Gesù e Nicodemo: le notti
di ogni uomo (Gv 3,1-21)
Nicodemo, un fariseo, un capo, un maestro d’Israele aveva
sentito parlare di Gesù e delle sue opere. Aveva anche sentito cosa ne pensava
la gente e anche gli altri capi in Israele, i sacerdoti e tutto il Sinedrio. Ma
tutte quelle notizie sicuramente non lo convincevano del tutto, il dubbio e
l’incertezza dominavano nel suo interiore. Finché un giorno, anzi una notte
decide di andare a trovare Gesù per conoscerlo di persona, fare due chiacchiere
con lui.
Di notte dunque! Chissà quante notti ci sono volute, notti
insonni per giungere a questa decisione. Certamente la sua posizione sociale di
capo e maestro aveva il suo peso: cosa avrebbero pensato i suoi cari e illustri
colleghi? Bisognava scegliere tra la curiosità per Gesù e il timore dei
colleghi, tra la sua serenità intellettuale o la permanenza nell’oscurità, nel
buio della notte, tra ciò che poteva essere un bene o rimanere in una
situazione di ignoranza perenne: la notte dell’anima che trascina lentamente
nell’occultamento a se stessi di una verità che”forse” potrebbe nuocere e avere
delle conseguenze personali imprevedibili o anche prevedere un cambiamento
radicale di vita.
Ma Nicodemo, anche se titubante era sempre un maestro
d’Israele, un cavillo lo trova: di notte, in modo che nessuno lo veda, in modo
da non compromettere la sua posizione sociale, andrà a trovare Gesù.
Nicodemo andò a trovare Gesù. Di tutto quello che è successo
quella notte lo leggiamo nel brano di Giovanni capitolo 3,1-21.
La franchezza di Gesù che senza mezzi termini, deve aver
lasciato Nicodemo, tra un sorriso incredulo e una mente offuscata, molto
perplesso: non abbiamo una risposta di Nicodemo a Gesù, solo domande.
Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se
uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
E ancora:
In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che
sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la
nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come
crederete se vi parlerò di cose del cielo? ".
Le cose della terra non sono soltanto le leggi, le
apparenze, il sapere invocare Dio a modo proprio, esiste ben altro che la
cecità farisaica non vede, l’amor proprio non può conoscere, il disprezzo per i
propri simili rende superiori. E allora: caro Nicodemo, come potrai credere se
ti parlassi del cielo?
Gesù non chiede a Nicodemo di credere, di avere fede in lui,
come molte volte aveva chiesto a gente povera, forse ignorante ma bisognosa di
cure, di affetto, di giustizia e di amore. Nicodemo, maestro in Israele poteva
capire, confrontare le Scritture che conosceva molto bene, ma male
interpretava. Gesù vuole aprirgli lo
sguardo su una realtà nuova, a lui che è immerso talmente nei problemi teologici
da divenire incapace di scoprire il regno nella vita che gli sta intorno, nei
segni che aveva visto e Gesù che compiva.
Gesù insiste con le Scritture per aiutarlo a capire, dà un
altro segno: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che
sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita
eterna” Giov 3,14.
Forse Gesù vedendo Nicodemo ancora perplesso continua a
parlare: parla di sé, Figlio unigenito inviato dal Padre per dare la vita
eterna all’uomo, che non è venuto per condannare il mondo, ma perché il mondo
sia salvato…ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce.
Appena arrivato da Gesù Nicodemo aveva detto:
" nessuno infatti può compiere questi segni che tu
compi, se Dio non è con lui"
Gesù completa il suo dire, quasi volesse richiamare Nicodemo
ad una più attenta riflessione, usando le stesse parole di Nicodemo: "Chi
fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere
sono state fatte in Dio".
Un invito a riflettere per Nicodemo
un invito a riflettere anche per noi che lo abbiamo
conosciuto, seguito, amato
un invito a confermarci sempre in Lui.
Finisce qui l’incontro tra Gesù e Nicodemo. Non conosciamo
la risposta di Nicodemo, forse perché non c’è stata una risposta…
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Troveremo Nicodemo ai piedi della croce:
“Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era
andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e
di aloe. Essi (Giuseppe di Arimatea e Nicodemo) presero allora il corpo di
Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi di mirra come usano i giudei
per preparare la sepoltura” Giov 19,39-40.
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La Croce
ha cambiato la mente e il cuore di Nicodemo? Ha riconosciuto quell’ultimo segno
che Gesù gli aveva indicato in quella “notte”? Sicuramente sì, ed è bello pensarlo!
Forse è capitato anche a noi di accostarci a Gesù di
nascosto, di notte, per timore e giudizio degli altri ovvero per comodità di
poter pensare e agire diversamente da quanto abbiamo visto e udito.
Gesù attesta che l’uomo non si può salvare con una
spiritualità a suo piacimento, anche se la vive con serietà. Occorre che
dall’alto, ossia da Dio, venga la salvezza. Occorre nascere di nuovo ad una
vita diversa.
“Nessuno è mai
asceso al cielo, se non il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo”. E’
questo “nascere di nuovo, rinascere dall’alto” che Gesù è venuto ad
annunciare e a realizzare. Nascere di nuovo, sentire “ il vento che soffia
dove vuole, ne senti la voce ma non sai da dove vene né dove va: così è chiunque
che è nato dallo Spirito”, lo Spirito Santo, dono di Dio ad ogni credente
che accoglie la testimonianza del Figlio. Nessuno lo vede ma tutti possiamo
avvertirne gli effetti.
Nicodemo e le parole
di Gesù sono un invito a riflettere per anche per noi, anche per noi che
abbiamo conosciuto Dio, seguito, amato un invito a confermarci sempre in Lui,
con l’aiuto dello Spirito.
Praticamente Gesù invitava Nicodemo a battezzarsi, facendo "morire" la vita che conduceva prima come principe del Sinedrio e membro dei Farisei, e rinascere come una persona nuova "appena nata", diventando un vero Cristiano. Pace.
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