Un occasione per ricominciare, un occasione per ritrovare la fede di una volta, un occasione per conoscere e approfondire una fede vera.
Proponiamo un articolo di Don Tonino Lasconi pubblicato su Bollettino Salesiano, giugno 2012
TONINO LASCONI
Ricreare il contatto
La famiglia “di una volta” non proponeva ai figli la fede portandoli al catechismo, che si riduceva a un breve periodo prima dei sacramenti, ma per contatto.
La famiglia ha ancora “ricchezze” capaci di proporre ai figli la dimensione religiosa della vita? Senza perderci in complicate analisi, ci limitiamo a rapidi cenni, dal momento che la storia la stiamo vivendo e perciò la conosciamo. La famiglia “di una volta” (attenzione! “Una volta” non è secoli fa, ma cinquant’anni!) non proponeva ai figli la fede portandoli al catechismo, che si riduceva a un breve periodo prima dei sacramenti, ma con l’imprinting, per contatto. Il rosario, la Messa della domenica, il segno di croce davanti alle “madonnette”, il bacetto a Gesù e alla Madonnina, le feste del patrono, le processioni… facevano respirare la presenza di un Dio che ci ha creato, che ci segue, che ci chiede di vivere secondo le regole e i riti della Chiesa. Questa “aria religiosa” trovava un grosso rinforzo nell’autorità degli adulti.
Un “vai a Messa” del papà, o un “vieni a Messa” del parroco non si discutevano. Alla fine degli anni ’60, tutto è cambiato velocemente.
È terminata così la capacità della famiglia di educare i figli ai valori tramandati, perché cinema, televisione, cantanti, scuola, sport, internet... offrivano proposte nuove e suggestive, nelle quali, tra l’altro, non c’era più bisogno di cercare sicurezza e conforto in Dio, perché offerti da agenzie molto più concrete e verificabili. In questo nuovo contesto, il “vai a Messa” del papà, e il “vieni a Messa” del parroco hanno perso ogni efficacia.
Arriviamo così al presente. Quei ragazzi che negli anni ’60 si allontanavano dalla religiosità dei genitori oggi sono nonni. I loro figli, che non hanno più “respirato” la religiosità in famiglia, sono gli attuali genitori che hanno vissuto la giovinezza senza preghiere, senza Messa, e senza preoccuparsi delle regole della Chiesa, e che adesso portano i loro figli al catechismo, salvo ovviamente la concomitanza con impegni sportivi, ma non alla Messa della domenica, dedicata al footing, alla palestra, alle gite, allo sport. Li portano al catechismo per la prima comunione e cresima, considerate dalla parrocchia come tappe di iniziazione alla fede cristiana, ma vissute dalle famiglie e dai ragazzi come appuntamenti sociali. In questa situazione abbiamo due possibilità: arrenderci, dichiarando impossibile proporre ai giovani il “vieni e seguimi” di Gesù, oppure attrezzarci per una nuova educazione alla fede, partendo dal ricreare l’imprinting,( l’educazione originaria, come una volta).
Bollettino Salesiano giugno 2012
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