Il cristiano davanti a Dio non è un privilegiato
Il
cristiano davanti a Dio non è un "privilegiato", un capitalista di
Dio: è lui, anzi, che appartiene a Dio come a tutti gli uomini.
Non è neppure un capitalista di virtù umane: molti uomini possono essere umanamente più virtuosi di lui.
Non è neppure un capitalista di virtù umane: molti uomini possono essere umanamente più virtuosi di lui.
Un cristiano è "caricato" - nel senso in cui lo si dice di una pila elettrica - di una vita. Questa vita gli è donata da Dio per il mondo, è un dono fatto da Dio al mondo attraverso di lui.
La redenzione di Cristo non è stata affidata ai cristiani come a persone perfette, ma come a uomini che si sanno peccatori, chiamano il peccato con il suo nome, cercano di evitarlo, ma riconoscono il male che commettono.
Sono
uomini che, sapendosi contagiati dal male come tutti e come tutti chiamati a
guarirne, hanno la consapevolezza che le loro sofferenze portano a compimento
nel mondo la redenzione di Cristo e immettono nel mondo la guarigione da lui
portata.
I cristiani nel mondo sono "conduttori" - nel senso di un filo elettrico - di ciò che il mondo non può cavar fuori da sé.
E quanto più i cristiani hanno una forte "carica" per il mondo, tanto più sono predestinati al mondo. La loro croce normale è una tensione spinta al massimo tra la loro intima appartenenza al mondo e la loro funzione, che li situa nel cuore del mondo, ma da "stranieri" nel mondo.
(Madeleine Delbrel)
Fonte: "Indivisibile amore. Pensieri di una cristiana
controcorrente", di Madeleine Delbrel, Piemme Edito
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