Buon Natale: da uno
scritto di don Tonino Bello
Se mi fosse concesso di lasciare nella mezzanotte il trasognato rapimento della liturgia, e aggirarmi per le strade della città, e bussare a tutte le porte, e suonare a tutti i campanelli, e parlare a tutti i citofoni, e dare una voce sotto ogni finestra illuminata, vorrei dire semplicemente così: |
|
Mi chiedo, però, se questi
auguri, formulati così, magari all'interno di un piano-bar, o di una sala-giochi, o di una discoteca, o di un altro tempio laico dove la gente, tra panettoni e champagne e luci psichedeliche |
Mi domando se gli auguri di Natale formulati così, magari all'interno della
Stazione Centrale dove tanta gente alla deriva trova riparo dal freddo notturno
nella sala d'aspetto (ma senza che aspetti più nulla e nessuno)..., faranno
rabbia o tenerezza, susciteranno disprezzo o solidarietà, provocheranno
discredito o lacrime di gioia.
Mi interrogo come saranno accolti questi auguri dalla folla dei nuovi poveri
che il nostro sistema di vita ignora e perfino coltiva. Dagli anziani reclusi
in certi ospizi o abbandonati alla solitudine delle loro case vuote. Dai
tossico-dipendenti prigionieri di una insana voluttà di autodistruzione. Dagli
sfrattati che imprecano contro il destino. Dagli ex carcerati che non trovano
affetto. Dai dimessi degli ospedali psichiatrici che si aggirano come larve.
Dagli operai in cassa integrazione senza
|
prospettive.
Dai disoccupati senza speranze.
Da tutta la gente, insomma, priva dell'essenziale: la salute,
la casa, il lavoro,
l'accesso alla cultura, la partecipazione. |
Mi domando che effetto faranno gli auguri di Natale, formulati così, su
tanta gente appiattita dal consumismo, resa satura dallo spreco, devastata
dalle passioni. Sulla moltitudine di giovani incerti del domani, travagliati da
drammi interiori, incompresi nei loro problemi affettivi. Sulle folle di
terzomondiali che abitano qui da noi e ai quali ancora, con i fatti, non
abbiamo saputo dimostrare di esser convinti che Gesù Cristo è venuto anche per
loro.
Mi chiedo per quanti minuti rideranno dinanzi agli auguri di Natale,
formulati così,
coloro che si sono costruiti idoli di sicurezza:
il denaro, il potere, lo sperpero,
il tornaconto,
la violenza premeditata,
l'intolleranza come sistema,
il godimento come scopo assoluto della vita.
|
|
E allora? Dovrei abbassare il tiro? Dovrei correggere la traiettoria e
formulare auguri terra terra, a livello di tana e non di vetta, a misura di
cortile e non di cielo?
No. Non me la sento di appiattire il linguaggio. Sono così denutrite le
speranze del mondo, che sarebbe un vero sacrilegio se, per paura di dover
sperimentare la tristezza del divario tra la formulazione degli auguri e il
loro reale adempimento, mi dovessi adattare al dosaggio espressivo dei piccoli
scatti o dovessi sbilanciarmi sul versante degli auspici con gli indici di
prudenza oggi in circolazione.
Andiamo fino a Betlemme |
Anzi, se c'è una grazia che desidero
chiedere a Gesù che nasce, per me e per tutti,
è proprio quella di essere capace di
annunciare,
con la fermezza di chi sa che non
resteranno deluse,
speranze sempre eccedenti su tutte le
attese del mondo.
|
|
Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. Il volto
spaurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura. L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità
di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.( Mons, Tonino Bello)
la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura. L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità
di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.( Mons, Tonino Bello)
Nessun commento:
Posta un commento