domenica 11 marzo 2012

Rabbì, Maestro è bello per noi essere qui...



                                                                                       Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,2-10 ) 

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


Gesù fa una pausa nel suo peregrinare, vedere tanta gente, operare prodigi e prima di questa pausa aveva parlato ai suoi discepoli della sua prossima morte.
Evidentemente i suoi non capivano il perché della morte, nemmeno le condizioni che poneva per seguirlo, come non capiranno dopo questo episodio cosa volesse dire Gesù con le parole “risorto dai morti”. Tra di loro si era creata una situazione di incertezza, forse di turbamento e perplessità sulla identità messianica di Gesù.
Dunque Gesù si permette una pausa, conduce con se verso “un alto monte” Pietro, Giacomo e Giovanni. Sul monte avviene qualcosa di straordinario,Gesù fu trasfigurato davanti a loro in una bellezza e candore mai viste prima; E' come se Gesù venisse per un istante "spogliato" dall'abito della sua umanità per essere rivestito dall'abito della Divinità. Gesù appare nello splendore e nella Bellezza del suo essere Dio.
 Assieme a Gesù i tre discepoli vedono Elia e Mosè che conversavano con Gesù: era bello lassù e Pietro non sapendo cosa dire o dallo stupore chiede  di fare tre tende e rimanere in quel luogo. Una nube li avvolge e una voce, la voce del Padre annuncia la figliolanza divina di Gesù e invita all’ascolto delle sue parole.
Subito dopo aver sentito la voce misteriosa tutto torna nomale con la sola presenza di Gesù e i suoi tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo, che cominciano a scendere dal monte.

La trasfigurazione di Gesù è stato un contentino per i suoi tre discepoli? Un segno particolare per mostrare loro chi veramente era? Mostrare loro la sua gloria? Rinfrancarli dopo gli ultimi avvenimenti o discorsi di Gesù?
Forse tutto questo…
I tre apostoli sono rimasti a fissare la visione ed hanno notato la bellezza del prodigio: capiranno dopo la sua risurrezione e la venuta della Spirito che nella persona di Gesù c'è un'altra vita, c'è un'altra natura oltre quella umana, la natura divina. Gesù non era quel messia che si aspettavano ma molto, molto di più.

Se questo fatto è stato riportato nei vangeli è perché è rimasto impresso nella mente  dei tre discepoli ed è stato tramandato a memoria ed esempio di tutta la cristianità  nei secoli. Memoria come segno divino che trasforma le persone, emoziona gli animi, incoraggia ad andare avanti per il cammino tracciato da Gesù, anche passando attraverso una porta stretta.

Pietro ci è di esempio: il suo entusiasmo forse non somiglia anche al nostro entusiasmo in alcune occasioni particolari della nostra vita nel rapporto di fede con Dio? Non abbiamo visto Gesù trasfigurato come Pietro con i nostri occhi, ma l’abbiamo sentito vivamente dentro di noi, gustato nella serenità della nostra preghiera, nella gioia di momenti sacramentali, forse anche in incontri con i fratelli sperimentando com’è bello stare insieme…
Ma come Pietro ci è capitato anche di perdere quell’entusiasmo, di non capire più , di non seguire più quella strada che ci sembrava buona, di non riconoscere Gesù o addirittura dimenticarlo…siamo sati incostanti, sfiduciati dinanzi ai problemi della sofferenza e del dolore o attratti dalla bellezza e lusinghe della vita del mondo…

Pietro tornerà in sé dopo la Pentecoste con la venuta dello Spirito Santo. Da allora non rinnegherà più il suo Maestro fino ad andare incontro alla morte per causa sua.
Forse a noi non toccherà di  morire come Pietro per Gesù, ma a noi toccherà come Pietro dopo la Pentecoste farci possedere e guidare completamente dallo Spirito Santo, abbracciando l’amore che continuamente ci viene offerto: l’amore di un Padre che ama, sa attendere disposto ad abbracciarci in qualsiasi momento.
Farci possedere e guidare dallo Spirito Santo, essere investiti, come Pietro dallo Spirito santo capire di essere da Lui investiti fino a capire di esserlo veramente in un rapporto di dialogo con Lui e di attesa di risposte-

Per capire quando si è investiti dallo Spirito Santo, dovremmo capire la Santissima Trinità, questo grande mistero che occupa tutto l’uomo fin dalla sua creazione.
Ma, se seguiamo le parole di Gesù nei vangeli vediamo che lo Spirito Santo è stato promesso e poi inviato da Gesù assieme al Padre, per assistere gli apostoli, ricordare e far capire loro quanto Gesù ha annunciato durante la sua permanenza sulla terra.
L’esempio di Pietro è un esempio chiaro del suo comportamento e anche del nostro.

Lo Spirito Santo lo riceviamo per mezzo del battesimo e una conferma nella Cresima. Ci è donato gratis come la fede. Come la fede va curata altrimenti muore, così anche il dono dello Spirito Santo se vogliamo essere investiti dall’ amore di Dio.
Lo Spirito non è  l’amore ricambiato tra Il Padre e il Figlio? Ed è proprio questo amore che ci conduce verso la pienezza della nostra fede.

Lo Spirito Santo non lo vediamo, come non vediamo il Padre, come non vediamo Gesù, eppure preghiamo il PADRE, preghiamo Gesù: lo Spirito Santo merita le stesse attenzioni e anche una in più, perché è Lui che conduce la Chiesa tutta verso il Regno dei cieli, perché così ha voluto Dio Padre e Gesù suo Figlio fino alla fine del mondo.
Lo Spirito Santo, se noi lo invochiamo, gli parliamo delle nostre necessità, se gli chiediamo l’aiuto necessario per la nostra vita proiettata verso la santità e verso il nostro prossimo, si farà sentire. Come ci capita di sentire e ringraziare  il Padre, di sentire Gesù vicini a noi quando riceviamo il perdono, quando celebriamo l’eucarestia, quando amiamo…arriveremo a sentire e ringraziare lo Spirito Santo per i suoi consigli e i suoi doni…

Provare per credere...


    
    

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