Essere testimoni di Cristo nella propria comunità ( seconda parte)
B) Essere testimoni di Cristo risorto, consapevolezza e certezza della sua presenza.
- Testimoni dell’eternità: chi chiede nella preghiera la vita eterna per tutto il mondo?
Spesso siamo abituati a chiedere per noi e per gli altri, cose, aiuti per questa vita terrena. Abbiamo mai pensato che nella preghiera che ci ha insegnato Gesù, il Padre nostro, quel “liberaci dal male” ( malattie, sciagure, beni per i figli, ecc.) è messo come ultima cosa da chiedere? Sperare e chiedere l’eternità è prioritario: ne va della nostra e altrui salvezza.
- Testimoni del sacrificio pronti a “ dare la vita per il Vangelo”, consapevoli che l’eternità diventa presente dal momento che io agisco con e per amore: l’eternità, il Regno dei cieli è già presene in questa terra. Siamo, dobbiamo essere testimoni dell’eternità: vuol dire mettere il sigillo dell’eternità, essere manifestazione vivente della consacrazione della comunità. Ogni iniziativa deve riguardare la comunità, è dare testimonianza dell’amore e dell’eternità,
è speranza dell’eternità.
C) “Da questo sapranno che siete miei discepoli”
- Spiritualità della comunità: Presentando il vero volto di Gesù, creando la comunione, facendo della nostra Chiesa una scuola di comunione, una casa costruita sulla parola di Gesù.
- Avere uno spirito di condivisione perché Gesù è uno, la Chiesa è una: noi siamo, facciamo Chiesa perché siamo tutti di Gesù.
- Compito dei laici è mantenere, fomentare lo spirito di comunione dove non arrivano i ministri. Essere collaboratori che vedono ciò che il ministro non vede o non può vedere. Essere “ buono come buono è il mio padrone" ( Charles de Foucauld.)
- Nessuno si creda navigatore solitario, ogni inviato è voluto da Cristo, è inviato per servire…. consacrati nella verità, devono sentirsi in comunità con la Chiesa, essere e fare comunione: il mandato ricevuto da parte del parroco è una chiamata di servizio per la comunità.
- Il parroco deve demandare ai laici alcune attività che lui da solo non può portare avanti, consapevole che il lavorare insieme rafforza la comunione, dà testimonianza piena, ci unisce tutti a Gesù e al Padre.
“E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e che li ha amati come hai amato me”. (Gv 17,23)
L’impegno dunque non è un vanto, è una missione di responsabilità.
- Lavorare insieme diventa garanzia della presenza dello Spirito Santo che lavora in noi, siamo collaboratori di Dio non protagonisti.
- Insieme nella gioia e nelle difficoltà, ognuno si sente responsabile della riuscita dell’altro e di tutta la comunità. Ognuno deve sentirsi realizzato come frutto, parte dei frutti di un albero, uno di quei tanti nella Chiesa di Dio. Il nostro traguardo non è condizionato dal successo, ma dal condividere la propria esperienza con gli altri.
- Nelle difficoltà con le persone non combattiamo le persone, ma la mentalità, le critiche, il disimpegno…salvaguardiamo sempre l’uomo, perché è sull’uomo che dobbiamo costruire il cristiano
- Consapevoli che esiste la tentazione di abbandonare di fronte alle difficoltà, sentendoci a volte inadeguati, non dimentichiamo di dare valore alla comunione del corpo mistico. Siamo Chiesa in continua crescita, chiesa comunità non perfetta che impara a camminare anche dagli errori….
- Un appoggio sicuro: chiedere il sostegno, l’aiuto degli altri, la preghiera degli ammalati e dei sofferenti della comunità sapendo valutare e riconoscere la fede della loro preghiera. La potenza di Cristo si manifesta nella debolezza.
Gli ammalati sono un grande tesoro della comunità, dono che deve essere visto e apprezzato dalla comunità.
- Nei rapporti con gli altri il cristiano come prima cosa guarda l’uomo nella consapevolezza che senza uomo retto non si può avere il cristiano.
Prima uomini, dopo cristiani e poi ancora divini.
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