venerdì 18 aprile 2014

Mistero pasquale, mistero di gioia…




Quel pomeriggio di molti anni fa, Gesù era in croce ma danzava di gioia.


Mistero pasquale, mistero di gioia…
Di Don Michelangelo Tondolo

Nel Giardino degli Ulivi, mentre Gesù stava pregando, arrivano quelli che volevano arrestarlo. Gesù vuole che anche Giuda capisca il gesto dell’Ultima Cena. Purtroppo il suo discepolo arriva, si avvicina a Gesù e compie un gesto affinché nel pieno della notte le guardie possano vederlo e prenderlo…Giuda si avvicina, lo abbraccia e lo bacia.

Anche in questa situazione così terribile… Gesù ha la forza di chiamarlo “Amico”, <<Amico, tu mi tradisci, ma guarda che io ti ho già perdonato ancor prima che le guardie venissero, e sappi che io ho dato la vita per te, che io morirò anche per te; affinché il vostro amore tra fratelli sia alimentato dal mio: unico e generoso>>.
Giuda non solo lo tradisce, ma non capisce un tubo di questo amore così libero, gratuito e liberante del suo amico Gesù, infatti va… a uccidersi.

Invece un altro crocifisso e sofferente come Lui in croce, riconosce che Gesù, proprio per il fatto di essere innocente, non si era mai difeso. E a questa Persona, per la prima volta nella sua vita, con coraggio chiede aiuto e comprensione verso quel Dio di cui non gli era mai fregato niente. E prima di morire gli dice:<<Io ho combattuto i Romani e loro hanno fatto poi del male al popolo che io difendevo.. tu invece sei stato buono con tutti, non hai mai commesso peccati, mai hai parlato male degli altri o detto cattiverie..beh quando ritornerai vicino al tuo Papà, ricordati di me! Io son stato un ladrone, un violento, un terrorista…>>.

Ecco due modi di morire diversi, due peccatori: uno lo era stato per tutta la sua vita, l’altro, Giuda, solo negli ultimi istanti. Gesù moriva per entrambi: per chi lo aveva tradito e per chi lo aveva invocato e al suo grande e immenso Papà diceva:<<Perdona tutti gli uomini, se peccano è perché vengono imbrogliati, si lasciano illudere e non sanno quello che fanno>>.

Così in quel pomeriggio di molti anni fa, Gesù era in croce ma danzava di gioia. Stava danzando per il fariseo e il pubblicano, per il sacerdote del tempio e per il romano, per lo scriba e per chi non conosceva Dio, per la peccatrice perdonata e per l’amico Lazzaro risuscitato. Sì Dio danzava per tutte quelle persone che lo avevano conosciuto, che lo avevano toccato, per noi che lo abbiamo conosciuto tramite i nostri nonni e genitori.

Gesù fisicamente piangeva, urlava, ma nel suo spirito danzava di gioia perché finalmente l’uomo era da Lui riconciliato con Dio suo Papà.

Gesù quel pomeriggio, inchiodato alla croce, danzava di gioia tra il cielo e la terra, invitava alla festa del perdono e diceva:<<Venite amici ebrei, il banchetto è pronto! Venite pagani, venite voi che non credete, venite voi che vi pensate così peccatori da non sentirvi degni di essere vicini al mio Papà, venite! Il Regno ormai è aperto e tutti voi, che Dio ha tanto amato fino a donarvi me, il suo unico Figlio!!!>>.

…quel pomeriggio fu sepolto dai suoi amici in una tomba, ma Lui era il Signore della vita e alla vita sarebbe ritornato, chiamato da Dio il suo grande e immenso papà.

E oggi questo Gesù a ciascuno di noi dice :<<Amami come sei, conosco le tue difficoltà, le tue deficienze, le tue miserie, le tue stanchezze, i tuoi peccati, le tentazioni della tua carne, il tuo essere vigliacco, la poca fede nel tuo essere comunque figlio mio… ma ti dico lo stesso: amami come sei. Voglio il tuo cuore; non aspettare che tu sia perfetto per amarmi, perché rischierai di non amarmi mai! Non voglio trasformarti, ma ti amo così: come Giuda o il ladrone sulla croce. Oggi son qui alla tua porta con le ferite, ma risorto, e busso alla tua porta: non voglio condannarti, ma amarti. Figlio e figlia mia aspetto il tuo amore, ma io ti amo già così come sei; io ti ho donato la vita: te l’ ho data per amare così come sei>>.




venerdì 11 aprile 2014

Chi è costui? Chi è questo Gesù?




Domenica delle palme-Settimana santa

 
Ci avviciniamo alla Pasqua: domenica 13 aprile andremo in processione col nostro rametto di olivo incontro a Gesù , facciamo festa: è giusto che sia così, siamo felici per la nostra salvezza e nel ricordo, nella commemorazione e celebrazione ringraziamo il Redentore. Penso che sia giusto chiedersi nel profondo del nostro animo, mentre leggiamo e riflettiamo sulla sua passione e morte di Gesù, chi è questo Gesù per me, per noi comunità cristiana.
L’articolo che propongo, di don Giovanni Berti, parroco di Bussolengo (Verona) ci aiuti a rispondere a questa domanda: Chi è Gesù per me, per noi comunità cristiana?

Non c'è risposta senza domanda: chi è costui?


Il racconto della passione di Gesù… introduce alla settimana più importante dal punto di vista liturgico per i cristiani, una settimana che proprio per questo è chiamata "santa".
Il racconto delle ultime ore di Gesù, del suo arresto, processo, condanna e morte in croce, lo conosciamo abbastanza bene. Fin da subito i cristiani hanno voluto che non si perdesse la memoria di questi fatti. Senza questo tutta la vicenda di Gesù perderebbe forza e valore. Lo stesso Gesù, durante i tre anni della sua missione, più volte ricorda ai discepoli che solo dopo la morte e resurrezione tutto diventerà più chiaro e definitivo.

E' davvero significativo che proprio ad introdurre tutto il lungo racconto della passione, la Chiesa faccia leggere questo brano dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme. E' un evento che subito appare in forte contrasto con quello che poi viene letto nel Vangelo della passione. Qui Gesù è portato in trionfo come un re, e proprio come ad un re gli viene reso omaggio. Poi il racconto invece precipita in un dramma profondo...
E' la domanda che sta quasi alla fine del breve racconto che mi fa riflettere. Ad un certo punto viene chiesto da molti "Chi è costui?".

Bella domanda!
Si, chi è questo Gesù?

Allora, ai tempi dei fatti narrati, la domanda era davvero aperta. Molti conoscevano Gesù per sentito dire (sia in positivo che in negativo), e molti ne conoscevano i segni e gli insegnamenti. Mi immagino che questa domanda accompagni anche i discepoli suoi amici, che in fondo in fondo non hanno ancora capito bene chi è questo loro maestro, che ha atteggiamenti da re e Messia, ma sempre più destinato al rifiuto e alla condanna...

Oggi questa domanda, da un punto di vista strettamente teologico e catechistico, ha la sua risposta. Se uno di noi non ha dimenticato del tutto quel che gli è stato insegnato, sa bene chi è Gesù: il Figlio di Dio, colui che è morto e risorto, il giudice della fine dei tempi...ecc. Abbiamo migliaia di pagine di catechismi e sussidi vari che in mille modi diversi ci dicono chi è Gesù...

Il bellissimo passo della lettera ai Filippesi ( Filippesi 2,6-11) che ci viene proposto come seconda lettura, è una delle risposte più belle alla domanda "chi è costui". Vale davvero la pena di leggersela e direi anche di impararsela a memoria, come una preghiera da incidere nella mente e nel cuore...

Non siamo dunque nella condizione degli abitanti di Gerusalemme o degli apostoli di fronte alla domanda "chi è costui", ma la domanda ha un'altra direzione, più personale e comunitaria: Chi è costui PER ME... e PER NOI?

E' una domanda fondamentale da farsi prima di ritornare a leggere il racconto della passione. Se non ho questa domanda, qualsiasi risposta mi volerà sopra la testa, e la celebrazione della Pasqua rimarrà un vuoto cerimoniale...

Questo vale anche per tutta la comunità e direi anche per l'intera nostra società: chi è Gesù per noi? La risposta, se la accoglieremo, non ci potrà lasciare uguali di prima, non solo nella testa, ma soprattutto nella vita e nelle scelte concrete.

In questi giorni assistiamo alle tante "via crucis" umane, fatte di guerre, cataclismi, migrazioni... Cosa dicono a noi cristiani, a me che ho il nome di Gesù Cristo inciso con l'acqua del Battesimo? La risposta della Pasqua è che Dio si è infilato fino in fondo nella pelle umana fino a morire, scegliendo la strada della non violenza e della totale solidarietà con ogni (OGNI!!) uomo.

Chi è costui?... chi sono io? Chi siamo noi?

L'antico racconto della passione ce lo racconta di nuovo, e di nuovo questa settimana santa diventa un piccolo ma definitivo itinerario per conoscere Gesù davvero.
Se scopriremo e ri-scopriremo questa identità di Gesù, ancora una volta sentiremo il dovere di dirlo ad altri.

Da "chi è Gesù per me...", al "chi è Gesù...per te". E' la missione del cristiano che desidera che anche altri riscoprano la vera identità di Gesù, e con lei un modo davvero diverso di vivere la vita e di servire l'uomo.

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.

Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,

perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
1e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

martedì 1 aprile 2014

LA CROCE: stoltezza...debolezza...manifestazione dello Spirito e della sua potenza





La croce


 (1Cor 1,17-18; 22-29;2,1-5)
17 Cristo mi ha mandato a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. 18 La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. 22 Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, 23 noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; 24 ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25 Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. 26 Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27 Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 28 Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29 perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.

2,1 Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. 2 Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. 3 Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; 4 e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5 perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.


Stoltezza e follia

Tra gli ebrei, abituati a pensare le manifestazioni di Dio sullo schema dei prodigi dell’esodo dall’Egitto, era comune l’attesa di un Dio vittorioso e potente, risolutore, a cui nessuno avrebbe potuto opporsi. I vangeli ricordano che più volte furono chiesti a Gesù segni convincenti (cfr Mc 8,11; Mt 16,1; Gv 2,18;6,30). In questa prospettiva la debolezza della croce appariva una via completamente estranea al piano di Dio: uno scandalo.


I greci erano abituati a valutare in termini di genialità, di originalità e di affermazione di sé. Per la loro cultura, lo spendersi del Cristo in croce e il suo ostinato amore apparivano mortificazione di ogni originalità, mancanza di genialità e stoltezza: il contrario dei contrassegni dell’epifania di Dio.



Ancora oggi la croce è scandalo e stoltezza e il motivo è sempre lo stesso: agli occhi degli uomini appare segno di debolezza che la libertà vera si possa ottenere solo quando, sulle orme di Gesù crocifisso, si ha il coraggio di consegnare tutta la propria esistenza nelle mani di Dio Padre, per essere liberi di servire gli uomini. L’incredulo vede in essa uno scandalo insuperabile, uno scandalo teologico, e quindi trova in essa la giustificazione del proprio rifiuto.


Sapienza e potenza di Dio

Per chi crede, la croce è manifestazione suprema dell’amore del Padre e del dono di Gesù, il gesto che fa toccare con mano l’inesauribile amore di Dio verso di noi.

Potenza perché proprio nell’apparente debolezza dell’amore e del dono di sé Dio ha salvato il mondo.

Sapienza perché il volto di Dio è fatto di amore: fare il segno della croce o portare la croce al collo deve essere testimonianza che, nella nostra povertà e fragilità, ci dichiariamo anche noi dalla parte di quell’amore capace di sacrificare la propria vita.



La Passione è uno scandalo da superare: scandalo teologico perché non si tratta soltanto di accettare la croce come un momento qualsiasi della vicenda del Messia, ma come il luogo privilegiato in cui Dio si è manifestato nella sua realtà profonda e nella sua forza vittoriosa.



La croce non è una smentita, una sconfitta, ma un compimento. E’ un passaggio obbligato per ogni discepolo, fa parte a pieno titolo della chiamata. Il credente trova nella croce la rivelazione più alta e insospettata del volto misericordioso di Dio, e ne fa la ragione della propria fede.



Per Gesù la croce è il prezzo della fedeltà e dell’amore a Dio e agli uomini. La croce è la rivelazione massima, oltre ogni attesa, della solidarietà di Dio nei confronti dell’uomo. Una solidarietà così forte che non si lascia vincere dallo stesso rifiuto dell’uomo. Rifiutato da noi, Gesù muore per noi.



La croce è la rivelazione di chi è veramente Dio: un amore infinito, superiore ad ogni immaginazione. Il gesto del Padre che dona il Figlio e del Figlio che dona se stesso non è misurato sul bisogno dell’uomo, ma sulla ricchezza dell’amore di Dio. Per tutto questo non solo la croce è lieta notizia, ma in un certo senso è il centro della lieta notizia.



Un secondo aspetto che fa della croce una lieta notizia è che essa mostra che la via dell’amore è vittoriosa: sembra perdente, ma è vittoriosa. La croce è una lieta notizia per tutti coloro che spendono la loro vita al servizio di Dio, della giustizia e della verità.



Sbaglieremo se pensassimo all’evento della croce come a un disguido prontamente riparato dalla risurrezione. La risurrezione è invece l’altra faccia della croce: non la riparazione di una sconfitta, ma il segno che la croce non era una sconfitta. La risurrezione è il segno che la via della fedeltà a Dio e del dono di sé fino alla croce è vincente.


Volgiamo lo sguardo a Cristo Crocifisso

Sulla croce, il Cristo ci sta davanti come l’uomo dei dolori, “rigettato dagli uomini”, “percosso da Dio e umiliato” (Is 53,3.4). Non ha “né apparenza né bellezza” (Is 53,2), tutto il suo splendore è scomparso, perché porta la bruttezza del nostro peccato.



Ma proprio in questa condizione di annientamento si rivela il più meraviglioso aspetto della sua bellezza: un Cristo che, pur schiantato dalla sofferenza, è pervaso di sovrana maestà.



Dal momento in cui è arrestato, alle varie fasi del processo fino al momento in cui, “chinato il capo, rese lo Spirito” (Gv 19,30), Cristo è l’uomo pienamente libero e padrone della propria vita, e’ il vero sommo sacerdote che offre se stesso in sacrificio sull’altare della croce, e che porta a compimento in se stesso tutte le Scritture (cfr Gv 19,30: “Tutto è compiuto”).



Da questo momento l’intero universo gravita intorno all’asse della sua croce, e tutti gli uomini,consapevoli o no, si muovono in questa sfera di attrazione. Volgere lo sguardo a Cristo crocifisso significa volgere lo sguardo del cuore, far convergere verso il Cristo tutto il nostro amore.

La contemplazione deve sfociare nella più intima comunione. Il mistero della croce deve essere assunto interamente e vissuto in ogni fibra del nostro essere. La passione di Cristo deve cioè diventare la nostra passione; la sua morte, la nostra morte. Dobbiamo unire al sacrificio del Signore il sacrificio quotidiano della nostra vita, sacrificio di obbedienza al Padre, nell’adesione al suo disegno su di noi.






Da Qumran.net