venerdì 9 aprile 2010

Sono proprio io

Sono proprio io

Nel vangelo di Luca 24,36-49 Gesù apparendo agli undici e agli altri discepoli sconvolti e pieni di paura che alla sua vista credevano di vedere une fantasma dice : “ Sono proprio io; toccatemi

e guardate”.

Durante il suo viaggiare in Palestina tanti sentivano il bisogno di vederlo, di toccarlo, ascoltare le sue parole nuove, il suo messaggio di amore. Altri, a cui non bastavano le parole, chiedevano guarigioni e miracoli. Gesù accontentò un po’ tutti rispettando le condizioni umane di ognuno, il povero, il peccatore, il fariseo, il sacerdote, l’ignorante, il soldato , il pastore, la prostituta e il benpensante. La sua parola, come piccolo seme che produce frutto, era in cerca del terreno adatto, del cuore disposto a riceverla.

Gesù voleva che i bambini lo avvicinassero per dire che bisognava diventare come loro; guariva per sollevare lo spirito e promuovere la fede in lui; avvicinava i peccatori per manifestarsi misericordioso; permise al diavolo di tentarlo per avvertirci che egoismo, potere e prestigio sono i tre pericoli principi che impediscono di ascoltare le sue parole; andava in collera per chi era duro di cuore o manipolava la Parola di Dio per tornaconto personale; fece miracoli per dimostrare che era il Figlio di Dio; predicò la porta stretta per raggiungere il Regno dei cieli conoscendo la debolezza del cuore umano più disposto a preferire il bene immediato; rimproverò l’audacia e la presunzione di Pietro, l’incredulità di Tommaso; condannò l’ingiustizia, predicò l’amore… perdonò il ladrone e i suoi crocifissori; fondò una Chiesa per i tempi futuri, e per consolarci e guidarci promise e inviò assieme al Padre lo Spirito Santo, spirito d’amore. Fece di tutto per compiacere il Padre e convertire l’uomo.

Nonostante tutto “ i suoi non lo riconobbero” quando giunse l’ora della sua condanna di crocifissione e morte: senza alcuna pietà si gridò: crocifiggilo”.

Vinse la morte con la sua risurrezione, la croce motivo di infamia divenne motivo di salvezza per tutti coloro che crederanno in lui.

“ Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati coloro che non hanno visto e hanno creduto!”, dirà a Tommaso.

Queste parole risuonano per noi ieri come oggi. Vedere per credere diciamo spesso quando non siamo convinti di una cosa. Questa misura se ha qualche valore per la scienza o per una prova qualsiasi, non vale per la fede.

La fede è credere in Gesù, è proprio lui che mi parla, che mi ascolta, che mi risponde, mi chiama per qualcosa di speciale che appartiene solo a me, piccola o grande cosa: valuta e valorizza le mie possibilità, il mio o miei carismi, affinché completi l’opera da lui iniziata: è proprio lui.

La fede è certezza delle cose presenti e speranza del mistero di Dio e delle promesse future. Riconoscere, accettare il mistero di Dio fra grande la piccolezza umana, ci fa rinascere bambini che spontaneamente amano senza chiedere, perché amano quello che vedono e sentono senza domandare accettando la logicità dell’affetto, dell’amore e della bellezza.

Attenzione: non mi obbliga, rispetta la mia libertà, il mio stato di adulto, aspetta il mio, il tuo “sì” senza forzare, perché all’amore si risponde senza forzature. Ci chiede di essere figli, fratelli,amici.

In questo periodo di Pasqua, passaggio dalla morte alla vita, viviamo un momento particolare, siamo più disponibili ad incontrare Gesù nella sofferenza e nella croce che nella sua risurrezione? a riconoscerlo e dire sempre: è proprio lui ?

Tutte le domeniche ricordiamo questo evento pasquale forse senza pensarci, senza riconoscere la sua voce che chiama:

Sono io, proprio io! Sono la via, la verità e la vita. Séguimi, aiutami a costruire un mondo migliore.

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