sabato 14 settembre 2013

Quando un cristiano diventa omicida...






13/09/2013 

Francesco e la «criminalità delle chiacchiere»

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Papa Bergoglio
Papa Bergoglio

Il Pontefice: «Chiediamo per noi, per la Chiesa tutta, la grazia della conversione alla magnanimità dell’amore verso il prossimo»

ANDREA TORNIELLI Città del Vaticano
 
 
Un'altra omelia dedicata alle chiacchiere e ai pettegolezzi che «uccidono». Papa Francesco, commentando il Vangelo in cui si cita l'interrogativo di Gesù «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo?», è tornato a parlare di coloro che «giudicano il prossimo». Parole rivolte a tutti, che mettono in discussione tutti, fotografando  atteggiamenti dai quali non sono immuni gli ambienti ecclesiali e quelli vaticani.


Gesù, ha detto il Papa nell'omelia riportata da Radio Vaticana, dopo averci parlato dell’umiltà, ci parla del suo contrario, «di quell’atteggiamento odioso verso il prossimo, di quel diventare giudice del fratello». Usando una «parola forte: ipocrita». «Quelli che vivono giudicando il prossimo, parlando male del prossimo - ha detto Francesco - sono ipocriti, perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i loro propri difetti. Il Signore non fa, su questo, tante parole. Poi dirà, più avanti, che quello che ha nel suo cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida... Anche l’apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, lo dice, chiaro: colui che odia suo fratello, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre».

Dunque, quando noi «giudichiamo i nostri fratelli nel nostro cuore e peggio, quando ne parliamo di questo con gli altri siamo cristiani omicidi». «Un cristiano omicida … Non lo dico io, eh?, lo dice il Signore - ha proseguito il Papa - E su questo punto, non c’è posto per le sfumature. Se tu parli male del fratello, uccidi il fratello. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino, il primo omicida della storia».

Francesco ha aggiunto che in un tempo in cui si parla delle guerre e si invoca la pace, «è necessario un gesto di conversione nostro». E questa conversione riguarda anche l'abitudine al pettegolezzo». «Le chiacchiere – ha detto il Papa – sempre vanno su questa dimensione della criminalità. Non ci sono chiacchiere innocenti». La lingua che dovrebbe lodare Dio, ha continuato, «la usiamo per parlare male del fratello o della sorella, la usiamo per uccidere Dio», l’immagine «di Dio nel fratello».

Francesco ha quindi osservato: qualcuno potrebbe dire che una persona si meriti le chiacchiere. Ma allora «vai, prega per lui! Vai, fai penitenza per lei! E poi, se è necessario, parla a quella persona che può rimediare al problema. Ma non dirlo a tutti!. Paolo è stato un peccatore forte, e dice di se stesso: "Prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia". Forse nessuno di noi bestemmia – forse. Ma se qualcuno di noi chiacchiera, certamente è un persecutore e un violento. Chiediamo per noi, per la Chiesa tutta, la grazia della conversione dalla criminalità delle chiacchiere all’amore, all’umiltà, alla mitezza, alla mansuetudine, alla magnanimità dell’amore verso il prossimo».

 

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