sabato 13 giugno 2015

Anche Dio ti sta tessendo in uno dei Suoi tappeti…




  Il tappeto di don Luciano


DA INCONTRI CON LA PAROLA
No. 322





I conventi di clausura non cessano mai di stupire. Mi è capitato di visitarne uno in cui le monache si tramandavano da non so da quanto tempo l'arte del creare tappeti. Nel piccolo negozio a cui i visitatori avevano accesso ce n'erano di bellissimi e di tutte le fatture. Lì mi fu spiegato che il problema più grande che si incontra nella tessitura del tappeto è che tende a sfaldarsi. Tutti quei fili che le monache abilmente mettono insieme creando dei piccoli capolavori di artigianato per natura tendono a sfaldarsi, rovinando mesi e anni di duro lavoro. Come fanno allora a tenere insieme tutti quei fili? Mettendo una cornice attorno al tappeto, e con tutto il tappeto tenuto insieme da quella cornice, è possibile continuare a lavorarci senza che esso si sfaldi.

Anche Dio ti sta tessendo in uno dei Suoi tappeti - la tua famiglia, la tua parrocchia, la tua comunità. Perché sono questi i tappeti che Lui costruisce. I tappeti di Dio sono le reti di relazioni - le persone con cui collabori nel tuo gruppo, la comunità cristiana a cui appartieni. Nel capolavoro di Dio i fili sono i Suoi figli che, come in ogni tappeto, sono molto diversi l'uno dall'altro. Ci sono quelli tutta razionalità, quelli tutto cuore, i buoni, i ruvidi, i saggi, i calmi, quelli che si adattano a tutto, quelli che vogliono avere tutto sotto controllo, i cavalli da corsa e quelli da tiro.

In Efesini 4,15-16 Dio descrive la Sua famiglia come un corpo pieno di salute: «Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità». Dio vuole che quello che ci lega sia la carità. Ma, come in ogni tappeto, c'è la tendenza a sfasciarsi, e forse è quello che sta accadendo al tappeto a cui appartieni. Ci sono tensioni, incomprensioni, negatività, critiche, forse vendette o pugnalate alle spalle. Manca la pace, ci sono discorsi spazzatura, incomprensioni che crescono, colpi di spillo sugli altri, blocchi, muri tra le persone.

Dio sa bene che tendiamo a sfasciarci gli uni dagli altri. Ecco perché lui ci dà il telaio per tenere il tappeto insieme. Lo troviamo in Efesini 4, 1-3: «Vi esorto dunque [...] a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace». Quella frase «cercando di conservare» nell'originale greco vuol dire "mettere tutta l'energia nel voler stare uniti".

Se il tappeto in cui sei inserito sembra in qualche modo sfaldarsi, perché non cerchi di essere tu colui che fa tutto il possibile per fermare lo sfascio? Forse dovrai fare da tessitore di pace o forse sarai chiamato a essere colui che affronta con carità ma decisione la causa del problema. O magari devi essere tu colui che fa il primo passo e perdona, in modo che si inneschi la guarigione. Se dentro di te c'è della rabbia o del risentimento, se stai coltivando la mormorazione e la critica, se stai permettendo che si sviluppi in te durezza o il tagliare le relazioni, allora stai contribuendo allo sfascio del tappeto che Dio con grande amore ha tessuto insieme. Se vuoi che il tappeto stia insieme devi essere tu quella persona che parla e agisce «con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza», sopportando con amore.

E se il tuo sopportare con amore non sta dando i frutti sperati, medita su questa frase di san Giovanni Calabria: «Ricordiamoci che la divina Provvidenza è una tenera Madre che tutto ordina per il nostro bene, anzi per il nostro maggior bene; dobbiamo sentirci portati dalle sue materne mani; è vero, molte volte dobbiamo soffrire, e la natura può provarne talvolta quasi sgomento; non meraviglia­moci; anche Gesù conobbe la tristezza, il tedio e la paura, giungendo a pregare il Pa­dre di allontanare da Lui l'amaro calice, soggiungendo però che si rimetteva alla sua paterna Volontà. Adesso noi vediamo solo l'orditura del lavoro e il rovescio del ricamo, potrà sembrare che tutto sia confusione, ma quando potremo vedere il lavoro finito e il di­ritto del ricamo, allora essi ci appariranno in tutta la loro magnifica e meravigliosa fattura».

Non permettere che crescano muri e che ferite restino incurate. Fai tutto il possibile perché ognuno fissi gli occhi su Gesù, la cornice che ci tiene insieme per sempre. Siamo stati tutti colpevoli della Sua croce, e siamo stati tutti da Lui perdonati. Siamo abitati tutti dallo stesso Spirito santo. E Lui ci vuole tutti insieme in Paradiso. Tutti ci inchiniamo allo stesso nome, il nome di Gesù. Gesù ha pagato a caro prezzo la tessitura del tappeto di cui sei parte. Vi ha messo tanta passione e sofferenza. Non essere tra quelli che lo sfasciano.

Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto

don Luciano



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