giovedì 29 ottobre 2015

Sei tra gli uomini o donne più potenti del mondo?...Potrai diventarlo se...


Come diventare le persone più potenti del mondo
 di don Luciano, in Incontri con la parola

Essere Vicepresidenti è uno dei compiti più importanti e più delicati che ci siano in una grande azienda. Spesso essi giocano un ruolo fondamentale nelle scelte strategiche di una società. Ci vuole
abilità e competenza per gestire la vicepresidenza; l'azienda ideale è quella nella quale il Presidente delega molti dei suoi poteri e responsabilità al Vicepresidente, perché sa che non aspira a
rubargli la posizione.

Una volta uno ha detto che il Vicepresidente ideale dovrebbe essere vicino alla pensione, e possibilmente con qualche problema serio di salute, così non ha molte ambizioni.
Perché sono posizioni in cui è determinante il fattore ambizione, il fattore gelosia, il fattore invidia, allora se a uno non gli interessa il potere, significa che glielo si può dare tranquillamente.

A essere onesto non so quanti siano i vicepresidenti che non aspirino a salire al gradino più alto del podio. Ma spesso succede una cosa strana. In un certo senso, quanto meno uno aspira al potere tanto più egli si trova potente, influente. Questo succede quando sei uno di quelli che Gesù chiama «servi». 

L'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Perez de Cuellar, definì una volta Madre Teresa di

Calcutta "la donna più potente del mondo". 

Quando non ti curi della tua posizione... quando non sei interessato a farti 

strada o ad avere gli altri al tuo servizio - bene, gli altri abbassano le loro 

difese e

allora tu puoi fare la differenza nella loro vita.



Chiaro che Gesù era specialista nel fare questo. In Matteo 20,25-28 Gesù risponde all'ambizione dei suoi discepoli che volevano occupare i primi posti nel Suo regno, e dice: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il
primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti»
.

La sorprendente strada per avere una forte influenza sulla vita delle persone è essere al loro servizio, mettendo via le tue ambizioni, i tuoi bisogni, la tua comodità, la tua posizione. Quando fai questo, la gente ti apre la sua vita - perché vede che sei lì per loro, e non per fare i tuoi interessi. Loro si rilassano perché capiscono che non sei lì per usarli o per metterli sotto o per farli fuori, sei lì per servirli. E tanto più il mondo usa le persone, quanto più meraviglia e fa la differenza chi serve gli altri.

Hai questo potere che deriva dal servizio nella vita della tua famiglia? Ti vedono come quello che è completamente dedito al loro bene... ai loro bisogni?

I tuoi colleghi si sentono a loro agio con te perché sanno che sei interessato al loro successo... e non solamente al tuo? Se è così puoi scommettere che si confideranno con te.

E che dire della comunità, del gruppo o delle attività 

parrocchiali in cui sei impegnato? 

Fai sentire loro che sei importante o li fai sentire

 importanti? 

Li usi per far andare avanti i tuoi programmi o sono

loro il tuo programma?


Servire è la maniera più potente per costruire un ponte tra te e chi ti sta a cuore. Anche nel parlare di Gesù. Gli altri alzano le barricate se percepiscono che li vuoi convertire o portare dalla tua
parte, ma non possono resistere a uno che continuamente mostra che gli sta a cuore il loro bene, oggi, e per sempre.

Uno stile di vita di servizio può guarire un matrimonio, riguadagnare un figlio, abbattere muri che sembravano indistruttibili, o aprire i cuori più induriti.

Se non ti interessa il potere ma il servizio, allora sei sulla buona strada per diventare una delle persone più potenti del mondo!

http://www.incontriconlaparola.com

lunedì 19 ottobre 2015

Toro Bravo e Nube Azzurra vogliono sposarsi, ma...

IL GUFO CONSIGLIA


Pensieri del Gufo

Su una vecchia quercia stava un vecchio Gufo
Più sapeva e più taceva
  Più taceva e più sapeva...


Racconta una leggenda sioux che, una volta, Toro Bravo e Nube Azzurra
giunsero tenendosi per mano alla tenda del vecchio stregone della tribù e gli chiesero:
«
Noi ci amiamo e ci vogliamo sposare.
Ma ci amiamo tanto che vogliamo un consiglio che ci garantisca di restare per sempre uniti,
che ci assicuri di restare l'uno accanto all'altra fino alla morte. Che cosa possiamo fare?».

 E il vecchio, emozionato vedendoli così giovani e così innamorati, così ansiosi di una parola bella, disse:
«Fate ciò che dev'essere fatto. Tu, Nube Azzurra, devi scalare il monte al nord del villaggio. Solo con una rete, devi prendere il falco più forte e portarlo qui vivo,
il terzo giorno dopo la luna nuova.
E tu, Toro Bravo, devi scalare la montagna del tuono; in cima troverai  la più forte di tutte le aquile. Solo con una rete prenderla e portarla a me, viva!».

I giovani si abbracciarono teneramente e poi partirono per compiere la missione.
Il giorno stabilito, davanti alla stregone, i due attendevano con i loro uccelli.
 Il vecchio li tolse dal sacco e costatò che erano veramente begli esemplari degli animali richiesti.
 «E adesso, che dobbiamo fare?», chiesero i giovani».
Prendete gli uccelli e legateli fra loro per una zampa con questi lacci di cuoio.
Quando saranno legati, lasciateli andare perché volino liberi».

Fecero quanto era stato ordinato e liberarono gli uccelli.
 L'aquila e il falco tentarono di volare,
ma riuscirono solo a fare piccoli balzi sul terreno.
Dopo  un po', irritati per l'impossibilità di volare,
gli uccelli cominciarono ad aggredirsi l'un altro beccandosi fino a ferirsi.

Allora, il vecchio disse:
«Non dimenticate mai quello che state vedendo.
Il mio consiglio è questo: voi siete come l'aquila e il falco.
 Se vi terrete legati l'uno all'altro, fosse pure per amore,
non solo vivrete facendovi del male,
ma, prima o poi, comincerete a ferirvi a vicenda.
Se volete che l'amore fra voi duri a lungo, volate assieme,
ma non legati con l'impossibilità di essere voi stessi»

Se realmente ami qualcuno, lascialo volare con le sue proprie ali...

lunedì 12 ottobre 2015

Sono trascorsi venti secoli e oggi egli è la figura centrale nella storia dell'umanità.



Una vita solitaria

(Bruno Ferrero, La vita è tutto ciò che abbiamo)

Figlio di una ragazza madre, era nato in un oscuro villaggio. Crebbe in un altro villaggio, dove lavorò come falegname fino a trent'anni. Poi, per tre anni, girò la sua terra predicando.

Non scrisse mai un libro.
Non ottenne mai una carica pubblica.
Non ebbe mai né una famiglia né una casa.
Non frequentò l'università.
Non si allontanò più di trecento chilometri da dov'era nato.
Non fece nessuna di quelle cose che di solito si associano al successo.
Non aveva altre credenziali che se stesso.

Aveva solo trentatré anni quando l'opinione pubblica gli si rivoltò contro. I suoi amici fuggirono. Fu venduto ai suoi nemici e subì un processo che era una farsa. Fu inchiodato a una croce, in mezzo a due ladri.
Mentre stava morendo, i suoi carnefici si giocavano a dadi le sue vesti, che erano l'unica proprietà che avesse in terra. Quando morì venne deposto in un sepolcro messo a disposizione da un amico mosso a pietà.
Due giorni dopo, quel sepolcro era vuoto.

Sono trascorsi venti secoli e oggi egli è la figura centrale nella storia dell'umanità.
Neppure gli eserciti che hanno marciato, le flotte che sono salpate, i parlamenti che si sono riuniti, i re che hanno regnato, i pensatori e gli scienziati messi tutti assieme, hanno cambiato la vita dell'uomo sulla terra quanto quest'unica vita solitaria.
Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non l'aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione. Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine.
"Ci sono delle domande?".

Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: "Christòs ànesti", "Cristo è risorto". Il suo vicino ripeté, un po'più forte: "Christòs ànesti". Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora. Infine tutti si alzarono gridando: "Christòs ànesti", "Cristo è risorto".
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto.
Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c'è un fatto. Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: "Christòs ànesti". Tutto il cristianesimo vi è condensato. Un fatto: non si può niente contro di esso.
I filosofi possono disinteressarsi del fatto. Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all'umanità: "Gesù è risorto".

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