sabato 4 febbraio 2012

“ Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e i peccatori?”

Molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù… Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo,seduto al banco delle imposte, e gli disse:
«Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì




Mc 2,13-17
“Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti, infatti, quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori»”.

Gesù è agli inizi della sua predicazione, molte persone lo seguivano per ascoltare dalla sua bocca cose mai sentite, cose nuove che meravigliavano, entusiasmavano. Lo seguivano anche per le guarigioni che Gesù operava.
Mentre camminava, seguito dalla folla, vide un pubblicano, esattore delle tasse e lo invita a seguirlo. Si chiamava Levi, noi lo conosciamo col nome di Matteo l’evangelista. Questi, che stava seduto al banco riscuotendo le imposte, lascia tutto e lo segue, non farà più quel lavoro: era un pubblicano, conosciuto da tutti come un peccatore a causa del suo mestiere, ritenuto ladro, usurpatore… Da ricordare che né Andrea, né Pietro, né Giacomo né Giovanni lasciarono il loro mestiere, forse perché visto non occasione di peccato.
Levi, Matteo sarà stato accattivato dallo sguardo di Gesù, forse aveva già sentito parlare di Gesù, ma vederlo di persona fu un’altra cosa, lo invita a pranzo a casa sua e Gesù non si fa pregare, anzi ha l’occasione di conoscere altri pubblicani amici di Levi, che probabilmente li aveva invitati perché avessero modo di incontrare Gesù che aveva dato un impulso nuovo alla sua vita.
Ma la cosa non piacque agli scribi e i farisei che passando di lì ne furono scandalizzati: Gesù mangiava con dei peccatori! “ Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e i peccatori?” chiedono ai discepoli di Gesù. E avevano in qualche  modo ragione perché avvicinare, stare, addirittura mangiare con dei peccatori era proibito dalla legge, dovevano essere isolati, ma era Gesù che dava loro fastidio perché con le sue azioni e i suoi insegnamenti svelava la loro ipocrisia.
Gesù, udito quelle parole risponde: “: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Non sappiamo la risposta degli scribi e dei farisei, ma conosciamo il loro comportamento in seguito, come osteggiavano Gesù e il suo insegnamento, addirittura cercando di farlo morire.
Ha ragione l‘evangelista Marco quando fa notare che tutti rimanevano meravigliati dell’insegnamento di Gesù.
Anche noi entusiasma questo Gesù che non si stanca mai, sempre attento alle persone, soprattutto i più deboli, il suo amore sempre disponibile pronto a donarsi.
Nello scegliere quelli che saranno i suoi inviati nel mondo, non cerca saggi ma uomini comuni, semplici: anche per Matteo che in questo brano è stato chiamato a seguirlo, giudicato peccatore da tutti, a Gesù è bastato vederlo dedicato al suo lavoro, sì perché Dio è capace di smuovere gli animi con molto poco, con uno sguardo e una parola “Séguimi!”.
Anche noi abbiamo ricevuto un giorno una chiamata dal Signore e quel giorno è stata una festa: hanno fatto festa i nostri genitori al nostro battesimo; abbiamo fatto festa noi al ricevere Gesù per la prima volta, prima comunione; abbiamo fatto festa ricevendo la cresima; hanno fatto festa i nostri genitori e forse anche noi quando davanti all’altare ci siamo sposati; i sacerdoti dopo aver ricevuto l’ordine sacerdotale…
La festa è segno di gioia per qualcosa che ci ha resi felici, l’avere raggiunto uno scopo. Nei momenti religiosi che abbiamo ricordato, abbiamo festeggiato un incontro con Dio, incontri che hanno segnato in qualche modo la nostra vita, un punto fermo nella nostra storia.
Essere cristiani è rispondere alla chiamata, come Matteo. Nel tempo, col passare degli anni, essere cristiano vuol dire essere fedeli a quegli entusiasmi delle feste che per un giorno ci hanno resi felici, continuare a vivere con l’entusiasmo di allora a seguire il grande Maestro.
Essere cristiani è ricordarsi ogni giorno che Dio ci ha sempre amati e ci ama, dà un nuovo senso alla nostra vita. Matteo sembra dirci, dopo aver deciso di seguire Gesù, che lui non fu chiamato a seguire Gesù perché era onesto e convertito quando Gesù si è chinato su di lui e lo ha amato, ha rivolto su di lui l’attenzione e lo ha chiamato.
Dio ci ha chiamati, se siamo convinti della nostra fede, se siamo stati capaci di entusiasmo e gioia per lui: essendo peccatori ci ha salvati, essendo salvati cerchiamo di seguirlo fino a raggiungerlo nel Regno dei cieli.

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