Seconda Puntata: Dalla dottrina risalire alla fede secondo la mente del Concilio
Prima di parlare di sacramenti ai divorziati o separati...
Eccoci alla seconda puntata di Divorzio
e partecipazione ai sacramenti: in questa punta ci porremo tre domande che
riguardano la dottrina sul matrimonio, la nostra fede cosa crede , e quale
cambiamento si vorrebbe. Ricordo che non si tratta di volere abolire ma di
trovare nuove vie che vadano incontro a molte situazioni che oggi sembrano
assurde, situazioni, ci si domanda, se sono veramente corrispondenti ad un vero criterio biblico, teologico, ovvero sono
state travisate non per malizia ma semplicemente figlie della mentalità di
altri tempi. In questo senso dovranno decidersi i vescovi e il Papa nel prossimo
sinodo, considerando le nuove aspirazioni dell’uomo di oggi. Cosa non facile,
ma incominciamo a farci qualche domanda per capirne qualcosa di più, se non per
essere protagonisti ma almeno persone informate. I sottotitoli sono miei, il
resto di Raniero La Valle.
Non concedere di
risposarsi è mancanza di misericordia?
Io credo che una Chiesa che
voglia tornare a far risuonare sulle nozze di oggi la parola e “il profumo” del
Vangelo, dovrebbe rinunciare a inventarsi degli stratagemmi, a conciliare
dottrine che sono in contrasto; né dovrebbe essere così avara di misericordia
da concedere ai fedeli nuove offerte di vita dentro procedure afflittive,
penitenziali, colpevolizzanti, come quelle che chiedessero pentimento per il
fallimento di un matrimonio del quale non si ha colpa o si è vittima, o
proponessero un percorso di espiazione per l’ingresso in una nuova storia
d’amore avvertita invece dai protagonisti come qualcosa di cui non pentirsi o
addirittura percepita, come dice il cardinale Kasper, come “un dono dal cielo”.
L’indissolubilità del
matrimonio si può cambiare?
Di conseguenza la Chiesa non
dovrebbe avere paura di rimettersi in condizioni di povertà e di rinnovata
disponibilità all’ascolto della Parola, di fronte alla propria stessa dottrina
dell’indissolubilità matrimoniale quale si è andata strutturando e irrigidendo
nei secoli fino alla estrema sacralizzazione della “Familiaris Consortio”
di Giovanni Paolo II.
La via è quella indicata dal
Concilio Vaticano II: c’è la dottrina, che non è la fede stessa, ma è il modo
in cui la fede è enunciata nel tempo; e quello che oggi occorre è di capire
ancor meglio la dottrina (“pervestigetur”, diceva Giovanni XXIII nel
discorso di apertura del Concilio) ed enunciarne le verità “nei modi che i nostri
tempi richiedono”; cioè interrogare il Vangelo, come se fosse scritto per gli
uomini d’oggi.
IL Sinodo potrà
modificare l’indissolubilità del matrimonio?
La “Familiaris Consortio” è stata brandita dal cardinale Caffarra sul “Foglio”
di Giuliano Ferrara contro Kasper per invalidare le tesi da lui esposte ai
cardinali, e per chiudere ogni discussione sul problema della comunione ai
divorziati risposati; l’ “esortazione apostolica” wojtyliana sarebbe l’ultima e
definitiva parola della Chiesa sull’indissolubilità matrimoniale.
Perfino discuterne al Sinodo,
allora, sarebbe sbagliato, e il primo a sbagliare sarebbe papa Francesco, che
l’ha voluto.
Ora, la lettura del testo di
papa Wojtyla, se fatta non da ecclesiastici o da teologi accademici, ma da
cristiani e anche da uomini e donne qualunque, è impressionante perché se
uno va a vedere quali sono i valori umani, sociali, civili che sarebbero
procurati o sarebbero meglio garantiti dal gran bene dell’indissolubilità
assoluta, a parte un fuggevole cenno al “bene dei figli”, non ve ne trova
alcuno.
Il matrimonio come realtà
terrena, umana, storica, sociale, il matrimonio non come “una cosa pia, ma una
cosa profana in tutto e per tutto che avete fatto e fate”, come lo definiva
Dietrich Bonhoeffer in una “predica per nozze” scritta in punto di martirio nel
carcere di Tegel, non esiste più nella visione del Papa polacco; esso è
totalmente sacralizzato; la ragione per cui non si può rompere è perché deve
rappresentare simbolicamente l’unione indissolubile di Cristo con la sua Chiesa
e lo deve fare lasciando comunque sussistere il vincolo giuridico, anche contro
ogni umana evidenza.
La cura delle situazioni difficili ( da "Le sfide pastorali
sulla famiglia", dalla raccolta delle risposte di tutti i vescovi al questionario inviato a tutti l'anno scorso)
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