Parlare con il cuore
|
Per molti
anni si è creduto che il cuore fosse la sede dei nostri sentimenti, i suoi
battiti segnalavano i nostri atteggiamenti di rabbia, di dolore, di sofferenza
, di gioia, di serenità, di allegria, di amore , di odio. Soprattutto si è
creduto che cuore fosse sinonimo di amore. Da esso scaturiva quella forte
energia che ci indirizzava verso gli altri, genitori, figli, parenti, amici,
quella situazione che ci faceva stare bene con noi stessi e con gli altri. Sì,
perché amare è un verbo che ci mette in relazione con gli altri, che ci fa
usare le parole giuste per comunicare, che guida i nostri occhi ad incontrare quelli di altre persone in una
intesa velocissima e profonda, istintiva.
Amare è
farsi capire e cercare di capire l’altro, mettere insieme i nostri modi di
vivere e sentire; amare è mettere in comunione il nostro essere e solo amando
si può raggiungere l’altro.
Succede
che quando amiamo una persona abbiamo bisogno di sentire i battiti del nostro
cuore: più forte è l’intensità del nostro amore e più frequenti e veloci
saranno i battiti di questo muscolo che a volte sembra scoppiare.
I battiti
del cuore in una persona che non ha mai amato o che non ama possiamo
paragonarlo all’esito di un
elettrocardiogramma piatto: un cuore insensibile.
Spesso,
non ci facciamo caso, i nostri discorsi trasmettono parole aride, senza afflato
che non dicono e non parlano con amore, non raggiungono l’altro, annoiano
anziché entusiasmare.
Amare
vuol dire dirigersi verso l’altro con affetto sollecitando risposte, assensi,
condivisione. Possiamo essere molto intelligenti, uomini di cultura, ma la
nostra intelligenza e la nostra cultura se non sono accompagnate da sentimenti
di vita nella trasmissione agli altri, sono rintocchi di una campana stonata.
Uno scienziato davanti ad una scoperta esulta di gioia quando trasmette ad
altri la sua scoperta e il suo entusiasmo è contagioso, i battiti del suo cuore
sono alle stelle, egli ha parlato con il cuore.
Un
professore che trasmette il suo sapere senza entusiasmare avrà degli allievi
passivi, non partecipi, annoiati.
|
Sarà
possibile se siamo convinti che parlare con il cuore è possibile, se veramente
vogliamo stabilire un contatto di vita con gli altri, intavolare un dialogo tendendo allo scambio delle ricchezze
personali.
Il
dialogo è la strada scelta da Dio per realizzare il Suo Regno d’amore, è il
mezzo che rende la storia di salvezza
una nuova creazione, è la via attraverso la quale noi collaboriamo con Dio nel
costruire la sua Chiesa, il suo Regno.
Prima
regola del dialogo non è il parlare ma l’ascolto, l’ascolto paziente, non
annoiato, senza fretta di dire la nostra. L’ascolto ci fa conoscere l’altro, il
nostro interesse nel conoscere l’altro prepara le nostre parole ad essere più
incisive e appropriate e lo saranno se parliamo con il cuore e dimostrando di
dare il nostro cuore, animati da una fiducia reciproca. Solo così acquistiamo
l’autorevolezza di parlare al cuore dell’altro.
Da qui
l’invito, se invitati a parlare, a preoccuparci di conoscere il pubblico, il
suo modo di vivere, la sua preparazione culturale e quant’altro…Parlare con il
cuore si chiama vuol dire conoscere l’altro.
Ricordiamo
ciò che dicevano di Gesù: “ Nessuno ha mai parlato come Lui”. Sì, perché la
gente vedeva che parlava con autorità e saggezza, che i suoi atteggiamenti
erano di compassione e amore per il popolo, era da parte della gente, uno di
loro, un amico. Il parlare di Gesù non
esprimeva voglia di potere ma solo sentimenti di attenzione, di amore,
di servizio.
Gesù
parlava con l’autorità di Figlio di Dio: non crediamo mai per un solo momento di essere infallibili. Dialogare
vuol dire che anche l’altro può arricchirmi, che io possa sbagliare ed essere
corretto a mia volta. Dialogare è non dare niente per scontato perché:
“Occorre
a questo scopo far nostra l’antica sapienza che, senza portare alcun
pregiudizio al ruolo autorevole dei pastori, sapeva incoraggiarli al più ampio
ascolto di tutto il Popolo di Dio”. (Giovanni Paolo Secondo)
«Spesso
a uno più giovane il Signore ispira
un parere migliore». (San Benedetto)
|
E san
Paolino di Nola «Pendiamo dalla bocca di tutti i fedeli, perché in ogni fedele
soffia lo Spirito di Dio»”.
“ I
santi rivelano con la loro vita l’azione potente dello Spirito che li ha
rivestiti dei suoi doni e li ha resi forti nella fede e nell’amore. Ogni
cristiano è chiamato a seguirne l’esempio, cogliendo il frutto dello Spirito,
che < è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé> (Gal 5,22).
Promuovere
un’autentica vita spirituale alla richiesta, oggi diffusa, di accompagnamento
personale. Si tratta di un compito delicato e importante, che richiede
profonda esperienza di Dio e intensa vita interiore. In questa luce, devono
essere attentamente vagliati i segni di risveglio religioso presenti nella
società: essi possono rivelare l’azione dello Spirito e la ricerca di un
senso che dia unità all’esistenza”. (Educare alla vita buona del Vangelo,23)
|
|||
|
Quando
incontriamo una persona spesso può capitare che nascondiamo le nostre emozioni
come se volessimo nascondere qualcosa, ovvero abbiamo paura del giudizio
dell’altro. Le emozioni debbono invece essere una risorsa per farsi conoscere,
per accompagnare le nostre parole, per comunicare meglio quello che abbiamo
dentro che ci rende testimoni della nostra vita, della nostra fede. Le emozioni
che accompagnano le parole suscitano emozioni, aiutano la comprensione,
fomentano l’amicizia. Sia il nostro parlare sincero, veritiero: sì, si;
no,no. Non lasciamoci schiacciare dalla
razionalità, ma siamo emotivamente intelligenti mettendo la razionalità al
servizio del cuore?
“Si
deve riuscire a comunicare dal cuore e
con il cuore per arrivare al cuore dell'altro, dando il necessario spazio ai
sentimenti e alle emozioni. Questo significa aprirsi sinceramente alla cultura
del dialogo, dell'uguaglianza e della parità dei diritti. Entrare in una
dimensione comunicativa e relazionale vera, autentica, profondamente
gratificante, alla base della quale ci sono sentimenti importanti come la
fiducia, la tolleranza, l'empatia, l'amore e il rispetto per l'altro. Tutto
questo è intelligenza emotiva! Ed è quello che serve per creare sintonia
comunicativa, cultura del dialogo, simmetria relazionale, convergenza sugli
obiettivi e, in ultima analisi, un risultato finale reciprocamente
soddisfacente, che consente ad entrambi di vincere e di sentirsi Ok”. (Dott.
Angelo Battista, benessere.com)
Parlare con
il cuore sviluppa l’orientamento al dialogo che nasce man mano che ci si
conosce, si condivide, si lavora insieme: insieme si vince e si perde trovando
sempre la strada per continuare o ricominciare.
“Un passo degli Atti degli Apostoli esprime in maniera
splendida questo. In At
2,37, dopo che Pietro ha parlato, l’autore commenta:
«all’udir questo, si sentirono
trafiggere il cuore».
Un cuore trafitto è un cuore che è stato conquistato,
che è stato persuaso,
che ha intuito una possibilità nuova
. La
“trafittura del cuore” non è semplicemente un momento previo all’IC, ma è
la forza e la bellezza di essa. Certamente l’essere
attratti dal cristianesimo precede la
catechesi, poiché una persona chiede di essere
accompagnata in un cammino di
iniziazione solo dopo che ha almeno intuito il valore
della proposta cristiana, ma
questa “attrazione” non può essere data come avvenuta
una volta per tutte.
Al contrario, la forza della catechesi sta proprio nel
tornare sempre alla novità
del cristianesimo. Solo quando questo avviene, le
persone si sentono ogni volta di
nuovo “trafiggere” il cuore nell’incontrare Cristo. In
questo senso, se esiste un
“primo annunzio” che è previo alla catechesi, esiste
anche una “prima
evangelizzazione” che avviene dentro la catechesi
dell’IC e che la deve
contraddistinguere”.( Antonio Leonardo,
quali orientamenti per il rinnovamento dell’iniziazione ELLEDICI)
Un
esempio di comunicazione profonda:
“La mia
professione di insegnante mi pone quotidianamente di fronte alle dinamiche
relazionali dei bambini che, non sempre, sono facili da gestire.
All’
inizio della mia carriera, lavorai in una classe particolarmente problematica,
conflittuale (aggressività e casi di bullismo) e con difficoltà
socio/culturali. Ricordo che talvolta, l’ esasperazione era tale da arrivare ad
urlare quasi istericamente, nel vano tentativo di farmi ascoltare. Un giorno un
bambino mi guardò dritto negli occhi e con aria arrabbiata ma molto consapevole
mi disse:”Quando urli così mi fai spaventare. Io ti ucciderei!”. Fui
favorevolmente colpita dalla capacità e dal coraggio del bambino di esplicitare un contenuto così
forte ad un adulto e, in qualche modo, ne fui orgogliosa perché voleva dire che
il bambino si sentiva al sicuro nella possibilità di esprimere il suo sentire.
Avevo lavorato bene! Una parte di me sentiva giusta la rabbia di quel bambino e
comprendeva la sua paura ma l’ altra sentiva il bisogno di comunicare anche le
sue emozioni….”Mi spiace d’ averti fatto spaventare ma quando cerco di parlare
con voi e non mi date retta, mi sento invisibile, è come se non ci fossi.
Questo mi fa star male ed è questo il motivo per cui urlo. Ti è mai capitato di
sentirti così?” Il suo volto si illuminò.” Sì, con i miei genitori quando non
mi ascoltano. Sto male e spaccherei
tutto!”. Da quel giorno, non smisi di urlare all’ occorrenza ma ogni volta che
succedeva, uno sguardo di intesa ci univa. Si era creata un’ alleanza fondata
non sulla facile “seduzione” del potere dell’ insegnante ma sulla fiducia e
sulla com-prensione col cuore”.
Monica Fonti www.naturopataonline.org
Monica Fonti www.naturopataonline.org
|
Gesù insegnava
e tutti ne facevano
grandi lodi
|
Maestro
buono cosa devo fare per seguire te e per dedicarmi agli altri e parlare col
cuore?
Questa è
la domanda che ogni cristiano, ogni
operatore di catechesi deve porsi, in un dialogo continuo col Maestro. Vangelo
in mano per leggere, riflettere sul metodo di Gesù.
Scopriremo
che è stato un grande amico, l’amico più grande che sia mai esistito, l’amico
che ha amato tutto il mondo fino a sacrificare la sua vita per amore degli
uomini.
“ Questo
è il mio comandamento: che vi amiate, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore
più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se
farete ciò che io vi comando” (Giov 15,12-14).
Gesù ha
lasciato dei segni per dimostrare la sua divinità operando prodigi e anche
miracoli ed ebbe a dire: “ Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo
monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”
(Mt 17,20).
Essere amici, avere fede in Lui, vivere una vita
alla sua presenza per mostrarsi agli altri ed agire come il Maestro.
Gesù era
un grande osservatore, uno scrutatore di cuori ( ricordiamo il giovane ricco,
Nicodemo, La Samaritana,
Pietro...)
Gesù era
una grande parlatore, capace di arrivare al cuore dei semplici, dei poveri di
tutti i bisognosi (ricordiamo le Beatitudini, le parabole molto vicine nel
significato alla vita quotidiana di chi l’ascoltava)
Gesù
amava i bambini, anche quando stanco li voleva vicini:”lasciate che i bambini
vengano a me”, li segnalava come esempio per chi voleva raggiungere il Regno
dei cieli…
Gesù non
disdegnò mai nessuno sempre in cerca di ogni uomo, ( ricordiamo la pecorella
smarrita e il buon pastore, l’obolo della vedova…) ma anche severo per chi in
mala fede scandalizzava i fratelli, o uno dei più piccoli…
Gesù è al
servizio di tutti: “ il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma
per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28), e vuole che
chi lo segue faccia lo stesso.
Gesù
si adoperò in tutti i modi per radunare
i figli di Israele fino all’inverosimile, convinto della verità che predicava (
Lui è verità): “ Alcuni farisei tra la
folla gli dissero:”Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Vi
dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre” (Lc 19,39-40).
Gesù è
capace di piangere: ricordiamo Lazzaro, e poi per Gerusalemme: “ Quando fu
vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo “ Se avessi compreso
anche, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi
occhi…non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19,41-44?
Questi
sono solo alcuni esempi del comportamento di Gesù , ma i vangeli, per chi sa
leggerli e rileggerli con attenzione sono una miniera di esempi…
Nessuno
ha mai amato come Gesù, nessuno ha mai parlato col cuore come Lui, nessuno ha
mai agito come Lui. A noi,deboli come siamo, basterebbe mettere in pratica una
sola frase del vangelo per essere bravi discepoli, catechisti, operatori di
catechesi, annunciatori del suo messaggio.
Essere
amici di Gesù, seguaci di Gesù discepoli di Gesù, inviati da Gesù per
manifestare al mondo il messaggio di Gesù significa averlo dentro il cuore per
poterlo dare agli altri, bambini, ragazzi, giovani adulti, con particolare attenzione
alla famiglia , piccola chiesa nella grande Chiesa. Parlare con il cuore per
risvegliare nei loro cuori il seme divino in loro addormentato ma non morto,
che aspettano un segnale per riprendere la strada, la via da lui indicata, la
verità per tutte le genti di ogni razza e nazionalità, rivivere una vita degna
di ogni uomo figlio di Dio, consapevoli che Gesù è la Via, la Vita, la Verità.
O Gesù, docente nella Chiesa, attira tutti alla tua scuola.
O Gesù Maestro, liberami dall’errore, dai pensieri vani e dalle tenebre eterne.
O Gesù, via tra il Padre e noi, tutto offro e tutto attendo da te.
O Gesù, via di santità, fammi tuo fedele imitatore.
O Gesù via, rendimi perfetto come il Padre che è nei cieli.
O Gesù vita, vivi in me, perché io viva in te.
O Gesù vita, non permettere che io mi separi da te.
O Gesù vita, fammi vivere in eterno il gaudio del tuo amore.
O Gesù verità, ch’io sia luce del mondo.
O Gesù via, che io sia esempio e forma per le anime.
O beato Gesù vita, che la mia presenza ovunque porti grazia e consolazione”.
Don Alberione, beato
|
||
Nessun commento:
Posta un commento