sabato 28 gennaio 2017

Le Beatitudini rispecchiano la vita del Figlio di Dio

Debolezza e grandezza della comunità abbracciare la sofferenza per essere una cosa sola con Gesù e il Padre.
Quarta domenica del T.O.- Anno A- 29 gennaio 2017
In questa quarta domenica le tre letture ci danno dei suggerimenti di vita, di fronte alla malizia umana un invito alla conversione e all'obbedienza divina, a volgere lo sguardo verso Dio, confidare in Lui in vista del Regno dei cieli. E' un invito alla responsabilità personale e comunitaria, è un invito speciale rivolto ai “poveri della terra”, a quello che è stolto per il mondo”.
Dal libro di Sofonia 2,3,12-13
Cercate il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.
Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.
Si hanno poche notizie sul profeta Sofonia: si suppone che il profeta fosse nativo di Gerusalemme, per la sua buona conoscenza della città. L'epoca della predicazione di Sofonia coincide con gli inizi del ministero di Geremia, al tempo del re Giosia.
Il libro di Sofonia contiene oracoli di minaccia e di giudizio ma anche promesse di conversione e di salvezza. Il giudizio è presentato come un intervento di Dio nella storia umana, con l'immagine del "giorno del Signore", giorno di giudizio, giorno potremmo dire, del rendiconto di vita.
La profezia di Sofonia vuole soprattutto affermare che Dio certamente interviene nella storia degli uomini: non si può pensare, come fanno alcuni contemporanei del profeta, che Dio sia lontano e indifferente! Destinatari del messaggio di Sofonia furono principalmente i responsabili politici e religiosi del popolo.
A ribadire tale certezza si offre una descrizione del giorno del Signore in cui alcuni termini chiave, come appunto la parola "giorno", sono ripetuti con insistenza. Un tratto originale del libro è l'intreccio che si crea fra il destino dei popoli e quello d'Israele.
Il brano scelto per questa domenica è perfettamente coerente con quello del Vangelo.
Sofonia è il profeta del “giorno del Signore”, il giorno del giudizio divino, che riguarda il castigo per gli empi, la loro scomparsa e la promessa di protezione per coloro che confideranno nel Signore, coloro che Gesù chiamerà “beati”.
Sofonia annuncia un mondo giusto:  
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Dalla prima lettera dell'aapostolo Paolo: Cor 1,26-31
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
Abbiamo visto come il profeta Sofonia incita il popolo, la parte povera, umile del popolo, ad un comportamento sano in vista del giorno del Signore.
L'apostolo Paolo dopo il richiamo ai cristiani della chiesa di Corinto affronta il problema delle loro divisioni, a cominciare dalla chiamata ricevuta da ognuno al seguito del Maestro, chiamata per tutti uguale che rende tutti uguali in una missione comunitaria: Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili»
Per loro è sufficiente considerare la propria «chiamata» , cioè guardare a se stessi in quanto oggetto della chiamata divina per cose più grandi, anche se non sapienti, non potenti, nobili. Dio sceglie per confondere i forti “quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio” Dio ha capovolto i criteri di questo mondo e ha realizzato la salvezza dichiarando l’impotenza e il fallimento di tutti i progetti umani basati sull’esercizio del potere, dell'egosimo umano.

Dal vangelo secondo Mt 5,11-12
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Le otto Beatitudini aprono in modo solenne il “Discorso della Montagna”. In esse Gesù definisce chi può essere considerato beato, chi può entrare nel Regno dei cieli. Sono otto categorie di persone, otto porte di ingresso per il Regno, per la Comunità. Non ci sono altre entrate! Chi vuole entrare nel Regno dovrà identificarsi almeno con una di queste otto categorie.
In questa occasione, dall'alto della montagna Gesù può guardare la moltitdine che lo segue.Lo sguardo di Gesù sulle folle, le sue parole che scandiscono delle verità svelano che il vero discepolo è designato non da un'appartenenza esteriore,ma da una realtà intima fatta di mitezza, purezza di cuore, povertà in spirito, misericordia.
L'evangelista Matteo riporta le otto beatitudini all'inizio del capitolo quinto mentre proseguirà dal capitolo 5 al capitolo 7 spiegando le opere e il comportamento dei veri beati.
Riflettendo, leggendo i tre capitoli attentamente, possiamo entrare nello spirito delle beatitudini. Entrare nello spirito delle beatitudini significa entrare nello sguardo di Dio sulla realtà umana e scoprire che, anche in situazioni di afflizione o persecuzione, queste possono essere vissute come beatitudine. 
 
Sicuramente abbiamo notato che ogni beatitudine ha due parti: enunciazione, e motivazione: Nella prima Gesù ci dice chi è beato, nella seconda ci spiega l'enunciato: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

La beatitudine offerta è la gioia intima della comunione con il Signore sperimentata in situazioni concrete in cui anche Gesù si è trovato e, soprattutto, che ha vissuto come occasione di amore e di dedizione. È la gioia del servo che si trova là dove anche il suo Signore è stato. È la gioia di chi partecipa al sentire e al volere di Gesù..
Le beatitudini non sono una nuova ideologia, ma un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere per salvarla.
Il discorso della montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e nel futuro e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù, nel camminare con Lui.
Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del
mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri.Esse rispecchiano la vita del Figlio
di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli
uomini sia donata la salvezza.
Il Vangelo delle Beatitudini si commenta con la storia stessa della Chiesa, la storia della santità cristiana, perché come scrive san Paolo «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono».
Il brano di vangelo termina con questa frase di Gesù: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”. Ancora un invito a seguire Gesù, come attaccamento totale a Lui, abbracciare la sofferenza per essere una cosa sola con Lui e il Padre.
Giovanni Paolo Secondo a Toronto, nella la GMG 2002).
«Cari amici, la Chiesa oggi guarda a voi con fiducia e attende che diventiate il popolo delle beatitudini. “Beati voi, se sarete come Gesù poveri in spirito, buoni e
misericordiosi; se saprete cercare ciò che è giusto e retto; se sarete puri di cuore, operatori di pace, amanti e servitori dei poveri. Beati voi!”. E’ questo il cammino percorrendo il quale, si può conquistare la gioia, “quella vera!”, e trovare la felicità.
Un cammino da percorrere ora, subito, con tutto l’entusiasmo che è tipico degli anni giovanili: Non aspettate di avere più anni per avventurarvi sulla via della santità! La santità è sempre giovane, così come eterna è la giovinezza di Dio.
Comunicate a tutti la bellezza dell'incontro con Dio che dà senso alla vostra vita. Nella ricerca della giustizia, nella promozione della pace, nell'impegno di fratellanza e di solidarietà non siate secondi a nessuno!”.
Fermiamoci a riflettere :Quali sono i momenti nella nostra vita in cui si siamo sentiti veramente felici?
Era una felicità come quella che fu proclamata da Gesù nelle beatitudini, o era di un altro tipo?

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