Se
la mia vita avesse una seconda edizione, come vorrei correggere le bozze… (Iohn
Clare)
Da Lettere al direttore, L’avvenire del 5 febbraio 2012
«Ho abortito, ora mi fido della vita»
Caro direttore,
vorrei raccontare la mia storia per tutti i bimbi mai nati e
le loro mamme. Sono una mamma di 44 anni; ho due bimbi piccoli. Quando avevo 30
anni ho praticato l’aborto volontario. Non ho preso questa decisione per
mancanza di mezzi economici o perché straniera; sono italiana e provengo da una
famiglia come tante. La mia povertà esisteva, ma era di natura spirituale e di
valori. Oggi so che quella decisione – cioè il no alla vita – la presi chissà
quanto tempo prima, forse da bambina. La mancanza di fiducia in me stessa e
carenze affettive irrisolte hanno messo a nudo la mia anima fragile e mi hanno
fatto credere che non sarei stata capace di accogliere, accudire e crescere una
creatura indifesa. Mi sono spaventata al pensiero di un bambino e ho preferito
"eliminare il problema", in fretta e da sola. Non mi sono rivolta ai
Centri di aiuto alla vita né a nessun altro; la mia superbia e la paura mi
hanno impedito di condividere i miei pensieri e di chiedere aiuto. Negli anni
successivi, ho cominciato a capire il grande inganno di quei pensieri e il
grave errore commesso. Eliminando il problema, in fretta, avevo ucciso anche me
stessa. Ho provato un grande vuoto e poco alla volta, ma inesorabilmente, ho
preso coscienza della mia disperazione, insieme ai perché. Grazie al sostegno
psicologico e all’aiuto di un sacerdote, ho fatto spazio al mio vissuto e ho
curato le mie ferite, che ora guardo con compassione e benevolenza. Sono stata
aiutata a guardare in faccia il mio dolore, le mie sofferenze e il rimorso,
liberandomi dalle catene del peccato. Sono sprofondata all’inferno e forse
proprio attraverso il sacrificio di questa esperienza sono riuscita a generare
una nuova persona: me stessa. Ci sono voluti anni, tanti anni e ancora oggi il
pensiero di non potere stringere la mia creatura tra le braccia per mia scelta
mi addolora, ma almeno riesco a pensarlo e a pregare per lei senza stare troppo
male. Riesco a trovare il coraggio di scrivere queste righe. Oggi so di avere
girato le spalle al grande amore di Dio per me e al suo progetto di vita e me
ne pento. Questo pentimento non riporta in vita mio figlio – e non cambia
niente del mio passato – ma riesce a farmi accettare il dolore profondo che mi
accompagna. La Chiesa
condanna il peccato e oggi so perché; il peccato distrugge, danneggia chi lo
compie, ponendolo in una condizione di schiavitù e sofferenza inimmaginabili.
Da sola non sarei riuscita a trovare la forza di andare avanti e rinascere e
per questo ringrazio Dio Padre e le persone che mi ha messo sulla strada, che
mi hanno capito e teso la mano, senza giudicare. L’aborto non libera, uccide il
bambino e la mamma; genera uno stato di malessere e un alone mortifero che si
trasmette anche alle persone che sono accanto inconsapevoli. La legge
sull’aborto non tutela le donne; le lascia libere di farsi del male. Oggi a
distanza di anni, tanta sofferenza ha trovato un po’ di pace, anche se le prove
della vita ci sono sempre, come per tutti. Dio Padre misericordioso nella sua
grande bontà ha saputo guardare il mio cuore, senza abbandonarmi, e ha voluto
donarmi la grazia di una famiglia e due meravigliosi figli. Il mio pensiero va
a tante persone "normali" come me, che nella loro normalità sono
capaci di compiere un gesto così; quante ragazze, donne, capaci di farsi del
male. La mia storia, forse, racconta che il dramma dell’aborto volontario non
riguarda soltanto situazioni estreme o di emarginazione. C’è chi rifiuta la
vita perché non riesce ad accogliere e condividere la propria. A fidarsi della
vita. Intorno a noi c’è tanta solitudine e disperazione: la mancanza di
dialogo, amore, benevolenza genera anime fragili, persone infelici, comunità
infelici, un mondo infelice. Ci sono tante persone di buona volontà, genitori,
educatori, sacerdoti e suore che sono un esempio per tutti noi, che forse non
vedono le nuove povertà di cui si nutre il male. Forse ciascuno di noi può
vedere o aiutare a vedere nello sguardo di chi gli è vicino una richiesta di
aiuto e semplicemente può provare a tendere la mano e aiutare la vita. La vita
di un bambino prima di tutto. Aiutare una mamma a non abortire e aiutare una mamma
cha ha abortito migliorano il nostro cuore e il cuore del mondo.
una mamma,
Alzano Lombardo (Bg)
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