martedì 28 ottobre 2014

Sinodo dei vescovi: una chiesa maestra o una chiesa pastora?

NTERVISTA A EBERHARD SCHOCKENHOFF,
AUTORE DI 'LA CHIESA E I DIVORZIATI RISPOSATI'



EBERHARD SCHOCKENHOFF, 1953, sacerdote, ha studiato teologia a Tubinga e a Roma, sotto la guida, fra gli altri, di Kl. Demmer, A. Auer, W. Kasper. Docente di teologia morale all’Università di Friburgo e membro della Commissione tedesca per l’etica (Deutscher Ethiksrat), è considerato uno dei maggiori moralisti contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni su questioni fondamentali di etica e di problemi pratici di etica medica, con Queriniana ha pubblicato: Etica della vita. Un compendio teologico (BTC 1997); insieme a Chr. Florin, La coscienza. Istruzioni per l’uso (GdT 2010); La Chiesa e i divorziati risposati. Questioni aperte (GdT 2014)


Spesso mi capita di leggere i documenti dei Vescovi, le Encicliche e le esortazioni dei papi, lettere dei vescovi alle proprie diocesi,  e noto che quando leggo “la Chiesa”, questa parola si riferisca alla Gerarchia della Chiesa, papa e vescovi, non alla Chiesa popolo di Dio.
Questa “Chiesa” si mostra  Madre e Maestra, piena di dottrina e di consigli, la chiesa della dottrina  con un linguaggio che pochi capiscono.
Non vedo un linguaggio da pastore “che puzza di pecore” per dirla come Papa Francesco, un fare da pastore di anime che hanno anche un corpo sensibile al mondo e agli avvenimenti in continua evoluzione.


Quarta domanda

Non è artificiale la distinzione tra pastorale e dottrina? Non vede il rischio che la Chiesa si divida in due Chiese: una Chiesa della misericordia e una Chiesa delle regole, una Chiesa ideologica e una Chiesa “ospedale da campo”, una Chiesa che consola e una Chiesa che sanziona?

Si può ragionevolmente distinguere tra le esigenze degli insegnamenti della Chiesa e quelle di una pastorale che tiene conto delle esigenze umane, come prevede il vecchio adagio che si condanna il peccato e si perdona il peccatore. La pastorale e la dottrina non devono però contraddirsi.
Non è dunque sufficiente voler eliminare il dubbio su singoli problemi di dottrina morale della Chiesa con un'interpretazione più flessibile nel ministero pastorale. Tale evasione dai problemi irrisolti sul piano dottrinale porta nel tempo solo a vivere l’insegnamento della Chiesa nel suo insieme come rigido e non credibile.
La reciproca deriva di una Chiesa della dottrina e una Chiesa della vita purtroppo c’è già da tempo. Alcuni parlano di un distacco crescente tra la cosiddetta Chiesa ufficiale e la Chiesa dei fedeli. Il termine "Chiesa ufficiale" crea così tanta confusione che si dovrebbe cancellare dal vocabolario. Suggerisce cioè che vi sarebbe una vera e propria Chiesa fatta dagli ufficiali, mentre i credenti apparterrebbero solo ad un cerchio esterno della Chiesa.
L’idea che i vescovi vivano in alcuni paesi a grande distanza dai fedeli e costituiscano una sorta di società parallela nella Chiesa non corrisponde al loro mandato né all’ammonimento di Papa Francesco di prestare attenzione alle questioni che effettivamente muovono i fedeli.


sabato 25 ottobre 2014

Sinodo dei Vescovi: Matrimonio, sessualità e legge naturale



 

INTERVISTA A EBERHARD SCHOCKENHOFF,
AUTORE DI 'LA CHIESA E I DIVORZIATI RISPOSATI'

EBERHARD SCHOCKENHOFF, 1953, sacerdote, ha studiato teologia a Tubinga e a Roma, sotto la guida, fra gli altri, di Kl. Demmer, A. Auer, W. Kasper. Docente di teologia morale all’Università di Friburgo e membro della Commissione tedesca per l’etica (Deutscher Ethiksrat), è considerato uno dei maggiori moralisti contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni su questioni fondamentali di etica e di problemi pratici di etica medica, con Queriniana ha pubblicato: Etica della vita. Un compendio teologico (BTC 1997); insieme a Chr. Florin, La coscienza. Istruzioni per l’uso (GdT 2010); La Chiesa e i divorziati risposati. Questioni aperte (GdT 2014)

Terza domanda: Matrimonio e sessualità secondo la Chiesa e il concetto di legge naturale

Molti cattolici non capiscono l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità, in particolare sulla contraccezione, e non capiscono il concetto di legge naturale. Cosa possono fare i vescovi: confermare le regole? Spiegare meglio le regole? Cambiare le regole?


Risposta:
Il concetto di "legge naturale", come il precedente Papa Benedetto XVI ha spesso sottolineato nelle sue pubblicazioni su questo tema, è diventato nel presente fraintendibile. Dovrebbe in realtà sottolineare il carattere universale dell’ethos cristiano e le sue esigenze, viene però valutato dall'esterno come una questione cattolica specifica che semmai può vincolare i credenti cattolici che sottostanno all’autorità del suo magistero.

Nel campo dell'etica sessuale la legge naturale viene compresa in una maniera statica che rischia di porre unilateralmente in primo piano lo strato di base biologico della natura umana. Si è presupposta una interpretazione della sessualità umana che ha visto solo la riproduzione come suo destino naturale. 

Conseguentemente sono stati considerati come disordinati e illeciti tutti i comportamenti capaci di impedire il raggiungimento di questo scopo naturale, come la masturbazione maschile, gli atti omosessuali e anche il controllo artificiale delle nascite. 

La riduzione della profondità di significato della sessualità umana alla dimensione procreativa non tiene conto con le prospettive dischiuse oggi dalle discipline umanistiche. Esse parlano dell’uomo come di un essere sessuale e distinguono diverse dimensioni del significato della sessualità. Soprattutto, la sua importanza per il successo delle relazioni umane (dimensione relazionale), il valore intrinseco dell’esperienza sessuale (dimensione del piacere) e la possibilità di dare vita ai bambini e di assumere insieme la responsabilità genitoriale (dimensione procreativa).

 Il messaggio del sinodo straordinario sulla famiglia dovrebbe rendere chiaro che la Chiesa rappresenta una visione positiva sui temi della sessualità, dell'amore e del matrimonio, che tiene conto di tutte queste dimensioni e che prende sul serio l'esperienza di vita dei credenti. Non è quindi sufficiente spiegare meglio le norme esistenti, in quanto ciò confermerebbe il sospetto che la Chiesa sia immobile ed avulsa dalla realtà”. 

Enzo: Forse tra queste righe va ricercata una risposta ai tanti matrimoni falliti, ai tanti divorzi e separazioni, a tante unioni: la sessualità per secoli (tanti!) è stata vista come  una cosa impura, non come un dono del creatore all’uomo e alla donna. Ricordiamo la gioia di Adamo al vedere Eva? “ Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne!”. Ancora oggi parlare di sessualità è un tabù per molti, un insieme di atti illeciti, un qualcosa da tacere , da non parlarne…Raramente la sessualità è compresa come una ricchezza che l’uomo e la donna si scambiano, li aiuta ad amarsi, si pensa e si cerca soltanto il piacere personale…?

Mi chiedo: cosa può fare la Chiesa, cosa può dire, da dove incominciare? Ci sono genitori che fanno difficoltà a parlarne ai propri figli sentendosi turbati o incapaci di trovare le parole giuste…Forse i sacerdoti avranno notato che i giovani  si allontanano dalla chiesa proprio nell’età in cui incominciano a sentire in loro qualcosa di  nuovo, il sesso che  matura con le sue esigenze proprie: il motivo va ricercato proprio nel modo di vedere e predicare la sessualità nella chiesa? Cosa è veramente peccato e cosa non lo è?
In sostanza mi aspetterei dal sinodo dei vescovi una visione più positiva della sessualità a tutto campo ( rivedrei anche il sesto comandamento “non commettere atti impuri”: all’inizio non era così.

"In particolare - commenta don Pérez Soba (Radio vaticana)  tutto il tema della formazione affettivo-sessuale è oggi di un'urgenza assoluta, perché i nubendi possano vedere la verità dell'amore nel matrimonio cristiano. Ma non è stato ancora recepito completamente nella Chiesa. Oggi un adolescente sente parlare di sesso dappertutto, ma non sente una parola educativa in questo senso dalla Chiesa"… Si tratta di un aspetto pastorale molto concreto  che andrebbe approfondito molto di più rispetto a quanto avviene nella Relatio Synodi…E' un tema che in vista del prossimo Sinodo andrebbe approfondito perché la Chiesa si adegui all'urgenza dei tempi"

E  voi cari amici, cosa ne pensate ?  



lunedì 20 ottobre 2014

SINODO DEI VESCOVI : COMUNIONE ALLE PERSONE DIVORZIATE




INTERVISTA A EBERHARD SCHOCKENHOFF,
AUTORE DI 'LA CHIESA E I DIVORZIATI RISPOSATI'


EBERHARD SCHOCKENHOFF, 1953, sacerdote, ha studiato teologia a Tubinga e a Roma, sotto la guida, fra gli altri, di Kl. Demmer, A. Auer, W. Kasper. Docente di teologia morale all’Università di Friburgo e membro della Commissione tedesca per l’etica (Deutscher Ethiksrat), è considerato uno dei maggiori moralisti contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni su questioni fondamentali di etica e di problemi pratici di etica medica, con Queriniana ha pubblicato: Etica della vita. Un compendio teologico (BTC 1997); insieme a Chr. Florin, La coscienza. Istruzioni per l’uso (GdT 2010); La Chiesa e i divorziati risposati. Questioni aperte (GdT 2014).



Continuiamo con la seconda domanda  dell’intervista a EBERHARD SCHOCKENHOFF , domanda ancora sull’eucaristia ai divorziati. Premetto che nulla ancora è stato deciso definitivamente dai padri sinodali. Nel 2015 si valuteranno le soluzioni che sono sorte in queste due settimane di ottobre.
In attesa che si pronunci ufficialmente il Magistero della Chiesa, continuiamo a farci domande e cercare delle risposte su come si potrebbe andare incontro a queste persone che forse sono arrivate al divorzio chissà con quali drammi…

Seconda domanda:


Sebbene la questione dell’eucaristia ai divorziati risposati non sia l’unico problema del sinodo, esso è al centro del dibattito. Perché? Non è esagerato? Oppure: cosa contiene questa questione? Cosa nasconde?

Risposta

“La questione dei divorziati risposati in realtà denomina solo una questione secondaria nel più ampio tema "matrimonio e famiglia", ma in essa si incontrano molte linee problematiche dell’annuncio della Chiesa.

Si tratta di questioni fondamentali quali il matrimonio

- come comunità personale,

- la portata della responsabilità della coscienza personale

- e la Chiesa come comunità di riconciliazione.



Sullo sfondo di questi principi positivi del magistero della Chiesa l’esclusione permanente di una persona che vive un secondo matrimonio civile mentre il primo coniuge è ancora in vita sembra una sanzione di diritto ecclesiale priva di misericordia, che non contribuisce alla credibilità dell’annuncio della Chiesa”

.
Una domanda è obbligatoria e i vescovi del Sinodo se la sono posta: il non concedere la comunione alle persone, cristiane battezzate, è un castigo?  una sanzione che non prevede perdono? O forse  equivale ad una scomunica, cioè allontanamento dalla comunità ecclesiale?
Procediamo con le nostre riflessioni e  i nostri commenti.


Inviate i vostri commenti nella sezione CONTATTO, per email, ovvero direttamente cliccanco su nessun commento, (commento), pubblicheremo qui di seguito il vostro pensiero. Grazie per la collaborazione. sono sicuro che ci arricchiremo a vicenda.

 Commento tramite CONTATTO:

Se senza riflettere,di getto si risponde alla domanda potrebbe la risposta essere" Si" è un castigo  osservando il  punto di vista dei divorziati risposati, ma se vai a fondo della domanda ci scopri tante problematiche. Il Matrimonio è un Sacramento indissolubile e come tale andrebbe vissuto, ma  vari drammi lo interrompono.
Gesù alla donna adultera che volevano lapidare disse "chi è senza peccato scagli la prima pietra "Quindi anche Lui perdonò. Perché far pesare ancora di più il loro dramma colpevolizzandoli?
Gesù non è venuto a portare anche l'Amore? Bisognerebbe invece far fare ai giovani fidanzati un percorso più approfondito, più lungo e più consapevole per il Matrimonio. Tante volte i corsi prematrimoniali non sono ben fatti, non ti portano ad un vero cammino di Comunione e ci si sposa non conoscendosi bene e qualche dramma potrebbe essere non vissuto. Ma far castigo al coniuge che non ha colpa del divorzio, ma che lo subisce o non ne è la causa è mortificante. Però capisco pure che forse si ha paura d'innescare facili divorzi per cause futili pensando che poi ci si può risposare ed avere l'Eucaristia. Non è facile decidere.

Cordiali saluti,
Vincenza 

Enzo: Non è facile per i vescovi decidere, non è facile per i divorziati accettare questa situazione. I divorziati avendo ricevuto il battesimo fanno sempre parte del popolo di Dio e della sua grazia, della sua misericordia se pentiti. La Chiesa li considera in peccato perenne escludendoli dalla comunione, dalla confessione e ancora dalla unzione degli infermi. Non sono degli scomunicati facendo e volendo far parte della comunità ecclesiale. Come conciliare una sanzione con la misericodia divina? Penso che sia sbagliata la sanzione. Mi chiedo e chiedo a chi legge:i teologi hanno approfondito il vero senzo della parole di Gesù "non divida l'uomo ciò che Dio ha unito?" Basta una benedizione delle nozze per sancire una unione indissolubile quando i minstri delle nozze sono gli stessi sposi?

Dal commento del post: 

Sicuramente il tema è molto impegnativo e anche scottante, tanti sono i pareri ed i contrasti, non è facile dare consigli o giudizi in merito, perchè credo che solo i Pastori della Chiesa, guidati dallo Spirito Santo, possano dire una parola definitiva in merito alla questione. Io credo che qualunque sia la decisione che loro prenderanno sarà ponderata e applicata con animo misericordioso. Certo ne è che non si può stravolgere quella che è la dottrina della Chiesa, si deve considerare anche il momento storico che stiamo vivendo, sempre più difficile e disordinato moralmente. Questa nostra società sembra aver perso il senso del peccato e del limite, tutto appare lecito e possibile, tutto viene visto con occhi molto umani e poco spirituali. Il guaio è che purtroppo si sta assistendo ad un degrado della famiglia in tutti i suoi aspetti e ad un progressivo peggioramento dei costumi e della qualità delle relazioni umane. Il non concedere l'Eucarestia ai divorziati risposati non vuole essere un castigo, così come non vuole essere una mancanza di misericordia, è stata semplicemente una scelta coerente allo stato di peccato nel quale si trova chi ha violato il rapporto di indissolubilità del matrimonio unendosi nuovamente ad un'altra persona. Io credo che sia giusto valutare e chiarire la posizione dei divorziati risposati di fronte a Dio, valutandone i vari aspetti alla luce della Misericordia, senza però annacquare quelle che sono le fondamentali esigenze del Vangelo. Chi vive una condizione di peccato, deve pentirsi ravvedersi e cambiare vita, se continua a perseverare nella colpa possiamo considerarlo convertito?

 

martedì 14 ottobre 2014

Sinodo dei Vescovi: Eucaristia e persone divorziate




INTERVISTA A EBERHARD SCHOCKENHOFF,
AUTORE DI 'LA CHIESA E I DIVORZIATI RISPOSATI'

 
EBERHARD SCHOCKENHOFF, 1953, sacerdote, ha studiato teologia a Tubinga e a Roma, sotto la guida, fra gli altri, di Kl. Demmer, A. Auer, W. Kasper. Docente di teologia morale all’Università di Friburgo e membro della Commissione tedesca per l’etica (Deutscher Ethiksrat), è considerato uno dei maggiori moralisti contemporanei. Autore di numerose pubblicazioni su questioni fondamentali di etica e di problemi pratici di etica medica, con Queriniana ha pubblicato: Etica della vita. Un compendio teologico (BTC 1997); insieme a Chr. Florin, La coscienza. Istruzioni per l’uso (GdT 2010); La Chiesa e i divorziati risposati. Questioni aperte (GdT 2014).

Propongo con questo primo post una prima parte dell'intervista pubblicata dalla Editrice Queriniana su un argomento di cui tutti oggi ne parlano e forse pochi sono al corrente di ciò che i vescovi a Roma, riuniti in Sinodo, stanno discutendo cercando nuove vie per la pastorale della famiglia e dell'uomo di oggi, in particolare le coppie sposate.
Mi piacerebbe vedere molti commenti, il vostro pensiero per mettere insieme il nostro modo di vedere e poi di confrontarci con quanto i vescovi ci diranno alla fine del Sinodo.

Saranno, compresa questa, cinque puntate: spero che sia di interesse, e non solo curiosità, ma partecipazione alla Chiesa di cui facciamo parte e spesso ce ne disinteressiamo.

Prima domanda: 


In vista del sinodo straordinario sulla famiglia, emergono polemiche tra cardinali in particolare sulla possibilità di concedere l’eucaristia alle coppie di divorziati risposati. È possibile, a suo avviso, superare le differenze? Come si possono tenere insieme l’indissolubilità del matrimonio e la misericordia di Dio, la pastorale e il magistero, l’eucaristia come “segno dell’unità della Chiesa” e come “mezzo della grazia” 


 Risposta: 
  
L'indissolubilità del matrimonio non è seriamente messa in questione da nessuno nella Chiesa, neanche da coloro che chiedono un cambiamento nella prassi ecclesiale di escludere dai sacramenti i credenti che vivono in un secondo matrimonio civile. Non si pone in questione l'ideale di un matrimonio riuscito, basato sulla lealtà reciproca e l’amore affidabile, quando non si prende in considerazione la realtà del fallimento con il quale tanti credenti nella loro vita devono fare i conti. 
Perché la Chiesa dovrebbe tradire l'insegnamento di Gesù sul matrimonio quando rimane fedele alla sua missione di proclamare a tutti la misericordia di Dio e offrire la riconciliazione anche ai divorziati risposati? 
L'annuncio di Gesù della venuta del regno di Dio non può essere ridotta a una norma di legge sulla indissolubilità del matrimonio. 
Nel suo messaggio la parola della fedeltà e la parola del perdono stanno l’una accanto all’altra senza contraddirsi. 
L'Eucaristia ha molti aspetti che non dovrebbero essere nettamente separati o contrapposti in modo lacerante: essa è la realizzazione dell'opera salvifica di Gesù Cristo, segno dell'unità della Chiesa, incontro personale con Gesù e la mano tesa con la quale Dio invita i peccatori alla riconciliazione. 
Questa ricchezza di significato dell'Eucaristia viene distrutta se vi si vede soltanto una sorta di ricompensa per coloro che, a causa della conformità della loro vita con singole norme morali, possono esservi ammessi.


Inviate i vostri commenti nella sezione CONTATTO, per email, ovvero direttamente cliccanco su nessun commento, (commento), pubblicheremo qui di seguito il vostro pensiero. Grazie per la collaborazione. sono sicuro che ci arricchiremo a vicenda.

16 ottobre: Vincenza ha scritto tramite CONTATTO
 


Quando Gesù,Istituì l'Eucaristia non pensava di scrivere su di  una lavagna Buoni e Cattivi. Lui si è donato a noi per Amore, per Amore proprio dei peccatori e c'insegna in ogni sua Parola di donare Amore e Carità. Di sicuro i divorziati dovranno fare un percorso verso Gesù ,altrimenti che senso avrebbe la richiesta. Non bisogna giudicare sul perché si sono separati ,non spetta a noi farlo,ma escluderli vuol dire punirli in Gesù.Tanti separati sono persone di profonda fede perché il loro stato li ha messi di fronte ad una realtà che porta sofferenza ed escluderli vuol  dire farli soffrire ulteriormente. Grazie
Cordiali saluti,


Enzo: queste mie parole sono una risposta a quanto manifestato da Vincenza e anche una ulteriore riflessione per me e per chi legge.


Lo Spirito spira dove vuole! Lo Spirito va dove è chiamato! Lo Spirito aiuta coloro che si adoperano per la pace! Lo Spirito espanda la grazia su coloro che ingiustamente soffrono perché costoro saranno saziati… e si potrebbe continuare con altre frasi…

Una cosa si dà per certa: “L’uomo non divida ciò che Dio ha unito”. Ma tutto il resto di cui oggi si parla tanto?

Non bisogna giudicare…non spetta a noi giudicare, dice l’amica Vincenza, e a ragione: dove mettiamo se no la libertà  donataci da Dio e soprattutto la coscienza retta?

Conosco tante coppie che soffrono per quanto loro accaduto nella vita, ma anche perché non possono avvicinarsi ai sacramenti…

I sacramenti, come sappiamo donano Grazia, doni divini: chi siamo noi per negarli, chi il Papa, chi i vescovi, chi i sacerdoti, chi certi laici pronti alle chiacchiere che uccidono?

Forse vogliamo tornare al tempo dei dottori della legge, dei farisei, dove le leggi opprimevano i poveri di corpo e di spirito?


I vescovi al Sinodo fanno sul serio, da Rai News

17 ottobre 2014
"Una giornata 'tesa' quella del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia alla vigilia del voto finale sulla "Relatio post disceptationem"che si terrà sabato. Sono volate scintille alla presentazione delle relazioni dei dieci Circoli minori e delle loro centinaia di proposte di emendamenti alla discussa 'relatio' del cardinale Peter Erdo. E a conclusione dei lavori il segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, ha proposto di non pubblicare la sintesi delle relazioni dei Circoli minori scatenando una forte protesta da parte di molti presuli. La sintesi è stata poi pubblicata. Il Papa ha assistito per tutto il tempo ai lavori ma, come da prassi consueta, è rimasto tutto il tempo in silenzio.  
La famiglia in crisi
In sintesi, è stato contestato ancora il fatto che la Relatio si stia soffermando sulle preoccupazioni per le famiglie in crisi ma senza sufficienti riferimenti al messaggio positivo della famiglia cristiana, al matrimonio come sacramento e alla sua indissolubilità.

Comunione ai divorziati
C'è ancora divisione sulla comunione ai divorziati risposati: da una parte chi vuole che la dottrina non sia modificata; dall'altra chi pensa di aprire alla possibilità di comunicarsi, in un'ottica di "compassione e misericordia", ma solo in presenza di determinate condizioni".



Enzo: Non saranno facili le decisioni: da una parte la teologia, dall’altra la pastorale; in una Chiesa che per secoli ha salvaguardato la parte teologica, il dogma, sarà duro conciliare le due cose. Da molto tempo, anche se il Concilio Vaticano secondo aveva indicato di scrutare i segni dei tempi , molto è stato disatteso, il mondo ci ha coinvolto, trascinato.
Lo Spirito santo ha da lavorare e tanto! e noi intanto preghiamo, come richiesto da Papa Francesco.