venerdì 13 gennaio 2012

“Lo voglio, sii purificato”






Vangelo Mc 1, 40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


Un fatto molto semplice a prima vista: Gesù guarisce un lebbroso che lo supplica in ginocchio chiedendo la guarigione. E, “Lo voglio,sii purificato!”, e la lebbra scompare.
Poi Gesù ammonisce severamente il miracolato, lo caccia via con l’ordine di non dire niente a nessuno, ma di andare dai sacerdoti e fare la sua offerta come prescriveva la legge di Mosè.
Il lebbroso guarito fa tutto il contrario, sicuramente sarà andato dai sacerdoti e fatto la sua offerta e ottenere il certifica della guarigione.

Strano questo Gesù, perché  vuole che il miracolato taccia, perché lo caccia via? Ha forse paura di qualcuno o di qualcosa?

Gesù è all’inizio della sua predicazione, non vuole fare scalpore, creare entusiasmi facili, ma contemporaneamente si avvicina alla gente, parla, guarisce: Gesù cerca l’uomo, gli uomini, donne che vanno da lui per la novità di cui hanno sentito parlare, la novità del parlare e agire diversi, non come gli altri, la novità di un uomo che parla con autorità. Cercare l’uomo è il suo lavoro, il compito che il Padre gli ha assegnato
Nel brano che abbiamo letto, come in altri avvenimenti narrati dai vangeli, l’uomo guarito da Gesù ottiene una doppia guarigione; quella del corpo e quella dell’anima, un corpo sano e la fede in Lui.
Sono due cose che spontaneamente suscitano nella persona sentimenti di meraviglia, stupore, di lode e di ringraziamento, di voglia di fare sapere a tutti ciò che è successo: non facciamo anche noi lo stesso per un famigliare guarito dopo una brutta e lunga malattia? A tutti facciamo sapere della guarigione e forse, non sempre, parliamo anche del medico che l’ha curato.
Così fa il nostro ex lebbroso e fa tanto chiasso che Gesù stesso se ne meraviglia, ha il timore di tornare in città, non è ancora arrivato il tempo di tanti Osanna e di scalpore di popolo, non è ancora conosciuto abbastanza. Gesù attende tempi più maturi.
E come spesso farà dopo una giornata lunga e faticosa si ritira in luoghi appartati per pregare.

Ma la gente, sempre curiosa dinanzi a fatti eclatanti, vuole vedere, sentire la voce di Gesù: non aspetta che Gesù vada in città , lo va a cercare per vedere di persona Gesù, per magari…ottenere qualcosa.

Il lebbroso insegna: nella sua miseria aveva bisogno di tutto e di tutti, ma gli era proibito avvicinarsi nelle zone popolate pena la morte. Rompendo ogni indugio si fida di Gesù, crede in lui, va da lui…
Ritorna trasformato nel corpo e nello spirito. Diventa annunciatore di Gesù, tramite lui tanti altri crederanno in Gesù, Messia Redentore.




Forse noi ci sentiamo autosufficienti quando
abbiamo salute e di che vivere:

siamo tra coloro che pensano che Gesù non è venuto per noi?
 
Salute, vita sono doni di Dio,
la nostra fede è un dono di Dio:

come il lebbroso abbiamo tanto da gioire ,
ringraziare e

far sapere agli altri di Lui.


   

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