Tocca a chi legge decidere!!
«Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo
il sentiero del villaggio, quando, nella lontananza, apparve il Tuo aureo
cocchio come un segno meraviglioso; io mi domandai: Chi sarà questo Re di tutti
i re?
Crebbero le mie speranze e pensai che i miei giorni tristi sarebbero finiti; stetti ad attendere che l'elemosina mi fosse data senza che la chiedessi, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere.
Il cocchio mi si fermò accanto. Il Tuo sguardo cadde su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita.
Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano dritta dicendomi: "Cosa hai da darmi?".
Ah !, qual gesto regale fu quello di stendere la Tua palma per chiedere a un povero!
Confuso ed esitante tirai fuori lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e te lo diedi.
Ma qual non fu la mia sorpresa quando, sul finir del giorno, vuotai per terra la mia bisaccia e trovai nello scarso mucchietto un granellino d'oro!
Piansi amaramente di non aver avuto il cuore di darTi tutto quello che possedevo».
Crebbero le mie speranze e pensai che i miei giorni tristi sarebbero finiti; stetti ad attendere che l'elemosina mi fosse data senza che la chiedessi, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere.
Il cocchio mi si fermò accanto. Il Tuo sguardo cadde su di me e scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita.
Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano dritta dicendomi: "Cosa hai da darmi?".
Ah !, qual gesto regale fu quello di stendere la Tua palma per chiedere a un povero!
Confuso ed esitante tirai fuori lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e te lo diedi.
Ma qual non fu la mia sorpresa quando, sul finir del giorno, vuotai per terra la mia bisaccia e trovai nello scarso mucchietto un granellino d'oro!
Piansi amaramente di non aver avuto il cuore di darTi tutto quello che possedevo».
Tagore
È giorno di mercato e di festa nella piazza
davanti all’Abbazia di Cluny. Jean, un giullare povero, cerca di
guadagnarsi qualche soldo con il suo repertorio di giochi e canzoni. La folla
lo dileggia e chiede con insistenza che intoni un inno, l’‘Alleluja del vino’.
In quel momento esce dall’abbazia il priore, arrabbiato per questo canto
scandaloso e rimprovera Jean invitandolo a una vita migliore, forse nel suo
convento, dove potrà fare penitenza. Jean lo segue senza esitazione. I monaci
trascorrono le loro giornate pregando e lavorando; ognuno di loro onora la Vergine con l’arte in cui
eccelle, chi dipingendone e scolpendone le sembianze, chi cantandone le lodi in
versi aulici e in musica togata. Jean è afflitto perché non sa cosa dedicare
alla Vergine, finché un giorno egli riveste segretamente l’antico costume
giullaresco e davanti all’altare saltella giulivo sui ritmi e le melodie di
vecchie canzoni erotiche e guerresche. Sorpreso dai monaci scandalizzati, sta
per essere fermato, quando improvvisamente avviene il miracolo: la statua della
Madonna si anima e benedice Jean, che spira in una dolce estasi. I frati si
inginocchiano: «Beati gli umili», recita il priore, «perché vedranno Dio».
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