mercoledì 29 maggio 2013

Chiesa e famiglia 4: Tifare per i figli, per i giovani




"Il maggior bene che possiamo fare agli altri non è comunicare loro la nostra ricchezza, bensì rivelargli la loro".


Il titolo questa volta è particolare, ma merita tutta l’attenzione sia dei genitori , sia di chi è mandato a collaborare con i ragazzi per la loro crescita spirituale. I giovani hanno bisogno di essere incoraggiati, stimolati, sentirsi importanti, capaci di guardare lontano non solo per il loro avvenire ma anche per la loro crescita umana e spirituale.
Noi ci attendiamo di essere soddisfatti del nostro compito nel viaggiare assieme a loro, la stessa cosa vogliono loro: noi tifiamo per loro ma sono loro a giocarsi la partita della vita. Il nostro “tifo” vuol dire presenza, incoraggiamento. "Il maggior bene che possiamo fare agli altri non è comunicare loro la nostra ricchezza, bensì rivelargli la loro".
 
Tifare per i figli di Pino Pellegrino 

Sì, avete letto benissimo: la seconda mossa strategica dell'arte di educare è "tifare".
Tifare per il figlio.
Ogni bambino nasce ricco. Arriva sulla Terra con quei preziosi trecento grammi di cervello che gli danno possibilità pressoché infinite.
Sì, se utilizzassimo a pieno il nostro cervello, salterebbero tutte le scale per misurare l'intelligenza, tutti i test mentali.
Il cervello ha la capacità di immagazzinare dieci fatti nuovi al minuto secondo, può accogliere una quantità di informazioni pari a centomila miliardi!
Questo per il solo cervello.

E che dire della capacità di fantasticare, di immaginare, di creare, che risiede nella mente di un bambino? Più ancora, che dire della ricchezza del cuore che saprà amare? E della bocca che arriverà a parlare, a pregare?
Ecco il bambino: un orizzonte di possibilità incalcolabili!
Abbiamo, dunque, tutte le ragioni per essere tifosi del nostro figlio.
 
Chi tifa per una squadra, desidera che vinca, ma non può entrare in campo: deve lasciare ai giocatori il compito di condurre la partita.
Così nell'educazione: deve essere lui, il figlio, a costruirsi la vita; non possiamo sostituirlo, non possiamo prendergli il posto.


Però possiamo stimolarlo, possiamo incoraggiarlo. Possiamo tifare!Tifiamo perché il tifo passa entusiasmo. E chi ha entusiasmo ha grinta da vendere.Tifiamo perché la correzione può fare molto, ma l'incoraggiamento fa di più.
Tifiamo perché il tifo gli rivela energie nascoste. E questo è un dono straordinario. Lo sosteneva giustamente il filosofo francese Louis Lavelle (1883-1951): "Il maggior bene che possiamo fare agli altri non è comunicare loro la nostra ricchezza, bensì rivelargli la loro".

A proposito di ciò che stiamo dicendo, i cinesi hanno uno stupendo proverbio: "Credendo nei fiori, si fanno sbocciare".
Gli psicologi, invece, parlano di 'effetto Pigmalione'.
Secondo la leggenda, Pigmalione era un mitico re di Cipro che aveva il dono della scultura. Un giorno scolpì, in bianchissimo avorio, una figura di donna talmente bella che desiderò diventasse sua moglie.
Pregò allora gli dèi di trasformarla in donna. Gli dèi lo esaudirono e Pigmalione sposò la statua trasformata in bellissima carne.
Ecco: il desiderio, l'occhio buono, l'aspettativa, riescono a dar vita anche all'avorio, anche alle pietre.
È provato che gli insegnanti che credono nei loro ragazzi, che attendono tanto da essi, hanno, come risposta, prestazioni superiori a quelle date ad insegnanti pessimisti, freddi, poco fiduciosi.
È la triste prova del fatto che chi stima corto l'ingegno di una persona glielo accorcia ancor più ma è anche l'attesa conferma del proverbio cinese: "Credendo nei fiori, si fanno sbocciare".

L'AUTOSTIMA
L'autostima è una molla fondamentale per la crescita del figlio.
Hanno tutte le ragioni gli psicologi a sostenere che per vivere bene, ogni persona deve riuscire a dire di se stessa: "Io sono ok!".
I genitori patentati lo sanno bene.
Quindi non usano mai (assolutamente mai!)
parole invalidanti ('stupido', 'cretino', 'imbranato'...), ma solo parole incoraggianti: 'bravo', 'siamo orgogliosi di te', 'sei forte'... Il figlio sente (quanto sente!) l'apprezzamento dei genitori! Insomma, buttiamo nel cestino della carta straccia tutte le parole che rigano l'anima!

Quindi i genitori patentati accettano il loro figlio pienamente.
Un giorno il figlio del famoso pilota canadese Gilles Villeneuve sbuffò con i giornalisti: "Tutti pretendono da me prestazioni straordinarie come quelle di mio padre. Per favore, lasciatemi essere semplicemente Jacques Villeneuve".
Questa è saggezza!
Il pazzo dice: "Io sono Napoleone!".
Il nevrotico dice: "Io voglio essere Napoleone!".
Il saggio dice: "Io sono io e tu sei tu!".

Quindi i genitori che non vogliono ferire l'autostima del figlio, dosano le loro aspettative nei suoi confronti.
Aspettative esagerate, infatti, possono produrre una stima eccessiva nel figlio, stima che sovente viene frustrata dall'insuccesso per aver puntato troppo in alto.
Di qui la delusione e la depressione. In questi casi l'autostima subisce un colpo mortale.

QUESTO DICIAMO AL FIGLIO

Perle di autostima

• Se fai ombra, è segno che ci sei!

• Non rovinarti la vita per il giro vita!

• Ama la tua pelle, è la sola che hai!

• Non dare troppo peso al peso!
 
• Non dare agli altri il potere di renderti infelice con i loro sorrisi da presa in giro.
 
• Si può essere notevoli, senza essere notati.

• Non sempre si può essere belli, sempre si può essere buoni.

• Se ti accorgi di non poter crescere in statura, cresci in simpatia!

Da Bollettino Salesiano,marzo 2013

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