mercoledì 10 giugno 2015

Noi giovani e il Decalogo




Noi giovani e il Decalogo
XXV Giornata Mondiale della Gioventù

 

1 NON AVRAI ALTRO DIO
«Il mio centro? Guardo in alto»
La fedeltà all’unico Dio di Gesù agli occhi dell’uomo d’oggi può apparire come un impoverimento. L’abbandono all’amore del Padre, invece, ci restituisce a noi stessi più veri e umani. Lo sperimento di persona nel lavoro, negli impegni, nelle amicizie e nella vita coniugale. Quando ci siamo sposati, mia moglie e io abbiamo scritto sugli inviti un versetto di Matteo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» per esprimere una scelta ma, soprattutto, per ribadire il centro 'alto' della nostra vita (Patrizio Righero, Pinerolo).

2 NON NOMINARE...
«Senza sciupare il volto dell’Amore»
Essere vigilanti nel «non nominare il nome di Dio invano» mi pare ci richiami oggi a restituire autenticità alla nostra relazione con Dio. Anche il nostro impegno di vita cristiana chiede di essere evangelizzato, perché il «parlare di Dio» scaturisca da un cuore innamorato, radicato nell’ascolto profondo della sua Parola che ci chiama alla conversione. Rischiamo altrimenti di diventare degli «osservanti» che non amano, dei «credenti» non amanti: anche questo è sciupare il nome e il volto dell’Amore (Luca Sardella, Chiavari).

3 SANTIFICA LE FESTE
«Domenica da vivere in comunità»
Quando pensiamo al «dovere» di santificare le feste, viene alla mente il precetto domenicale che spesso ruba qualche ora di sonno al nostro riposo, dopo una settimana di studio o lavoro. Riflettiamo invece su come il settimo giorno è stato il riposo di Dio dopo la fatica della creazione e, come attraverso quel giorno, possiamo vivere il nostro rapporto con Cristo che si fa uomo.
La domenica ci aiuta a riscoprire che non siamo soli nel nostro cammino, ma siamo inseriti in una comunità di «salvati» da Cristo (Carlo Salati, Fidenza).

4 ONORA PADRE E MADRE
«Per loro uno sguardo di gratitudine»
« Onora il padre e la madre»: anche questo comandamento va riletto come «via dell’amore autentico». Onorare i genitori significa rivolgere a entrambi uno sguardo rispettoso, pieno di gratitudine, colmo d’affetto. Anche i figli come il giovane del Vangelo di Marco hanno ricevuto per primi un’attenzione amorevole. È vero, siamo orientati verso la vita eterna e in questo orizzonte che non corrisponde alla logica umana di una felicità terrena, brilla il legame profondo con i genitori che già vivono in cielo (Lucia Giallorenzo, Teggiano).

5 NON UCCIDERE
«Solo Dio può disporre della vita»
Non abbandoniamoci alla violenza e non uccidiamo l’entusiasmo giovanile.
Impegniamoci perché il mondo adulto, con le sue leggi, non spenga nei giovani cristiani l’idea che ogni uomo debba godere di pieno rispetto come creatura di Dio che solo può disporre della sua vita. Combattiamo ogni forma di emarginazione verso chi è meno fortunato e viviamo la vita pienamente, portando avanti ideali e sogni senza che gli ostacoli ci inducano all’indifferenza, causa prima della morte lenta della società (Giulia Grondona, Genova)

6 NO AGLI ATTI IMPURI
«Credo all’amore per sempre»
Il sesto comandamento lo traduco così: credo al sogno dell’amore per sempre, quindi accetto di vivere la purezza. Ovvero, una virtù che significa amare, guardandosi attraverso occhi limpidi. Il concetto di fedeltà, purtroppo, viene ogni giorno smantellato, ma è ancora possibile viverlo, anche con sacrificio. Nei ragazzi che seguo come formatrice vedo la lotta per vivere castamente un rapporto; ma vedo anche che l’affrontano con la gioia e la consapevolezza di sapere che stanno costruendo le fondamenta di un amore stabile e profondo (Anna Sartea, Milano)

7 NON RUBARE
«Io mi spendo per il bene comune»
Quando pensiamo al settimo comandamento (non rubare) ci sentiamo esentati, non colpevoli: siamo persone per bene. Invece riguarda tutti, se pensiamo al tempo che sprechiamo, che «rubiamo» agli altri e soprattutto a quello che di buono si può fare e non facciamo.
Abbiamo però l’occasione per uscire dal silenzio e divenire protagonisti nella costruzione della società. Alla scoperta di come servire il bene comune. Così intendo il mio impegno nella politica della mia città (Alessia Cambi, Prato).

8 FALSA TESTIMONIANZA
«Sfidati a essere sinceri e autentici»
Sincerità... autenticità... essere se stessi...: una bella sfida per me e per i miei coetanei, soprattutto al giorno d’oggi, in cui tutto è il contrario di tutto e niente sembra vero. Voler «accordare» testa, cuore, bocca e mani è difficile ma allo stesso tempo avvincente: la Verità in cui crediamo va vissuta ogni giorno pienamente e con semplicità. Questo non significa essere perfetti ma essere coerenti, riconoscendo le proprie potenzialità e i propri limiti, per vivere la propria vita intensamente, spendendosi a piene mani (Maria Salvatore, Sora).

9 LA DONNA D’ALTRI
«Un cuore fedele anche agli amici»
Se l’amore è adesione totale di cuore, testa e corpo, nella mia vita declino il nono comandamento con l’espressione «amo per davvero». Che vuol dire faccio una scelta, un dono libero e totale all’altro. Così superare le tentazioni, magari momentanee, implica fare i conti con la propria autenticità. Non è solo questione di «rispetto» dell’altro. È qui che la fragilità diventa opportunità: quando scegliamo anche l’amicizia come relazione franca, leale e coraggiosa, che trasforma quel desiderio in vere scelte d’amore (Salvatore Scolozzi, Lecce).

10 LA ROBA D’ALTRI
«Il creato in “prestito” a tutti noi»
Rimango spesso senza fiato. Quando magari sono con il mio gruppo scout, quando mi spingo più in là della strada sicura e con gli scarponi consumati e il fazzolettone al collo, me ne vado sui sentieri e all’improvviso mi trovo davanti a paesaggi da favola. Così non posso che ringraziare il buon Dio per le meraviglie che ci dona. Percepisco che rispettare il creato è solo un dovere: le cose che ci «presta» un altro si trattano meglio delle proprie (Elisabetta Marraccini, Avezzano).

Avvenire, 16 marzo 2010

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