dono di Dio diventa vincolo per la coppia?
In questa puntata, il matrimonio
che sempre è stato presentato come simbolo dell’unità di Gesù e la sua Chiesa (
sposo e sposa), trova negli scritti biblici altre immagini che superino quella
della Chiesa e Gesù come sposi eterni, immagini che possono sembrare più vicini
all’unione matrimoniale?
Il dono di Dio restituito a
Dio come olocausto?
Naturalmente ci sono altri
simboli che biblicamente possono rappresentare l’unità tra Cristo e la Chiesa,
tra Dio e il suo popolo, oltre al simbolo classico delle nozze evocato dalla
lettera agli Efesini: c’è l’immagine dell’unità tra il capo (Cristo) e il corpo
(la Chiesa); tra la madre e il suo bambino (ma anche se ci fosse una madre che
dimentica il suo bambino, dice Isaia, Dio non si dimenticherà mai del suo
popolo); e ci sono altre figure o metafore con cui significare la Chiesa,
tratte dalla vita pastorale, agricola o dall’edilizia: il gregge di Dio,
l’ovile, il campo, la vigna, la casa, l’edificio di Dio.
Ma nel caso dell’immagine
coniugale la metafora si scambia con la realtà e subisce una curiosa
inversione, una sorta di ritorno di fiamma esplosivo; se l’unità in una sola
carne della coppia sposata è presa
all’inizio come umanissimo simbolo delle nozze tra Cristo e la Chiesa, il
modello si rovescia e l’unità soprannaturale tra Cristo e la Chiesa diventa il
modello obbligante dell’unità naturale del matrimonio tra battezzati, investiti
così di un compito pubblico di “rappresentazione reale del rapporto tra Cristo
e la Chiesa”, il cui peso sulla loro vita privata può diventare schiacciante.
Papa Wojtyla dice che in virtù
di questo scambio l’indissolubilità matrimoniale diventa un dono di Dio ai
coniugi cristiani; un dono che “è nello stesso tempo vocazione e
comandamento”, e a cui è dovuta “generosa obbedienza”, e afferma che la
testimonianza dell’indissolubilità “è uno dei doveri più preziosi e più urgenti
delle coppie cristiane del nostro tempo”.
Ma in questo modo il dono di
Dio diventa un vincolo: il cardinale Caffarra insiste nel dire che il
vincolo tra i coniugi “non dipende più dalla loro volontà perché è un dono che
Dio ha fatto loro”: ciò vuol dire però che se da Dio giunge all’uomo come dono,
dall’uomo torna a Dio come olocausto; esso si rovescia cioè nella
sacralizzazione di una realtà naturale, umana, che si trasforma in una realtà
ad uso esclusivamente divino, come “vittime di soave odore” e ciò nonostante
che Dio, come dice papa Francesco, sia gioia e misericordia e abbia detto, fin
dai tempi antichi: “misericordia voglio e non sacrifici”
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lasciamo che i teologi e i biblisti facciano le loro
ricerche e i vescovi del Sinodo dicano la loro versione, e se possibile anche noi mettiamocela tutta per capire meglio questo
grandioso e trascurato dono del matrimonio, dono d’amore da parte di Dio
(ricordiamo le parole di Adamo dopo aver visto per la prima volta Eva: “ questa
volta è osso dalle mie ossa , carne della mia carne Gen 2,23) E dono dell’uomo
alla donna e viceversa: l’uomo lascerà
suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”
Gen 2,24)
Nessun commento:
Posta un commento