sabato 11 settembre 2010

Amore è sinonimo di sesso?

LUSSURIA… LA MORTE DELL’AMORE


Di Sabino Frigato



Vocabolo difficile per un peccato diffuso che Dante, da par suo, qualifica come “luogo d’ogni luce muto” dove un vento poderoso ghermisce gli abitanti e “di qua, di là, di su, di giù li mena”.


Lussuria? Per chi è in difficoltà col vocabolario italiano vuol dire “fare sesso” e molto, non importa con chi, come e quando, purché si faccia! Ha scritto S. Blackburn che «la lussuria si realizza indifferentemente in un portone o in un taxi e il suo lessico è costituito da grugniti e suoni animaleschi». Linguaggio a parte, abbiamo a che fare con un vizio ad alta intensità sociale! Se stiamo ai discorsi e alle trasgressioni sessuali messe bene in mostra da media e pubblicità, il “fare sesso” sembrerebbe l’idolo del secolo. Le cose, però, sembrano andare diversamente. Indagini affidabili dicono che di sesso se ne parla molto, ma se ne fa molto meno. Il consumo di sesso – passi l’espressione – va molto ridimensionato. Negli USA, ad esempio, ben 4 milioni di americani vivono in “coppie bianche” per le quali i rapporti sessuali o sono rari o non hanno alcuna importanza. E in Italia? Il Censis afferma che le coppie dopo 16 anni di matrimonio vanno da zero a 4 rapporti sessuali all’anno. E i singles? Nel 2006 il 67% delle donne non avrebbero avuto alcuna vita sessuale. E il desiderio sessuale costantemente attizzato da media, internet, pornoshops e quant’altro? Decisamente in calo al punto che la passione per il lavoro e la carriera avrebbe il sopravvento su quella sessuale. Tutto vero? Difficile dirlo.


LA MORTE DELL’AMORE

 
La sessualità è uno degli aspetti più importanti e arricchenti della vita relazionale. Su questo non ci piove. E tuttavia, tutto ciò che ci appartiene come uomini è anche passibile di immaturità e di perversioni. La lussuria, infatti, è il vizio che perverte la sessualità propria di ogni persona in sesso e, più esattamente, in piacere sessuale. Il lussurioso/a riduce un uomo o una donna a corpo, o meglio, a qualcuna delle sue parti. Quando si cade nell’ossessione del “fare sesso” a rimetterci è la complessa realtà della persona. “Fare sesso”, non importa con chi, come e quando, banalizza non solo la sessualità, ma soprattutto la persona.


Lo sregolato sessualmente mette in atto un atteggiamento predatorio, utilitaristico, egoistico che appena appena maschera aggressività e disprezzo per l’altro/a. Cercando quanto più può di “fare l’amore” ammazza l’amore: ciò di cui più ha bisogno. La ricerca sregolata del piacere sessuale oltre che un comportamento moralmente inaccettabile, è il segnale di una grave carenza relazionale dagli esiti preoccupanti per la persona interessata: non sa amare, né lasciarsi amare.


Amare è perseguire l’amore dell’altro/a rispettandolo/a come persona, esercitando un necessario autocontrollo sui propri desideri e pulsioni. Al lussurioso, invece, non interessa altro che la propria gratificazione. Per chi ama esiste solo l’altro/a. Per il lussurioso non ci sono preferenze: prende al volo chi gli capita. E qui ci sta tutto: perversioni e abusi sessuali compresi. Gli innamorati si fissano dritti negli occhi. Il fanatico del sesso non va per il sottile: gli interessa solo una cosa in una sorta di catena di montaggio della libidine. La lussuria è il vizio della quantità, del numero, non dell’amore. E mentre l’amore dura, la lussuria nausea.

 
UN VIZIO DISTRUTTIVO


Il piacere sessuale scatenato, senza autocontrollo, è un fuoco che distrugge, una dipendenza, una droga; una sete che non si spegne mai. Di qui l’ossessione di sempre nuove esperienze sessuali, segno di una carenza affettiva e di una solitudine relazionale frustranti. La distruttività del vizio sta tutta nell’incapacità di amare e di ricevere amore.


Alla banalizzazione della sessualità molto contribuisce l’aumento della promiscuità che facilita le opportunità di incontri sessuali occasionali senza impegno e conseguenze. L’età dei primi rapporti si abbassa sempre più quasi che maturità biologica sia identica a maturità psicologica. Rapporti sessuali precoci ingenerano instabilità e precarietà relazionali che uno si porta dietro ben oltre l’età adolescenziale. Un’attività sessuale finalizzata unicamente al consumo di sesso indebolisce se non distrugge la fiducia nell’altro, spegne la verità di un rapporto amoroso, toglie la volontà di lasciarsi coinvolgere, di conoscere l’altro/a, di portare il peso della responsabilità di una legame sentimentale serio e duraturo come, ad esempio, il matrimonio.


C’è un tempo in cui la lussuria bussa alla porta di un uomo o di una donna? Probabilmente nelle situazioni di solitudine, di frustrazione o di immaturità relazionale è facile lasciarsi andare a dei rapporti sessuali comunque, o all’autoerotismo o all’abbuffata porno. La passione di un momento può essere percepita lì per lì come qualcosa di appagante. Di fatto, però, il senso di vuoto che, nonostante tutto, la persona sperimenta rivela una triste verità: il disordine sessuale sta all’intimità come l’acqua salata a chi sta morendo di sete.



UNA PAROLA DI SPERANZA


Dal vizio ci si può liberare? Anzitutto, facendo pulizia nella testa per guardare al mondo della sessualità con occhi nuovi. Nella sessualità di un uomo e di una donna non esiste il determinismo animalesco. La sessualità è umana quando esprime relazioni personali libere e responsabili. Giocare in modo insensato con la propria sessualità riducendola a puro sesso è ipotecare la capacità personale di amare e di farsi amare. C’è un atteggiamento che mette insieme libertà e responsabilità? Sì, la castità. Parola derisa perché incompresa! Chi altro è la persona casta se non l’uomo e la donna che sanno controllare le proprie pulsioni in vista di una relazione ben più duratura di una semplice storia? Alla fine della fiera, il lussurioso ha davanti a sé un’alternativa: o diventare adulto, capace di relazioni responsabili, durature o restare adolescente preda delle sue pulsioni e affettivamente immaturo vita natural durante. A ognuno la propria responsabilità!






Da Bollettino Salesiano, giugno 2010









1 commento:

  1. AMORE O SESSO? Egregio Direttore […] non capisco perché una rivista cattolica scriva “fare sesso”, espressione che ritengo volgare […] Non è preferibile l’espressione “fare all’amore”? […] Mi pare che l’autore dell’articolo di “Sfide Etiche” svaluti l’amore […] Se non si coglie la bontà del sesso, creato da Dio […] Nel matrimonio l’amarsi anima e corpo è un valore.
    Ambrogio, Milano

    Caro signore, l’autore dell’articolo “Lussuria” (BS giugno 2010, pag. 38) è professore di Morale presso una università ecclesiastica. È materia di cui è da ritenersi competente e aggiornato. Non mi permetto perciò di giudicare espressioni, che oggi sono, purtroppo, comuni. Anch’io ritengo che “fare all’amore” e “fare sesso” non siano espressioni equivalenti. Lei ha ragione a dire che la seconda è più “brutale”. Credo che l’articolista proprio questo volesse sottolineare: il sesso come puro piacere, il sesso senza amore, il sesso, dunque, peccaminoso, con il quale l’amore ha niente a che vedere. Giustissimo quanto lei dice, che nel matrimonio è un valore “l’amarsi anima e corpo”. Ma non era questo l’argomento dell’articolo. L’autore sta presentando i vizi capitali, nello specifico il vizio della lussuria. Ancora una volta devo ribadire che l’amore con il peccato non c’entra, sarebbe come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa.

    da Bollettino Salesiano ottobre 2010

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