Dinamismo della personalità e apertura alla vita di fede
Ci sono catechisti che hanno studiato psicologia e forse sanno come parlare ai bambini, nel contesto religioso del programma che devono svolgere. Ma la maggior parte non hanno fatto questo percorso.
Molto spesso l’attività del catechista si esaurisce nell’incontro di catechesi, una volta alla settimana. L’incontro settimanale può bastare? Ma questo incontro può, deve essere l’inizio di ogni altra attività o iniziativa in comunione con gli altri catechisti e nella parrocchia.
Il catechista cercherà di conoscere uno per uno i suoi ragazzi, un po’ alla volta, magari usando un diario dove annotare ogni particolare di ognuno (nome per nome) della sua vita personale: preoccupazioni, compagni, sport preferito, scuola, feste di famiglia, interessi dei genitori…Sarà un modo per accoglierli meglio e meravigliarli del nostro interesse per loro. Un ragazzo accolto male non potrà accogliere nulla. Ogni ragazzo deve sentirsi accolto come persona unica, degna di attenzione.
Il bambino , già a sei anni, incomincia a riflettere, acquista la consapevolezza di saper pensare, a dubitare ( incomincia il periodo che…forse papà non sa proprio tutto!).
Trova poco a poco l’orientamento (9-11 anni) verso il mondo esterno e si apre a nuovi interessi, incomincia a delinearsi la sua identità negli incontri con i genitori e la società, altri educatori o persone significative; incomincia a stabilire un contatto più esteso con i propri coetanei, con gli adulti, maestri, educatori, catechisti.
In questo periodo diventa determinante l’influsso positivo o negativo che i genitori e la società possono avere sul bambino: i suoi atteggiamenti o risposte o reazioni possono essere positive o negative. Certi atteggiamenti impositivi, autoritari possono allontanarlo, mentre esperienze positive di accoglienza e appartenenza ad un gruppo sociale aperto possono indirizzarlo ad una integrazione di valori sociali e religiosi.
Il bambino si apre al religioso mediante l’assimilazione dei valori che l’ambiente familiare e quello sociale gli propongono.
L’operatore di catechesi può trovarsi , come si è notato, di fronte a due categorie di bambini da una parte , e di fronte a due tipi di educatori dall’altra, i genitori e la società. Per conoscere meglio i bambini diventa importante il contatto con in genitori e un occhio alla società.
L’ora di catechesi non è come a scuola. Il luogo d’incontro va curato, i bambini devono sentirsi a loro agio, devono sentire quest’ora diversa dalle solite lezioni, ogni incontro non sarà come il primo, ma ogni volta è bene dedicare qualche minuto ai convenevoli e alle notizie di una settimana trascorsa: è importante che tutti i ragazzi si sentano accolti ogni volta con bontà e senza evidenti preferenze: attenti a non far parlare solo e sempre gli stessi.
Partendo dal presupposto che la religiosità è una disposizione naturale della persona possiamo riscontrare l’incidenza dello sviluppo conoscitivo e affettivo sociale nella religiosità del bambino.
Il bambino tende a rappresentare Dio con tratti umani, in modo antropomorfico ma inizia anche ad avere una certa conoscenza del fatto che Dio è “un altro” rispetto all’uomo. Gli attributi onnipotente, onnisciente, onnipresente sono qualcosa di grande che attribuisce a Dio senza conoscerne il vero significato ( verranno compresi dopo i nove anni).
Pian piano la sua rappresentazione di Dio si distaccherà dal concreto per arrivare, verso gli 11-12 anni, ad una rappresentazione di Dio staccata dagli attributi umani e comprese nella loro espressione simbolica.
E’ importante a questo punto che chi opera nella catechesi, nel rispetto delle diverse età dei ragazzi, adotti un linguaggio adatto, facilmente comprensibile per attirare l’attenzione fin dall’inizio facendo uso anche di cartelloni ben preparati o da preparare con loro, racconti, diapositive, giochi, canti… per avvalorare il messaggio trasmesso o da trasmettere.
Non ultimo si ricordi l’operatore di catechesi che è un testimone delle cose che annuncia e tale deve apparire agli occhi e al cuore dei ragazzi: dopo aver preparato l’aspetto pedagogico e materiale dell’incontro di catechesi dedichi un po’ di tempo a se stesso riflettendo e facendo proprio ciò che deve insegnare e proporre, far scoprire e assimilare.
Ancora tre parole:
La prima: si è parlato dell’ora di catechismo. Un’ora la settimana. In molte parrocchie è proprio un’ora completa tra arrivo, convenevoli e chiusura.
Sarebbe opportuno, ideale, che i bambini, i ragazzi usufruissero di quell’ora inserita nel complesso di attività della parrocchia in modo che l’annuncio della Parola venga a far parte di una vita normale nella chiesa: saluto, incontro, gioco, scherzo, allegria, riflessione, preghiera: un tutt’uno nella vita ecclesiale.
La seconda: I catechisti pretendano la presenza del sacerdote anche di pochi minuti : non trascurate, catechiste/i il valore carismatico di questa presenza. Un sacerdote buono, affabile, amico, sorridente fa molto di più di una lezione di catechismo; sarà ricordato negli anni dal ragazzo molto più facilmente di altre cose o di altre persone.
La terza: I catechisti non dimentichino la preghiera, insegnino a pregare con pazienza e convinzione: dalla recita alla preghiera personale, dalla preghiera del gruppo a quella liturgica di tutta la comunità. Piccoli passi alla volta e con amore.
Parole d'oro per chi opera in questo ambito. Al di là della corretta analisi circa le cose che i bambini capiscono a seconda della loro età.
RispondiEliminaVolevo aggiungere una mia esperienza circa la catechesi. Spesso i genitori, ma anche la società cattolica, delegano-relegano all'incontro di catechismo tutta la crescita spirituale del bambino. Bisogna rientrare nella mentalità che il bambino va seguito nella sua amicizia con Gesù sempre. Anche dal semplice comportamento dei genitori imparerà moltissimo, sopratutto nei primi anni di vita.
Al di là che ci sono anche quelli che mandano i bambini a catechismo solo perché ci vanno tutti e si sentirebbe escluso.
Concludo dicendo che è importante recuperare un certo dialogo con le famiglie, oggi soggetto sempre più in crisi (per molti fattori) e assente dal punto di vista educativo.
Ti ringrazio Fsbio per la testimonianza apportata.Purtroppo, lo dico per mia esperienza, è proprio vero,come è anche vero che molti parroci trovano difficoltà e si arrendono a cercare il contatto e il dialogo con i genitori. Per questo mi sembra sottolineare l'importanza dell'insistenza dei catechisti nel sollecitare il parroco e chiedere di provare prima di abbassare le braccia.
RispondiEliminaIn questo stesso intervento voglio dire due parole all'Anonimo ( Myriam che conosco tramite internet). Ciò che dici è sacrosanto, non lo metto in dubbio.
Ciò che io altre volte ho voluto sottolineare è il fatto secolare che ci sono molti cristiani che, non per colpa loro, non hanno avuto la possibilità di approfondire la propria fede ovvero non hanno potuto e nonostane questo vivono una fede più sincera e più forte di tanti altri anche teologi.Ricordiamo la vecchietta dei vangeli che dà tutto quello che ha o la donna che le è bastato toccare le vesti di Gesù...Da esempi come questi dobbiamo imparare la semplicità nel credere e nell'amare.
Grazie , Myriam, per essere intervenuta. Continua a farlo.