"Giocherò, sì giocherò, da solo e in compagnia, per quanto non ho giocato nella
mia infanzia e anche
dopo".
A Pasqua ho ricevuto questa lettera
da un mio compagno di collegio-orfanotrofio quando eravamo ancora ragazzini. Ci
siamo sentiti alcuni anni fa in occasione di una festa organizzata per la
nostra maestra (elementari) e da allora ci sentiamo spesso: non ci siamo ancora
incontrati.
Lui settanta compiuti a Pasqua io
quasi due in più, forse ci rivedremo ad agosto per i suoi cinquanta anni di professione
religiosa: è un religioso degli Oblati
di Maria Immacolata.
Ciò che vi propongo sono pensieri
suoi in occasione della Pasqua di Risurrezione. E’ facile in questa occasione
avere di questi pensieri: la morte che richiama la risurrezione e viceversa. Spero
che vi sia di aiuto, conforto, speranza. Dò a Lui la Parola.
“Quest’anno il compleanno
mi ha ricordato anzitutto quello di un mio compagno di teologia di cui abbiamo
festeggiato alcuni anni fa a Cosenza i suoi 70 anni. Ora è lassù dopo aver
scoperto un tumore e continuato a evangelizzare morendo, si può quasi dire,
sulla breccia! E ricordo anche un altro grande missionario morto pure di tumore
qualche anno fa che mi aveva guidato nel passaggio dal Seminario Diocesano di
Cefalù al Noviziato dei Missionari omi, morto anche lui di tumore!
Insomma questo compleanno mi ha
ricordato oltre la Settimana Santa vicina, fra l’altro sono nato un Mercoledì
Santo e battezzato il Sabato Santo nella Solenne Celebrazione del
mattino, la Pasqua di Gesù e mia! In ciò sono stato favorito da alcuni
acciacchi giunti negli ultimi mesi a cui sto facendo fronte al meglio ma
cosciente che comunque possono portarmi più vicino alla mia Pasqua: il mio
passaggio da quaggiù a lassù!
In genere a tutto questo non ci si vuol pensare! Io cerco di pensarci più
spesso e in modo più realistico. E se non tutti i mali vengono per nuocere
neanche questo. Anzi!
Infatti, mi vien da pensare:
“Quando
sarò finalmente e per Sua infinita misericordia, introdotto al Suo cospetto, e
in quel luogo felice, anzi felicissimo, chiamato “Paradiso” potrò finalmente
“sfogarmi” e fare finalmente quelle cose che quaggiù non avevo saputo o non ero
riuscito a fare o che ho fatto male o per così breve tempo.
Giocherò, sì giocherò, da solo e in compagnia, per quanto non ho giocato nella
mia infanzia e anche
dopo.
Potrò
abbracciare e baciare i miei familiari, parenti, amici e non solo ammirandone
la bellezza interna ed esterna con complimenti a non
finire!
Mi
metterò a cantare, a suonare, a danzare, senza remora alcuna, con le persone
più brave e più belle, lasciandomi guidare ma anche guidando la
danza.
Parlerò, a tu per tu, con tutti e
tutte, con ciascuno e ciascuna e anche insieme senza nessun timore interno o
esterno.
Finalmente
potrò esprimermi pienamente, sicuro di essere ben capito e fino in fondo e di
capire pienamente chi mi sta di
fronte.
Potrò
fissare la loro bellezza interna ed esterna senza turbamenti.
Finalmente
sarò libero dentro e fuori e questa libertà potrò esprimerla e gridarla davanti
a Lui, davanti a tutti e davanti a me
stesso.
Farò lunghe anzi lunghissime passeggiate con le persone a me più care e più
simpatiche. Ammirerò la bellezza Sua ma anche della natura ma anche di tutti e
di ognuno!
E
nel mio rapporto con Lui pienamente immerso e senza distrazioni di sorta
prevarranno la lode e il ringraziamento in modi sempre vari e crescenti “per
tutto e per sempre”!
E con Maria potrò godere della compagnia più bella e più splendida che esiste
dall’eternità e per l’eternità: col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo e
coi suoi angeli e santi!”
Ecco come mi immagino la mia Pasqua!
Ma la parte più bella è lasciata alla fantasia e all’amore di Dio capace di
andare infinitamente oltre tutto questo e di stupirmi e in modo crescente per
l’eternità! Come dice S. Paolo: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio
udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo
amano.
Perciò il prezzo da pagare non è grande e non è troppo! Pochi anni ancora, per
quanto duri potrebbero essere e poi, per sempre, per l’eternità, in cui, come
dice molto bene S. Agostino, non sarà la gioia ad entrare in me ma io ad
entrare in essa rimanendone pervaso e intriso completamente.
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