U N A S C E L T A
D I
V I T A
Il cristiano è chiamato oggi più che mai ad approfondire la sua fede per viverla con coerenza nella chiesa, popolo di Dio, imparare a vivere il vangelo nella sua rivelazione d'amore.
Pubblico questo articolo di Fabio Ciardi,
Missionario Oblato di Maria Immacolata, che prende spunto dalla
preghiera di Gesù al Padre in preparazione della sua morte. Gesù
prega chiedendo l'unità per i suoi discepoli che lo avevano seguito
per tutto il tempo della sua predicazione. «Perché
tutti siano una sola cosa» .Quella
preghiera, fatta per i futuri pastori della Chiesa, ha un valore
ancora oggi in quanto tutti coloro che credono in Gesù sono entrati
a far parte della sua Chiesa.E che dire della famiglia cristiana,
sempre indicata come piccola chiesa domestica? Questo articolo ci
sproni a fare di tutto per mantenere unita la nostra famiglia, altre
famiglie in modo da formare nella nostra parrocchia un popolo di
famiglie, una sola Chiesa. Facciamo nostra questa preghiera di Gesù,
sei parole prese in prestito da Gesù possono fare “il miracolo”
dell'unità. Buona
lettura!
Rifare l'unità della famiglia, di Fabio Ciardi
Ti prego, Padre, «Perché tutti siano una sola
cosa»
È l’ultima accorata preghiera che Gesù
rivolge al Padre. Sa di chiedere la cosa che più gli sta a cuore.
Dio infatti ha creato l’umanità come la sua famiglia, con la quale
condividere ogni bene, la sua stessa vita divina. Cosa sognano i
genitori per i figli se non che si vogliano bene, si aiutino, vivano
uniti tra di loro? E qual è il loro più grande dispiacere se non
quello di vederli divisi per gelosie, interessi economici, fino al
punto da arrivare a non parlarsi più? Anche Dio ha sognato da tutta
l’eternità la propria famiglia unita nella comunione d’amore dei
figli con lui e tra di loro. Il drammatico racconto delle origini ci
parla del peccato e della progressiva frantumazione della famiglia
umana: come leggiamo nel libro della Genesi l’uomo accusa la donna,
Caino uccide il proprio fratello, Lamec si vanta della sua
spropositata vendetta, Babele genera l’incomprensione e la
dispersione dei popoli… Il progetto di Dio sembra fallito. Egli tuttavia non si dà per vinto e con
tenacia persegue la riunificazione della propria famiglia. La storia
riparte con Noè, con la scelta di Abramo, con la nascita del popolo
eletto; e avanti, fino a quando decide di mandare suo figlio sulla
terra affidandogli la grande missione: radunare in una sola famiglia
i figli dispersi, raccogliere le pecore smarrite in un solo gregge,
abbattere i muri di separazione e le inimicizie tra i popoli per
creare un unico popolo nuovo (cf. Ef 2,14-16). Dio non smette di sognare l’unità, per
questo Gesù gliela chiede come il dono più grande che egli può
implorare per tutti noi:
«Perché tutti siano una sola
cosa»
Ogni famiglia porta l’impronta dei
genitori. Così quella creata da Dio. Dio è Amore non soltanto
perché ama la sua creatura, ma è Amore in se stesso, nella
reciprocità del dono e della comunione, da parte di ognuna delle tre
divine Persone verso le altre. Quando dunque ha creato l’umanità egli
l’ha plasmata a sua immagine e somiglianza e vi ha impresso la sua
stessa capacità di relazione, in modo che ogni persona viva nel dono
scambievole di sé. L’intera frase della preghiera di Gesù che
vogliamo vivere questo mese dice infatti: «perché tutti siano una
sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in
noi». Il modello della nostra unità è niente meno che l’unità
esistente tra il Padre e Gesù. Sembra impossibile, tanto essa è
profonda. Essa è tuttavia resa possibile da quel come, che significa
anche perché: possiamo essere uniti come sono uniti il Padre e Gesù
proprio perché ci coinvolgono nella loro stessa unità, ce ne fanno
dono. «Perché tutti siano una sola
cosa» È proprio questa l’opera di Gesù, fare
di tutti noi una cosa sola, come lui lo è con il Padre, una sola
famiglia, un solo popolo. Per questo si è fatto uno di noi, si è
caricato delle nostre divisioni e dei nostri peccati inchiodandoli
sulla croce. Egli stesso ha indicato la strada che
avrebbe percorso per portarci all’unità: «Quando sarò elevato da
terra attirerò tutti a me» (Gv 12, 32). Come profetizzato dal sommo
sacerdote, «doveva morire (...) per riunire insieme i figli di Dio
che erano dispersi» (Gv 11, 52). Nel suo mistero di morte e
risurrezione, ha riassunto tutto in sé (cf. Ef 1,10), ha ricreato
l’unità spezzata dal peccato, ha rifatto la famiglia attorno al
Padre e ci ha resi nuovamente fratelli e sorelle tra di noi. La sua
missione Gesù l’ha compiuta. Adesso rimane la nostra parte, la
nostra adesione, il nostro “sì” alla sua preghiera: «Perché tutti siano una sola
cosa» Qual è il nostro contributo all’adempimento
di questa pre-ghiera? Innanzitutto farla nostra. Possiamo prestare
labbra e cuore a Gesù perché continui a rivolgere queste parole al
Padre e ripetere ogni giorno con fiducia la sua preghiera. L’unità
è un dono dall’alto, da chiedere con fede, senza stancarci mai. Essa inoltre deve rimanere costantemente in
cima ai nostri pensieri e desideri. Se questo è il sogno di Dio
vogliamo che sia anche il nostro sogno. Di tanto in tanto, prima di
ogni decisione, di ogni scelta, di ogni azione, potremmo domandarci:
serve per costruire l’unità, è il meglio in vista dell’unità? Dovremmo infine correre là dove le disunità
sono più evidenti e prenderle su di noi, come ha fatto Gesù.
Possono essere attriti in famiglia o tra persone che conosciamo,
tensioni che si vivono nel quartiere, disaccordi nell’ambiente di
lavoro, in parrocchia, tra le Chiese. Non sfuggire i dissidi e le
incomprensioni, non restare indifferenti, ma portarvi il proprio
amore fatto di ascolto, di attenzione all’altro, di condivisione
del dolore che nasce da quella lacerazione. E soprattutto vivere in unità con quanti
sono disponibili a condividere l’ideale di Gesù e la sua
preghiera, senza dare peso a malintesi o a divergenze di idee,
contenti del “meno perfetto in unità che del più perfetto in
disunità”, accettando con gioia le differenze, anzi considerandole
una ricchezza per un’unità che non è mai riduzione a uniformità.
Sì, questo a volte ci metterà in croce, ma
è proprio la strada che Gesù ha scelto per rifare l’unità della
famiglia umana, la strada che anche noi vogliamo percorrere con lui.