domenica 19 novembre 2017

L'uomo politico e il Samaritano


Un giorno, Signore,
non credo che ci rimprovererai di essere stati troppo zelanti per l'uomo.
Noi sappiamo quale sarà il tuo rimprovero: Tu ci rimprovererai per essere stati troppo poco zelanti per l'uomo!




Poche volte in questi anni ho scritto qualcosa per i politici o che riguadasse loro.Confesso che seguo la politica come cittadino e come mio dovere. Non mi piacciono i politici ma non è detto che ne faccia di ogni erba un fascio: pochi sono quelli veri, amanti del popolo non attirati dal potere. Penso che tutti noi o quasi tutti, siamo stanchi dei nostri amici politicanti.
Pensando a loro in attesa del Natale in questo prossimo periodo di avvento ho ritenuto poporvi, carissimi amici, questo brano di don Tonino Bello, un commento della parabola del Samaritano dedicata proprio ai politici e anche a noi nel nostro piccolo mondo. Spero che almeno a qualcuno arrivi questa voce: aiutatemi a diffonderla!



L’icona del samaritano e l'uomo politico di don Tonino Bello



L’icona evangelica più limpida dell’uomo politico che snoda la sua vita tra i due riferimenti essenziali del cielo e della terra, è quella del buon Samaritano.
Egli scende da Gerusalemme, la città della contemplazione, del Tempio, del rapporto con l’Assoluto, e va verso Gerico città della prassi, della concretezza periferica, della cronaca: nera, per di più.
S’imbatte nel malcapitato viandante che i malfattori, dopo avere spogliato e percosso, hanno lasciato “mezzo morto’ sul ciglio della strada. E, a differenza del sacerdote e del levita che “passano oltre”, il Samaritano si ferma ,
“N’ebbe compassione” dice il vangelo di Luca.

Ecco l‘immagine dell’uomo politico “capace di misericordia”, che non disdegna di sporcarsi le mani, che non passa oltre per paura di contaminarsi, che non si prende i fatti suoi, che s’impiccia dei problemi altrui, che non si rifugia nei propri affari privati, che non tira dritto per raggiungere il focolare domestico o l’amore rassicurante della sposa o la mistica solennità della sinagoga.
N’ebbe compassione.

E subito San Luca aggiunge un verbo splendido: “Gli si fece vicino”.

Ecco il ruolo essenziale dell’uomo che esprime l’impegno politico-sociale sulla Gerusalemme etico della vita. Farsi vicino. Accostarsi al popolo. Condividere l’esperienza dolorosa della gente.
Un politico che disdegni la “prossimità” e si chiuda nell’alterigia aristocratica della sua funzione, non è degno di questo nome. Un uomo impegnato nel sociale, che si trinceri nei palazzi del potere o che si nasconda dietro le scrivanie delle procedure burocratìche, maschera semplicemente il suo egoismo e camuffa o la propria incapacità o l’assenza di misericordia o inconfessati istinti di dominio.


Il politico vero, come il buon Samaritano, ha misericordia del popolo e gli si fa vicino per restituirgli la “mezza vita’ che gli hanno tolta e non per aggiungergli la ‘mezza morte” che gli manca e stenderlo definitivamente.


Nell’azione politica del buon Samaritano possiamo distinguere tre interventi. L’intervento dell’ora giusta, quello dell’ora dopo, e quello dell’ora prima. I primi due sono stati messi in atto. Il terzo intervento, no.


Il samaritano dell’ora giusta

Mi spiego. L’intervento dell’ora giusta è quello praticato dal Samaritano che, fattosi vicino al poveruomo, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino. E’ il gesto del pronto soccorso, dell’assistenza immediata, delle cure ambulatoriali.
E’ una dimensione che il politico non può trascurare, magari sotto il pretesto che a lui non spetta fare assistenzialismo e che gli compete, invece, interessarsi solo dei massimi sistemi.


Quante volte, con questa scusa di comodo, si lasciano incancrenire i problemi, si rimanda la disinfezione delle ferite procurate dagli apparati strutturali, si tollera la degenerazione di tutti gli ictus inferti dal sistema, si rimandano i provvedimenti relativi ai diritti primari di ogni essere umano (quali la casa, la salute, il sostentamento, l’istruzione), e si permette che i miserabili dormano alla stazione, i poveri marciscano in catapecchie malsane, gli anziani vivano come rottami nello squallore dei cronicari, e caterve di ragazzi evasori della scuola dell’obbligo ingrossino la turba delinquenziale che minaccia come una nube tossica le nostre città.




Il samaritano dell’ora dopo
L’intervento dell’ora dopo è quello descritto da San Luca con una serie di verbi molto eloquenti: il Samaritano caricò il malcapitato sul suo giumento, lo portò a una locanda, si prese cura di lui; il giorno seguente (quindi passò la notte col ferito) diede due denari all’albergatore e lo pregò di farsi carico della situazione assicurandogli che tutte le spese gli sarebbero state rifuse al suo ritorno.

Non manca nulla a quello che potremmo chiamare “progetto globale di risanamento”.
Dall’impostazione della pratica alla verifica.
Dall’analisi iniziale al collaudo definitivo.


E’ su questo versante che si esprime la cosiddetta “volontà politica” del Samaritano, che non si contenta dell’aiuto improvvisato su due piedi e forse anche un po’ populista o, per lo meno, scenografico, ma va alla ricerca delle cure cliniche del caso, e toglie definitivamente quell’uomo dalla strada. Rimettendoci, per giunta: in tempo e in denari.


Questa è la vera carità politica, che analizza in profondità (scientificamente, diremmo oggi) le situazioni di malessere, apporta rimedi sostanziali sottratti alla fosforescenza del precariato, non fa delle sofferenze della gente l’occasione per gestire i bisogni a scopo strumentale di lucro o di potere, e paga di persona il prezzo salato di una solidarietà che diventa passione per l’uomo.


Che duri colpi vengono dalla “misericordia” del Samaritano sulla nostra mentalità clientelare, sulle architetture losche dei nostri tornaconti, sui vassallaggi dei nostri sistemi correntizi, sulle spartizioni oscene del denaro pubblico, sul fariseismo delle nostre intenzioni protese a fini reconditi di dominio!


Il samaritano dell’ora prima

C’è infine l’intervento dell’ora prima, non registrato dal Vangelo, ma che è lecito ipotizzare in questi termini:
se il Samaritano fosse giunto un’ora prima sulla strada, forse l’aggressione non sarebbe stata consumata.
Io penso che la “misericordia”, cioé la “compassione del cuore”, nel politico deve diventare anche “compassione del cervello”.
E allora è necessario che egli ami prevedendo i bisogni futuri, pronosticando le urgenze di domani, intuendo i venti in arrivo, giocando d’anticipo sulle emergenze collettive, utilizzando il tempo, che ordinariamente spreca nel riparare i danni, a trovare il sistema per prevenirli.


Di qui, la necessità inderogabile che l’impegno politico-sociale sia affidato a gente che non si estenua nel sottobosco degli intrallazzi, nel recinto delle manovre occulte, nel chiuso delle trame nere, nella malignità dei sorpassi clandestini, nelle esercitazioni delle stroncature demolitrici ai danni del prossimo. Di qui, l’assoluto bisogno che chi si assume l’impegno politico guardi lontano, al di là degli steccati stereotipatii, per. additare in termini planetari i focolai da cui partono le ingiustizie, le guerre, le oppressioni, le violazioni dei diritti umani.
Di qui, la capacità di discernimento e di conversione che deve caratterizzare l’uomo impegnato in politica.


Discernimento dei segni dei tempi; intuizione delle grandi utopie che irrompono nell’oggi e diventano già carne e sangue; percezione della pace e frutto della giustizia.
Conversione, che deve farvi ribaltare copernicanamente la visione egoista che avete del vostro mestiere. Fino a farvi diventare mistici, o artisti, o bambini, per dirla con Gioacchino da Fiore il quale affermava che il futuro sarà guidato da queste categorie di persone.


La speranza è in agguato

Coraggio, miei cari amici. Il Natale vi dia la percezione del compito straordinario che siete chiamati ad assolvere, quale che sia la vostra estrazione ideologica e culturale.“La politica, diceva La Pira, è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione intima con Dio. Perchè è la guida dei popoli, una responsabilità immensa, un severissimo servizio”.Non scoraggiatevi. Anche se è buio intorno.

Non tiratevi indietro, anche se avete la percezione di camminare nelle tenebre.
Rostand cantava:
“C’est la nuit qu’il est beau d’anendre la lumière; il faut forcer laurore ° naitre en y croyant”.

E di notte che è meraviglioso attendere la luce. Bisogna forzare l’aurora a nascere, credendoci.
Amici, forzate l’aurora.

E’ l’unica violenza che vi è consentita.
don Tonino Bello

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