lunedì 30 maggio 2016

Dal gufo una bellissima e commovente storia ed esempio



Lo spaventapasseri e il cardellino di Bruno Ferrero

Su una vecchia quercia stava un vecchio Gufo
Più sapeva e più taceva
  Più taceva e più sapeva...


Una volta un cardellino fu ferito ad un'ala da un cacciatore. Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per terra. Poi, terribile e gelido, arrivo l'inverno. Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il cardellino si posò su uno spaventapasseri.

Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e volatili vari. Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da cerimonia; la testa era una grossa zucca arancione; i denti erano fatti con granelli di mais; per naso aveva una carota e due noci per occhi.
"Che ti capita, cardellino?" Chiese lo spaventapasseri, gentile come sempre. "Va male, sospirò il cardellino. Il freddo mi sta uccidendo e non ho un rifugio. Per non parlare del cibo. Penso che non rivedrò la primavera".
"Non avere paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è asciutta e calda". Così il cardellino trovò una casa nel cuore di paglia dello spaventapasseri.
Restava il problema del cibo. Era sempre più difficile per il cardellino trovare bacche o semi. Un giorno in cui tutto rabbrividiva sotto il velo gelido della brina, lo spaventapasseri disse dolcemente al cardellino: "Cardellino, mangia i miei denti: sono ottimi granelli di mais". "Ma tu resterai senza bocca!". "Sembrerò molto più saggio". Lo spaventapasseri rimase senza bocca, ma era contento che il suo piccolo amico vivesse. E gli sorrideva con gli occhi di noce.
Dopo qualche giorno fu la volta del naso di carota. "Mangialo. E' ricco di vitamine", diceva lo spaventapasseri al cardellino. Toccò poi alle noci che servivano da occhi. "Mi basteranno i tuoi racconti", diceva lui.
Infine lo spaventapasseri offrì al cardellino la zucca che gli faceva da testa. Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c'era più. Ma il cardellino era vivo e spiccò il volo nel cielo azzurro. 
 
"Prendete e mangiatene 


tutti; questo è il mio 


corpo... "   

(Matteo 26,26)



 La Morale:
 
Bruno Ferrero è un grande favolista e i suoi messaggi d’amore riescono sempre a penetrarci il cuore, questa commovente favola ci insegna il valore del dono, il saper dare senza attendere nulla in cambio, talvolta dimenticando persino noi stessi. La pace è nei cuori che del dono, sanno farne il proprio trono.
Una favola pregna di simbologia che forse potrebbe celare anche più di una morale, proviamo a cercarle insieme.

Lo spaventapasseri era un manichino senza vita che di umano aveva solo le sembianze e in quel cardellino ferito, forse ci vide un occasione per dire ancora una volta alla vita che aveva “capito” anche se l’immobilità lo aveva rapito.
Gli era stata data l’occasione per compiere un ultimo gesto d’amore e accolse quel cardellino nel suo cuore donandogli la sua bocca, il suo naso, i suoi occhi, la sua zucca, insomma tutto quel che che gli rimaneva, a me sembra quasi di vedere un uomo assai ammalato, forse alla vita non più legato, che i suoi organi al prossimo dona affinchè qualche altra persona possa vedere altre primavere, e come quel cardellino spiccare il volo verso il cielo azzurro di una nuova vita.
Quanti messaggi hanno le favole, avrete di certo notato che il cardellino per prima cosa dello spaventapasseri mangia la bocca, come avrà fatto poi a parlare?

O forse quell’essere senza bocca, voleva indicare una volontà che ormai non si poteva più manifestare?
Quante cose da una favola si possono imparare…e quante domande sanno seminare…a noi non resta che la risposta coltivare. ( da http://guide.supereva.it)



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