Papa Francesco

Questa pagina riporterà alcuni interventi del Papa Fancesco, tra i più significativi: ci spronino le sue parole ad amare com gioa Dio, noi stessi e il prossimo.

 
PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Il Vangelo a portata di mano
Martedì, 3 febbraio 2015

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.027, Mer. 04/02/2015)

Leggere ogni giorno una pagina del Vangelo per «dieci, quindici minuti e non di più», tenendo «fisso lo sguardo su Gesù» per «immaginarmi nella scena e parlare con lui, come mi viene dal cuore»: queste sono le caratteristiche della «preghiera di contemplazione», vera sorgente di speranza per la nostra vita. È il suggerimento lanciato dal Papa durante la messa celebrata martedì mattina, 3 febbraio, nella cappella della Casa Santa Marta.

Nella prima lettura, ha fatto notare Francesco, «l’autore della Lettera agli Ebrei (12, 1-4) richiama la memoria dei primi giorni dopo la conversione, dopo l’incontro con Gesù, e richiama anche la memoria dei nostri padri: “Quanto hanno sofferto, quando in cammino sono andati”». Proprio «guardando questi padri dice: “Anche noi circondati da tale moltitudine di testimoni”». Dunque è «la testimonianza dei nostri antenati» che «lui richiama alla memoria». E «richiama anche la nostra esperienza, quando eravamo tanto felici nel primo incontro con Gesù». Questa «è la memoria, della quale abbiamo parlato come un riferimento della vita cristiana».

Ma oggi, ha rimarcato il Papa, «l’autore della Lettera parla dell’altro riferimento, cioè della speranza». E «ci dice che dobbiamo avere coraggio di andare avanti: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti”». Poi «dice qual è proprio il nocciolo della speranza: “tenendo fisso lo sguardo su Gesù”». Ecco il punto: «Se noi non abbiamo il nostro sguardo fisso su Gesù difficilmente possiamo avere speranza». Magari «possiamo avere ottimismo, essere positivi, ma la speranza?».

Del resto, ha spiegato Francesco, «la speranza si impara soltanto guardando Gesù, contemplando Gesù; s’impara con la preghiera di contemplazione». E «di questo voglio parlare oggi» ha confidato, alimentando la sua riflessione attraverso una domanda: «Io posso chiedere a voi: come pregate?». Qualcuno, ha detto, potrebbe rispondere: «Io, padre, prego le preghiere che ho imparato da bambino». E ha commentato: «Va bene, quello è buono». Qualche altro potrebbe aggiungere: «Prego anche il rosario, ma tutti i giorni!». E il Papa: «È buono pregare il rosario tutti i giorni». Infine c’è chi potrebbe dire: «Parlo anche col Signore, quando ho una difficoltà, o con la Madonna o con i santi...». E anche «questo è buono».

Di fronte a tutto ciò, tuttavia, il Pontefice ha rilanciato con un’altra domanda: «Ma tu fai la preghiera di contemplazione?». Un interrogativo, forse, un po’ spiazzante, tanto che qualcuno potrebbe dire: «Cosa è questo, padre? Com’è questa preghiera? Dove si compra? Come si fa?». La risposta di Francesco è chiara: «Si può fare soltanto col Vangelo in mano». In pratica, ha suggerito, «tu prendi il Vangelo, scegli un passo, lo leggi una volta, lo leggi due volte; immagina, come se tu vedessi quello che succede e contempla Gesù».
Per dare un’indicazione pratica, il Papa ha preso come esempio proprio il passo del Vangelo di Marco (5, 21-43) proposto dalla liturgia, che «c’insegna tante cose belle». Partendo da questa pagina, ha chiesto: «Come faccio la contemplazione col Vangelo di oggi?». E nel condividere la sua esperienza personale, ha proposto una prima riflessione: «Vedo che Gesù era in mezzo alla folla, attorno a lui era molta folla. Cinque volte dice questo brano la parola “folla”. Ma Gesù non si riposava? Io posso pensare: sempre con la folla! La maggior parte della vita di Gesù è passata sulla strada, con la folla. Ma non riposava? Sì, una volta: il Vangelo dice che dormiva sulla barca, ma è venuta la tempesta e i discepoli lo hanno svegliato. Gesù era continuamente tra la gente». Perciò, ha suggerito il Papa, «si guarda Gesù così, contemplo Gesù così, m’immagino Gesù così. E dico a Gesù quello che mi viene in mente di dirgli».

Francesco ha proseguito la sua meditazione con queste parole: «Poi, in mezzo alla folla, c’era quella donna malata e Gesù se ne accorse. Ma come fa Gesù, in mezzo a tanta gente, ad accorgersi che una donna lo ha toccato?». È lui stesso infatti a fare la domanda diretta: «Chi mi ha toccato?». Da parte loro, i discepoli fanno notare a Gesù: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». La questione, ha puntualizzato il Papa, è che «Gesù non solo capisce la folla, sente la folla, ma sente il battere del cuore di ognuno di noi, di ognuno: ha cura di tutti e di ciascuno, sempre!».

Il Papa, continuando a rileggere il brano di Marco, ha spiegato che la stessa situazione si ripetere anche quando si avvicina a Gesù «il capo della sinagoga, a raccontargli della figliuola ammalata gravemente. E lui lascia tutto e si occupa di questo: Gesù nel grande e nel piccolo, sempre!». Poi, ha proseguito, «possiamo andare avanti e vedere come arriva alla casa, vede quel trambusto, quelle donne sono chiamate per piangere quando si fa la veglia del morto: grida, pianti». Ma Gesù dice: «State tranquilli: dorme!». A queste parole, c’è stato chi ha persino iniziato a deriderlo. Però «lui sta zitto» e con la sua «pazienza» riesce a sopportare questa situazione, a non rispondere a quelli che lo deridono. 

Il racconto evangelico culmina con «la risurrezione della bambina». E Gesù, «invece di dire: “Forza Iddio!”, dice loro: “Per favore, datele da mangiare”». Perché Gesù, è la conclusione del Papa, «ha sempre i piccoli dettagli davanti a lui» 

«Quello che ho fatto con questo Vangelo — ha spiegato quindi Francesco — è proprio la preghiera di contemplazione: prendere il Vangelo, leggere e immaginarmi nella scena, immaginarmi cosa succede e parlare con Gesù, come mi viene dal cuore». E «con questo noi facciamo crescere la speranza, perché teniamo fisso lo sguardo su Gesù». Da qui la proposta: «fate questa preghiera di contemplazione». E anche se si hanno tanti impegni, ha suggerito, si può sempre trovare il tempo, magari quindici minuti a casa: «Prendi il Vangelo, un brano piccolo, immagina cosa è successo e parla con Gesù di quello». Così «il tuo sguardo sarà fisso su Gesù, e non tanto sulla telenovela, per esempio; il tuo udito sarà fisso sulle parole di Gesù e non tanto sulle chiacchiere del vicino, della vicina».

«La preghiera di contemplazione ci aiuta nella speranza» e ci insegna a «vivere della sostanza del Vangelo», ha ribadito il vescovo di Roma. E per questo bisogna «pregare sempre: pregare le preghiere, pregare il rosario, parlare col Signore, ma anche fare questa preghiera di contemplazione per tenere il nostro sguardo fisso su Gesù». Da qui «viene la speranza». E così anche «la nostra vita cristiana si muove in quella cornice, fra memoria e speranza: memoria di tutto il cammino passato, memoria di tante grazie ricevute dal Signore; e speranza, guardando il Signore, che è l’unico che può darmi la speranza». E «per guardare il Signore, per conoscere il Signore, prendiamo il Vangelo e facciamo questa preghiera di contemplazione».

Concludendo Francesco non ha mancato di riproporre nuovamente l’esperienza della preghiera di contemplazione: «Oggi per esempio — ha suggerito — cercate dieci minuti, quindici e non di più: leggete il Vangelo, immaginate e dite qualcosa a Gesù. E niente di più. E così la vostra conoscenza di Gesù sarà più grande e la vostra speranza crescerà. Non dimenticate, tenendo fisso lo sguardo su Gesù». Proprio per questo si chiama «preghiera di contemplazione».


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Fratelli e sorelle, buonasera!
Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei
fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo ... ma siamo qui ... Vi
ringrazio dell'accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca.
E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa
di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di
amore, di fiducia tra noi.

La Chiesa del Signore quando non cammina si ferma

“Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”.



Non dobbiamo aver paura della bontà
“Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”.



“Io mi domando, a me, e domando anche a voi: ci lasciamo scrivere la vita, la nostra vita, da Dio o vogliamo scriverla noi? E questo ci parla della docilità: siamo docili alla Parola di Dio? ‘Sì, io voglio essere docile!’. Ma tu, hai capacità di ascoltarla, di sentirla? Tu hai capacità di trovare la Parola di Dio nella storia di ogni giorno, o le tue idee sono quelle che ti reggono, e non lasci che la sorpresa del Signore ti parli?”

2013-10-07 Radio Vaticana



“Anche noi quando non preghiamo, quello che facciamo è chiudere la porta al Signore. E non pregare è questo: chiudere la porta al Signore, perché Lui non possa fare nulla. Invece, la preghiera, davanti a un problema, a una situazione difficile, a una calamità è aprire la porta al Signore perché venga. Perché Lui rifà le cose, Lui sa arrangiare le cose, risistemare le cose. Pregare è questo: aprire la porta al Signore, perché possa fare qualcosa. Ma se noi chiudiamo la porta, il Signore non può far nulla! Pensiamo a questa Maria che ha scelto la parte migliore e ci fa vedere la strada, come si apre la porta al Signore”.

2013-10-08 Radio Vaticana



“Tutti siamo diversi, differenti, ognuno con le proprie qualità e questo è il bello della Chiesa: ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato, per arricchire gli altri. E tra le componenti c’è questa diversità, ma è una diversità che non entra in conflitto, non si contrappone; è una varietà che si lascia fondere in armonia dallo Spirito Santo; è Lui il vero “Maestro”, è e Lui stesso è l’armonia. E qui chiediamoci: nelle nostre comunità viviamo l’armonia, o litighiamo fra noi? Nella mia comunità parrocchiale, nel mio movimento, dove io sono nella Chiesa? Ci sono chiacchiere? E, se ci sono chiacchiere, non c’è armonia: è lotta. E questa non è la Chiesa: la Chiesa è l’armonia di tutti. Mai chiacchierare l’uno contro l’altro, mai litigare. Accettiamo l’altro, accettiamo che vi sia una giusta varietà” e che possiamo pensare in modi diversi?”

Udienza generale del mercoledì  2013-10-09 Radio Vaticana



“Nei Vangeli alcuni ricevono la grazia e se ne vanno: dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, solo uno torna a ringraziarlo. Anche il cieco di Gerico trova il Signore nella guarigione e loda Dio. Ma occorre pregare con il “coraggio della fede” spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare: cioè, Dio stesso:
“Noi chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: ‘Ma vieni Tu a portarmela’. Sappiamo che una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre, in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”.


Papa Francesco a Santa Marta



“Come preghiamo, noi? Preghiamo così, per abitudine, pietosamente ma tranquilli, o ci mettiamo noi proprio con coraggio, davanti al Signore per chiedere la grazia, per chiedere quello per cui preghiamo? Il coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti, il coraggio di bussare alla porta … Il Signore lo dice: ‘Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto’. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare”.



2013-10-10 Radio Vaticana

Papa Francesco: il demonio non si vince con atteggiamenti a metà, seguire Gesù senza sfumature



“Quando noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la grazia, ma anche ci dà se stesso nella grazia: lo Spirito Santo, cioè, se stesso! Mai il Signore dà o invia una grazia per posta: mai! La porta Lui! E’ Lui, la grazia! Quello che noi chiediamo è un po’ come [ride] … è la carta che avvolge la grazia. Ma la vera grazia è Lui, che viene a portarmela. E’ Lui. La nostra preghiera, se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo ma anche quello che è più importante: il Signore”.

2013-10-10 Radio Vaticana




La donna, ha così sottolineato, ha “una sensibilità particolare per le ‘cose di Dio’, soprattutto nell’aiutarci a comprendere la misericordia, la tenerezza e l’amore che Dio ha per noi”:
“Anche a me piace pensare che la Chiesa non è 'il' Chiesa: è 'la' Chiesa. La Chiesa è donna, è madre, e questo è bello. Dovete pensare e approfondire su questo”.

2013-10-12 Radio Vaticana






“Quando siamo stanchi, scoraggiati, schiacciati dai problemi, guardiamo a Maria, sentiamo il suo sguardo che dice al nostro cuore: ‘Forza, figlio, ci sono io che ti sostengo!’. La Madonna ci conosce bene, è mamma, sa bene quali sono le nostre gioie e le nostre difficoltà, le nostre speranze e le nostre delusioni. Quando sentiamo il peso delle nostre debolezze, dei nostri peccati, guardiamo a Maria, che dice al nostro cuore: ‘Rialzati, va’ da mio Figlio Gesù, in Lui troverai accoglienza, misericordia e nuova forza per continuare il cammino”….


...“Non avere paura! Lui ti insegnerà a seguirlo per testimoniarlo nelle grandi e piccole azioni della tua vita, nei rapporti di famiglia, nel tuo lavoro, nei momenti di festa; ti insegnerà ad uscire da te stesso, da te stessa, per guardare agli altri con amore, come Lui che non a parole, ma con i fatti, ti ha amato e ti ama!’ O Maria, facci sentire il tuo sguardo di Madre, guidaci al tuo Figlio, fa’ che non siamo cristiani di vetrina’, ma che sanno 'sporcarsi le mani' per costruire con il tuo Figlio Gesù, il suo Regno di amore, di gioia e di pace”.



2013-10-13 Radio Vaticana



La Chiesa del Signore quando non cammina si ferma
“Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”.

Non dobbiamo aver paura della bontà

“Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”.
I giovani portano la gioia della fede

Cari giovani, vi ho visto nella processione, quando entravate; vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando i rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed esprimete la vostra gioia di essere con Lui! Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male.

Peccato e misericordia di Dio

Forse qualcuno di noi può pensare: il mio peccato è così grande, la mia lontananza da Dio è come quella del figlio minore della parabola, la mia incredulità è come quella di Tommaso; non ho il coraggio di tornare, di pensare che Dio possa accogliermi e che stia aspettando proprio me. Ma Dio aspetta proprio te, ti chiede solo il coraggio di andare a Lui. Quante volte nel mio ministero pastorale mi sono sentito ripetere: «Padre, ho molti peccati»; e l’invito che ho sempre fatto è: «Non temere, va’ da Lui, ti sta aspettando, Lui farà tutto». Quante proposte mondane sentiamo attorno a noi, ma lasciamoci afferrare dalla proposta di Dio, la sua è una carezza di amore. Per Dio noi non siamo numeri, siamo importanti, anzi siamo quanto di più importante Egli abbia; anche se peccatori, siamo ciò che gli sta più a cuore.

Il cristianesimo è religione della libertà e della gioia…

E' proprio lo Spirito che ci guida: Lui è l'autore della gioia, il Creatore della gioia. E questa gioia nello Spirito, ci dà la vera libertà cristiana. Senza gioia, noi cristiani non possiamo diventare liberi, diventiamo schiavi delle nostre tristezze. Il grande Paolo VI diceva che non si può portare avanti il Vangelo con cristiani tristi, sfiduciati, scoraggiati. Non si può. Questo atteggiamento un po' funerario, eh? Tante volte i cristiani hanno faccia di andare più ad un corteo funebre che di andare a lodare Dio, e da questa gioia viene la lode.

Condividere, solidarietà

Un ultimo elemento: da dove nasce la moltiplicazione dei pani? La risposta sta nell’invito di Gesù ai discepoli «Voi stessi date…», “dare”, condividere. Che cosa condividono i discepoli? Quel poco che hanno: cinque pani e due pesci. Ma sono proprio quei pani e quei pesci che nelle mani del Signore sfamano tutta la folla. E sono proprio i discepoli smarriti di fronte all’incapacità dei loro mezzi, alla povertà di quello che possono mettere a disposizione, a far accomodare la gente e a distribuire – fidandosi della parola di Gesù - i pani e pesci che sfamano la folla. E questo ci dice che nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è “solidarietà”, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto. Solidarietà: una parola malvista dallo spirito mondano!

Il ruolo delle donne nella Risurrezione di Gesù

Nelle professioni di fede del Nuovo Testamento, come testimoni della Risurrezione vengono ricordati solamente uomini, gli Apostoli, ma non le donne. Questo perché, secondo la Legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile. Nei Vangeli, invece, le donne hanno un ruolo primario, fondamentale. Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicità della Risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della Risurrezione sono le donne. E questo è bello. E questo è un po’ la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore. Gli Apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne no. Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota; Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Gesù. Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore.

Papa Francesco ha detto:

La Chiesa sia sempre luogo di misericordia e di speranza, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato e perdonato.

Siamo arrabbiati con qualcuno? Preghiamo per quella persona. Questo è amore cristiano.

Il consumismo ci ha indotto ad abituarci allo spreco. Ma il cibo che si butta via è come se fosse rubato ai poveri e agli affamati.

La logica mondana ci spinge verso il successo, il dominio, il denaro; la logica di Dio verso l’umiltà, il servizio e l’amore

Cari giovani, la Chiesa si aspetta molto da voi e dalla vostra generosità. Non perdete coraggio e

La Chiesa sia voce, non Parola

“La Chiesa esiste per proclamare, per essere voce di una Parola, del suo sposo, che è la Parola. E la Chiesa esiste per proclamare questa Parola fino al martirio. Martirio precisamente nelle mani dei superbi, dei più superbi della Terra. Giovanni poteva farsi importante, poteva dire qualcosa di sé. ‘Ma io penso mai’, soltanto questo: indicava, si sentiva voce, non Parola. Il segreto di Giovanni. Perché Giovanni è santo e non ha peccato? Perché mai, mai ha preso una verità come propria. Non ha voluto farsi ideologo. L’uomo che si è negato a se stesso, perché la Parola venga su. E noi, come Chiesa, possiamo chiedere oggi la grazia di non diventare una Chiesa ideologizzata…”

Papa Francesco ai giovani:

"Ricordatevi bene non vogliamo mangiare un pasto andato a male". Il Pontefice commentava le parole di Gesù sul martirio che attendeva i suoi discepoli, ricordando che "ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che 'perdono la propria vita per la verità".
Lasciando il discorso che era stato preparato


“Sì, si deve conoscere Gesù nel Catechismo. Ma non è sufficiente conoscerlo con la mente: è un passo. Ma Gesù è necessario conoscerlo nel dialogo con Lui, parlando con Lui, nella preghiera, in ginocchio. Se tu non preghi, se tu non parli con Gesù, non lo conosci. Tu sai cose di Gesù, ma non vai con quella conoscenza che ti dà il cuore nella preghiera. Conoscere Gesù con la mente, lo studio del Catechismo; conoscere Gesù col cuore, nella preghiera, nel dialogo con Lui. Questo ci aiuta abbastanza, ma non è sufficiente... C’è una terza strada per conoscere Gesù: è la sequela. Andare con Lui, camminare con Lui”.

“La verifica se un cristiano è un cristiano davvero è la sua capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni; e come questa è una cosa che non piace... ci sono tanti cristiani che, guardando il Signore, chiedono umiliazioni per assomigliare più a Lui. Questa è la scelta: o cristiano di benessere – che andrai al Cielo, eh?, sicuro ti salverai, eh? – o cristiano vicino a Gesù, per la strada di Gesù”.
Papa Francesco

 “Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato. E’ tanto misericordioso il Signore: sempre, se andiamo da Lui, ci perdona. Abbiamo fiducia nell’azione di Dio! Con Lui possiamo fare cose grandi”. 



In questo periodo di avvento:

“Riscopriamo la bellezza di essere tutti in cammino: la Chiesa, con la sua vocazione e missione, e l’umanità intera, i popoli, le civiltà, le culture, tutti in cammino attraverso i sentieri del tempo”.


“La rivelazione ha trovato in Gesù Cristo il suo compimento, e il 'tempio del Signore', è diventato Lui stesso, il Verbo fatto carne: è Lui la guida ed insieme la meta del nostro pellegrinaggio, del pellegrinaggio di tutto il Popolo di Dio; e alla sua luce anche gli altri popoli possono camminare verso il Regno della giustizia, verso il Regno della pace”.


“L’orizzonte della speranza! Quello è l’orizzonte per fare un buon cammino. Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza, una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai!”


“Nel suo grembo, la speranza di Dio ha preso carne, si è fatta uomo, si è fatta storia: Gesù Cristo. Il suo Magnificat è il cantico del Popolo di Dio in cammino, e di tutti gli uomini e le donne che sperano in Dio, nella potenza della sua misericordia. Lasciamoci guidare da lei, che è Madre, è mamma e sa come guidarci. Lasciamoci guidare da Lei in questo tempo di attesa e di vigilanza operosa”.







4 commenti:

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  2. Papa Francesco ha detto:

    La Chiesa sia sempre luogo di misericordia e di speranza, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato e perdonato.

    Siamo arrabbiati con qualcuno? Preghiamo per quella persona. Questo è amore cristiano.

    Il consumismo ci ha indotto ad abituarci allo spreco. Ma il cibo che si butta via è come se fosse rubato ai poveri e agli affamati.

    La logica mondana ci spinge verso il successo, il dominio, il denaro; la logica di Dio verso l’umiltà, il servizio e l’amore

    Cari giovani, la Chiesa si aspetta molto da voi e dalla vostra generosità. Non perdete coraggio e puntate in alto.

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  3. Ciclista brasiliano scrive lettere al Papa
    Che lo riceve a Roma.

    Creativo ma soprattutto persistente. Dopo quindici lettere e una lunga attesa, Leandro Martins, un giovane ciclista gaucho (così sono chiamati in Brasile gli abitanti dello Stato del Rio Grande do Sul) è stato ricevuto con la sua bicicletta da Papa Francesco giovedì scorso. «È un storia incredibile – spiega il ciclista -, ho scritto a un suo segretario particolare molte lettere dicendogli che magari avrebbero riso di me, ma anche se non professo alcuna fede avrei avuto il grande desiderio di conoscere il Papa che ammiro molto. Ho scritto quando ero in giro per l’Europa, quando sono giunto in Italia, infine appena arrivato a Roma».

    La telefonata di un segretario del Pontefice (di cui Martins non rivela il nome) è arrivata all’improvviso, il giorno prima dell’incontro. «Pensavo fosse uno scherzo, ero incredulo, invece il Papa aveva accettato davvero di incontrarmi alle 7 del mattino del giorno successivo. Appena mi ha visto ha detto: la prossima settimana incontrerò milioni di giovani brasiliani, tu sei il primo di loro». L’incontro è avvenuto presso la Casa Santa Marta, dopo una messa nella Cappella adiacente. La bicicletta con cui Leandro Martins ha percorso migliaia di chilometri attraversando tutta Europa, ha incuriosito il pontefice che, osservando sorpreso le poche bisacce appese alla bici, gli ha chiesto: «Ma come fai a dormire?». «Io gli ho risposto che ci sono matti dappertutto anche nella mia città, Porto Alegre. Abbiamo riso e il Papa ha annuito rispondendo che davvero la vida es loca. Infine gli ho chiesto di autografarmi la bandiera brasiliana e lui ha scritto: "Que Dios te acompañe - Francisco”».

    Gherardo Milanesi , L'Avvenire 21 luglio 2013

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  4. “Sì, si deve conoscere Gesù nel Catechismo. Ma non è sufficiente conoscerlo con la mente: è un passo. Ma Gesù è necessario conoscerlo nel dialogo con Lui, parlando con Lui, nella preghiera, in ginocchio. Se tu non preghi, se tu non parli con Gesù, non lo conosci. Tu sai cose di Gesù, ma non vai con quella conoscenza che ti dà il cuore nella preghiera. Conoscere Gesù con la mente, lo studio del Catechismo; conoscere Gesù col cuore, nella preghiera, nel dialogo con Lui. Questo ci aiuta abbastanza, ma non è sufficiente... C’è una terza strada per conoscere Gesù: è la sequela. Andare con Lui, camminare con Lui”.

    “La verifica se un cristiano è un cristiano davvero è la sua capacità di portare con gioia e con pazienza le umiliazioni; e come questa è una cosa che non piace... ci sono tanti cristiani che, guardando il Signore, chiedono umiliazioni per assomigliare più a Lui. Questa è la scelta: o cristiano di benessere – che andrai al Cielo, eh?, sicuro ti salverai, eh? – o cristiano vicino a Gesù, per la strada di Gesù”.
    Papa Francesco

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