Il Figliol prodigo Luca 15,1-3; 11-32
Questa parabola è forse la più bella fra tutte le parabole:
è così chiara e commovente che mi è difficile farne un commento. La vita di
ognuno di noi ha dovuto ricorrere a questo padre buono disposto a perdonare
sempre e darci la gioia di ritornare a stare, ad abitare nella sua casa. Solo
conoscendo il perdono abbiamo avuto la possibilità di parlare ad altri di
perdono; conoscendo l’amore misericordioso e disinteressato abbiamo avvicinato
tanta gente che la pensava diversamente
da noi, stare con loro, mangiare con loro, fare festa con loro, rallegrarci con
loro.
Mi vengono in mente altre due pagine del vangelo che
considero altrettanto belle: quella della Samaritana, e l’altra del buon
samaritano. Della prima cito soltanto le parole di Gesù: Se tu conoscessi il
dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa
gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Chiedere,forse
è una parola che dimentichiamo spesso perché non conosciamo il dono di Dio e
non aderiamo alla sua Parola…
Della seconda ricordo le parole di Gesù: “Chi di questi
tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va e anche
tu fa lo stesso». Se un samaritano è stato lodato da Gesù, quanto possiamo
fare di più noi possedendo l’acqua viva che ci dona Lui? La parola di Gesù ci
deve dare la carica per migliorare la nostra vita cristiana e riconoscere Gesù
nell’altro, ricordando la misericordia del Padre.
In questa parabola, erroneamente indicata come parabola del
Figliol prodigo, in effetti Gesù svela il vero volto di Dio, ciò che Dio
veramente è: un Padre amoroso, misericordioso, che fa il primo passo verso il
peccatore, anzi gli corre incontro, gli si getta al collo, lo bacia. Sì, nel
padre della parabola Gesù vuole indicare il Padre suo, il Dio unico del popolo
d’Israele, ed anche di quei farisei e scribi che criticavano il suo modo di
fare: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Chiamiamola allora “Parabola del Padre misericordioso”.
Scribi e farisei si
ritenevano giusti, osservanti delle tante leggi che si erano date disdegnando
chiunque non le osservava o non poteva osservarle: stare con i peccatori voleva
dire rendersi impuri: nelle loro parole è implicita una condanna per quei tanti
peccatori che si avvicinavano a Gesù per ascoltare le sue parole.
La parabola è diretta a loro, al loro modo di comportarsi:
sarà lo stesso comportamento del fratello maggiore, comportamento di condanna
verso il fratello pentito, giudizio che fa più attenzione alle cose temporali
della vita e non al suo fine ultimo.
Nelle parole del figlio al padre: “Padre, ho peccato verso
il Cielo e davanti a te” possiamo ravvisare il suo vero peccato, che è un
peccato contro Dio, verso il suo rapporto con Dio con il fallimento della vita
intrapresa, una vita senza Dio. Nei suoi pensieri non si nota un vero
pentimento, una vera conversione, tornando dal Padre gli era sufficiente essere
trattato come uno dei suoi servitori, un salariato. L’atteggiamento del padre è
per lui una sorpresa: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il
vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio
figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E
cominciarono a far festa”.
“Era morto ed è tornato in vita”. Il peccato uccide, la
misericordia risuscita.
Riflettendo sul nostro rapporto con Dio spesso ci lamentiamo
della nostra debolezza, del nostro sforzo per avvicinarci a Lui, della porta
che troviamo stretta, del cammino difficile…Forse ci siamo fatti un’idea
sbagliata di Dio, di un padre-padrone come i due fratelli della parabola. Ma il
padre vedendo arrivare il figlio più giovane “gli corse incontro”, e al fratello maggiore che non voleva
entrare in casa e partecipare alla festa “uscì a supplicarlo”…
.Sì, è vero, Dio ci vuole suoi, ci vuole santi, ma conosce
il fango da cui ci plasmò, ma Lui guarda molto di più a quella parte di noi che
vuole che sia a sua immagine e somiglianza, rispetta la nostra libertà, fa il
primo passo, e quando sente un nostro “sì”
lascia alle spalle i nostri peccati disposto sempre ad usare
misericordia, e fare festa… A Dio piace fare festa…
Nei momenti di dubbio, di crisi sarebbe bello sfogliare le
pagine del vangelo, andare a rivedere le belle parole di Gesù, bere alla fonte
viva…
“ Così vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore
convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” Lc
15,7
“Così vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un
solo peccatore che si converte”. Lc15,10
..“ In verità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato
casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva
molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà”
Lc18,28.30
Per poi trovare il vero senso di appartenenza a Dio Padre e
ai fratelli per mezzo di Gesù:
«Con la misura con
la quale misurate sarete misurati» (Mt 7, 2) e «Beati i misericordiosi perché
troveranno misericordia» (Mt 5, 7).
Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da
bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua
viva”
“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta
frutto, lo pota perché porti più frutto…Io sono la vite, voi i tralci…Chi
rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far
nulla” Giov cap. 15
“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta
frutto, lo pota perché porti più frutto…Io sono la vite, voi i tralci…Chi
rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far
nulla” Giov cap. 15
Per ultimare un pensiero di Madre Teresa:
“ Il giorno della confessione ho
detto tutti i miei peccati e Gesù ha preso tutti i miei peccati. Dopo la
confessione ho sentito il mio cuore cantare.”
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