NOSTRO FRATELLO GIUDA
di
Don Primo Mazzolari
Conosciuto come il parroco
di Bozzolo, fu una delle più significative figure del Cattolicesimo
italiano nella prima metà del Novecento. Il suo pensiero anticipò alcune
delle istanze dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II (in particolare
relativamente alla "Chiesa dei
poveri", alla libertà religiosa, al pluralismo, al
"dialogo coi lontani", alla distinzione tra errore ed erranti), tanto
da venire definito "carismatico e profetico".
Sul piano politico, infine, i
suoi atteggiamenti e la sua predicazione espressero una decisa opposizione all'ideologia
fascista e ad ogni forma di ingiustizia e di violenza (tra l'altro
nascose e salvò, durante la guerra, numerosi ebrei e antifascisti,
come, dopo di essa, anche alcune persone coinvolte nel fascismo ingiustamente
perseguitate).
Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di
cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il
Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse
il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della
Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome
che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore.
Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono
dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a
tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non
imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria
anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa
un infelice.
Io mi dimentico per un momento del Signore o meglio il
Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver
dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata. Povero Giuda. Che cosa gli
sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che
noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo,
mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello
Giuda.
Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me
ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno
di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel
linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel
Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo
dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!” Amico! Questa
parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche
capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello.
Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli
Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli
o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo,
Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche
quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi
occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore.
Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui,
baciandolo, consumava il tradimento del Maestro. Vi ho domandato: come mai un
apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari
fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi?
Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha
scoperto dentro di sé il male.
L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche
perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori,
dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e
alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto
fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza?
Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di
amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione?
Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa comune miseria e in questa
sorpresa! Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il Traditore.
C’è una parola nel
Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette
davanti in un modo impressionante: “Satana lo ha occupato”. Ha preso possesso
di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto. Quanta gente ha il mestiere di
Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le coscienze, spargere il dubbio,
insinuare l’incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai
cuori di tante creature. Questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha
agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non stiamo attenti.
Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là
nell’orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: “State svegli e
pregate per non entrare in tentazione”. E la tentazione è incominciata col
denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metto
nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il
Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il
baratto!
L’amico, il maestro,
colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto
un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei
figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il piccolo guadagno. Vale poco una
coscienza, o miei cari fratelli, trenta denari. E qualche volta anche ci
vendiamo per meno di trenta denari. Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite
catalogare Giuda come un pessimo affarista.
C’è qualcheduno che
crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi
dalla parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro,
una certa stima, una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di
poter portare via il meglio che c’è nell’anima e nella coscienza di qualche
loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari!
Che cosa diventano questi trenta denari? Ad un certo momento
voi vedete un uomo, Giuda, siamo nella giornata di domani, quando il Cristo sta
per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo
tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifigge,
quando l’ha visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un
gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i capi del popolo, quelli
che l’avevano comperato, quella da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la
borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue
del Giusto.
Una rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo
misfatto. Non contavano più questi denari. Aveva fatto tanti calcoli, su questi
denari. Il denaro. Trenta denari. Che cosa importa della coscienza, che cosa
importa essere cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio
non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della
nostra vita. I trenta denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E
se ne vanno.
Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il denaro
diventa un tormento. C’è un gesto, un gesto che denota una grandezza umana.
Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa? Li
raccoglie e dice: “Poiché hanno del sangue, li mettiamo in disparte.
Compereremo un po’ di terra e ne faremo un cimitero per i forestieri che
muoiono durante la Pasqua e le altre feste grandi del nostro popolo”.
Così la scena si cambia, domani sera qui, quando si scoprirà
la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli, c’è la croce di Cristo; c’è un
albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro.
Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di
disperare.
Anche Pietro aveva
negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo
ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno
abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha
ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche
per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo
avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via
Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui.
Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei
chiodi e una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte:
“Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vorrei domandarvi qual è la morte che
voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o
impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera che
avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così
dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda.
Pregherò per lui
anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me,
dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la
misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli
ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare
che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo
momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà
sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là.
Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni.
Un corteo che certamente pare che non faccia onore al
figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della
sua misericordia. E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto
di Cristo nell’ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli
Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate
che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse
anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in
agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come
grazia pasquale, di chiamarmi amico.
La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me,
detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che
Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi
ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo,
anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita,
ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici.
Registrazione effettuata a Bozzolo – Giovedì Santo 1958
Da Qumran.net
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