Lo spaventapasseri e il cardellino di Bruno Ferrero
Su
una vecchia quercia stava un vecchio Gufo
Più sapeva e più taceva
Più taceva e più sapeva...
Più sapeva e più taceva
Più taceva e più sapeva...
Una volta un cardellino fu ferito ad un'ala da un cacciatore. Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per terra. Poi, terribile e gelido, arrivo l'inverno. Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il cardellino si posò su uno spaventapasseri.
Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze,
cornacchie e volatili vari. Aveva il corpo di paglia infagottato in
un vecchio abito da cerimonia; la testa era una grossa zucca
arancione; i denti erano fatti con granelli di mais; per naso aveva
una carota e due noci per occhi.
"Che
ti capita, cardellino?" Chiese lo spaventapasseri, gentile come
sempre. "Va male, sospirò il cardellino. Il freddo mi sta
uccidendo e non ho un rifugio. Per non parlare del cibo. Penso che
non rivedrò la primavera".
"Non
avere paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è asciutta
e calda". Così il cardellino trovò una casa nel cuore di
paglia dello spaventapasseri.
Restava
il problema del cibo. Era sempre più difficile per il cardellino
trovare bacche o semi. Un giorno in cui tutto rabbrividiva sotto il
velo gelido della brina, lo spaventapasseri disse dolcemente al
cardellino: "Cardellino, mangia i miei denti: sono ottimi
granelli di mais". "Ma tu resterai senza bocca!".
"Sembrerò molto più saggio". Lo spaventapasseri rimase
senza bocca, ma era contento che il suo piccolo amico vivesse. E gli
sorrideva con gli occhi di noce.
Dopo
qualche giorno fu la volta del naso di carota. "Mangialo. E'
ricco di vitamine", diceva lo spaventapasseri al cardellino.
Toccò poi alle noci che servivano da occhi. "Mi basteranno i
tuoi racconti", diceva lui.
Infine
lo spaventapasseri offrì al cardellino la zucca che gli faceva da
testa. Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c'era più.
Ma il cardellino era vivo e spiccò il volo nel cielo azzurro.
tutti; questo è il mio
corpo... "
(Matteo 26,26)
La Morale:
Una favola pregna di simbologia che forse potrebbe celare anche più di una morale, proviamo a cercarle insieme.
Lo spaventapasseri era un manichino senza vita che di umano aveva solo le sembianze e in quel cardellino ferito, forse ci vide un occasione per dire ancora una volta alla vita che aveva “capito” anche se l’immobilità lo aveva rapito.Quanti messaggi hanno le favole, avrete di certo notato che il cardellino per prima cosa dello spaventapasseri mangia la bocca, come avrà fatto poi a parlare?
Gli era stata data l’occasione per compiere un ultimo gesto d’amore e accolse quel cardellino nel suo cuore donandogli la sua bocca, il suo naso, i suoi occhi, la sua zucca, insomma tutto quel che che gli rimaneva, a me sembra quasi di vedere un uomo assai ammalato, forse alla vita non più legato, che i suoi organi al prossimo dona affinchè qualche altra persona possa vedere altre primavere, e come quel cardellino spiccare il volo verso il cielo azzurro di una nuova vita.
O forse quell’essere senza bocca, voleva indicare una volontà che ormai non si poteva più manifestare?Quante cose da una favola si possono imparare…e quante domande sanno seminare…a noi non resta che la risposta coltivare. ( da http://guide.supereva.it)
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