sabato 27 settembre 2014
C A M M I N O d i F E D E: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel...
C A M M I N O d i F E D E: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel...: Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? XXVI Domenica del Tempo Ordinario - 28 settembre 2014 Dal Vangelo secondo ...
venerdì 26 settembre 2014
Famiglia in preghiera
Proponiamo in questo post una serie di preghiere per la famiglia. Si dice che nelle famiglie non si prega più, non si insegna ai figli a pregare... e forse è maledettamente vero. Questa proposta è indirizzata ad ogni componente della famiglia, soprattutto agli sposi marito e moglie, alle mamme, e se volete fate partecipi i vostri figli. Un giorno vi ringrazieranno! Buona preghiera e tanta pace e serenità nelle vostre famiglie!!
Per avere la forza di perdonare
Preghiere per la famiglia
Maria, Madre dolcissima e Mamma nostra,
ti voglio presentare tutte quelle
famiglie
che vivono momenti di difficoltà
e di crisi.
Mamma cara,
hanno bisogno della tua serenità
hanno bisogno della tua serenità
per potersi comprendere,
della tua tranquillità per poter dialogare,
del tuo amore per consolidare il loro
e della tua forza per ripartire.
della tua tranquillità per poter dialogare,
del tuo amore per consolidare il loro
e della tua forza per ripartire.
I loro cuori sono stanchi
e distrutti dalle situazioni
quotidiane,
ma davanti al tuo Figlio avevano detto:
"Sì, nella buona e cattiva sorte,
in salute e malattia".
Dona l'eco di quelle parole, accendi la
luce ormai spenta
per ridonare il giusto equilibrio a
questa tua famiglia.
Regina delle famiglie, li affido a te.
Signore, sii presente nella nostra casa
e in ogni famiglia.
Aiuta e conforta tutte le
famiglie che sono nella prova e nel dolore.
Guarda o Padre, la nostra famiglia,
che fiduciosamente aspetta da te il
pane quotidiano.
Rasserena la nostra vita, fortifica i
nostri corpi,
perché possiamo corrispondere più
facilmente
alla tua grazia divina e sentire su di
noi il tuo amore paterno.
Per Cristo nostro Signore.
Preghiera degli sposi per restare uniti
O Gesù, sii fra me e (nome
marito, nome moglie)
affinché ci si sforzi sempre di essere
uniti nel tuo Amore.
Aiutaci ad essere sempre "un
cuor solo e un'anima sola",
condividendo le gioie e i dolori di ogni
giorno.
Fa' che ognuno di noi si impegni a
essere vangelo vissuto.
Donaci il coraggio e l'umiltà di
perdonarci sempre,
e di trovare sempre la forza di andare
incontro all'altro,
e di mettere in risalto il molto che ci
unisce
e non il poco che ci divide.
Dacci un cuore sensibile per scorgere
sempre il tuo volto
in ognuno di noi
e in ogni croce che incontriamo.
Donaci un cuore fedele e aperto, che
vibri
a ogni tocco della tua parola e della
tua grazia.
Ispiraci sempre nuova fiducia e slancio
per non scoraggiarci di fronte ai
fallimenti,
alle debolezze e alle ingratitudini.
Fa' che la nostra famiglia sia una vera
chiesa domestica,
dove ognuno si sforza di comprendere,
perdonare,
aiutare, condividere;
dove l'unica legge che ci lega e ci fa
essere veri tuoi seguaci,
sia l'amore scambievole.
Amen
Per il dono della pace
Signore Gesù Cristo,
tu che conosci la profondità del nostro
cuore,
la capacità di bene e di male che è in
ogni uomo,
insegnaci a perdonare e a chiedere
perdono,
ad avere pietà di noi stessi e degli
altri.
Ricordati delle nostre famiglie,
benedette dal tuo amore,
ma spesso segnate dalle divisioni,
dai risentimenti e dall'odio.
Signore Gesù Cristo,
dona alle nostre case pace e
risurrezione,
custodiscile nel tuo Cuore,
e mantienile unite con la forza del tuo
amore.
Amen.
Per avere la forza di perdonare
Signore Gesù,
spesso trovo difficile il perdonare
e dimenticare il male ricevuto.
Ricordo che tu ci hai detto:
"Siate misericordiosi
come il Padre vostro è misericordioso;
non giudicate e non sarete giudicati;
non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati".
Libera, ti prego, il mio cuore da ogni risentimento
e rendilo aperto alla riconciliazione.
Tu che sulla Croce hai perdonato
e hai pregato per i tuoi crocifissori,
donami un amore grande come il tuo,
perché io faccia il primo passo
verso la riconciliazione e la pace.
Amen.
Preghiera per avere pazienza
O Signore, salvatore paziente,
tu accettasti come volontà del Padre
l'amaro calice della tua passione
e della tua morte,
ascolta il mio lamento,
e il tuo esempio
mi aiuti a sopportare le mie sofferenze
per partecipare, almeno in parte,
alla tua passione.
Fa che la pazienza
con la quale sopporterò i miei
dolori
esprima la riconoscenza profonda
del mio amore per te,
tu che sei il Cristo crocifisso.
Amen.
Donami pace e serenità,
donami pazienza e calma, frena il mio
istinto,
Signore Gesù.
Io ti invoco in questo momento di povertà,
perchè desidero arrivare ad affrontare
ogni imprevisto, ogni difficoltà, ogni
incontro
con grande serenità che solo da Te,
Signore, può venire.
Tu sei il mare calmo nella tempesta,
Tu sei la roccia salda nel cataclisma,
Tu sei la vera pace.
Donami la Tua Pace.
Signore, aiutaci quando le cose non vanno bene
Signore, ci sono giornate
nelle quali le cose non vanno bene,
siamo scontenti l'uno dell'altra,
è fatica rompere il silenzio,
portiamo nel cuore la divisione e l'amarezza.
Aiutaci a capire i nostri sbagli
e donaci il coraggio e l'umiltà
per riconoscerli e lasciarci correggere,
per chiedere e donare perdono.
Aiutaci a comprendere
la sofferenza e l'attesa che c'è nel cuore dell'altro,
donaci la forza del primo passo
che apre la strada all'intesa e all'amore.
Aiutaci a non far mai venir meno il dialogo
nella nostra vita quotidiana,
a incontrarci sempre nella sincerità e nella verità.
Aiutaci perché anche nella fatica
delle difficoltà e dei conflitti
riusciamo a trovare un'occasione per crescere,
per imparare a perdonare,
per conoscerci meglio, per scoprire che l'amore
è più forte della nostra debolezza.
Aiutaci a comprenderci
e ad accoglierci nelle nostre diversità,
perché, anziché motivo di divisione,
esse diventino occasioni preziose
di unità e di ricchezza per noi e per gli altri.
Amen
http://www.preghiereperlafamiglia.it
mercoledì 10 settembre 2014
Giovani di ieri e di oggi, dite la vostra…
Con i piedi per terra, ma non
troppo
I giovani del terzo millennio sono spesso rinunciatari,
disillusi, realisti fino alla rassegnazione. Partono già sconfitti prima ancora
di cominciare a fare progetti e a fantasticare sul loro futuro.
"Tieni i piedi
per terra. Non perdere di vista la realtà. Non fare progetti al di fuori della
tua portata. Non sognare troppo in grande, se non vuoi rischiare di rimanere
deluso!".
La paura di
scottarsi e di andare incontro ad una delusione cocente, il timore di illudersi
e di dover poi fare i conti con una realtà che è sempre più avara di
opportunità e di spazi di realizzazione spingono molti giovani a fare di un
esasperato realismo il loro imperativo di vita, foriero di fatalismo e di
disincanto.
I giovani del terzo
millennio sono, spesso, rinunciatari, disillusi, realisti fino alla
rassegnazione. Partono già sconfitti prima ancora di cominciare a fare progetti
e a fantasticare sul loro futuro. Scelgono a quale facoltà iscriversi o quale
percorso di formazione intraprendere in funzione della richiesta e della
"spendibilità" sul mercato di determinati profili professionali,
anche a costo di sacrificare sull'altare di un disincantato pragmatismo i loro
interessi e le loro aspirazioni più profonde.
Rinunciano a priori
ad inseguire un sogno che gli sembra troppo grande e con scarsi margini di
realizzazione, per convogliare le loro energie e i loro investimenti
esistenziali in progetti che mostrano un più alto grado di fattibilità. Si
auto-convincono sin da adolescenti - o, forse, si lasciano convincere - che
sognare troppo fa male, perché distoglie dal raggiungimento di obiettivi
concreti e di immediata utilità.
Sono così bravi a
calcolare costi e benefici di ogni loro scelta, a confrontare opzioni diverse
per scegliere quella più "vantaggiosa", a schivare possibili rischi e
delusioni sulla strada della loro realizzazione professionale, affettiva ed
esistenziale che, a volte, perdono di vista i loro interessi, i loro sogni, le
loro passioni più autentiche, accontentandosi di traguardi magari meno
gratificanti, ma più sicuri e a più breve scadenza.
Volano basso per non
rischiare di cadere e, intanto, vivono a metà, con il freno a mano tirato,
rinunciando a fare di più, a investire maggiori energie nella costruzione del
loro futuro, ma soprattutto mortificando la loro innata vocazione ad osare e a
mettersi in gioco per realizzare qualcosa di grande.
È l'eterno dilemma
tra il certo e l'incerto, tra la logica utilitarista e calcolatrice del massimo
risultato con il minimo sforzo e quella, ben più rischiosa, della scommessa,
tra un realismo spinto fino al disincanto e allo scetticismo più radicali e il
desiderio mai sopito di volare più in alto e realizzare i propri sogni.
Forse, come spesso
accade, anche in questo caso in medio stat virtus. Pur facendo tesoro
della prudenza e del pragmatismo cui li sollecita la presente fase storica, i
giovani hanno bisogno di riappropriarsi della capacità di sognare, di
rischiare, di scommettere sul proprio futuro, che ormai appare come atrofizzata
e prigioniera di un troppo lucido cinismo.
Pur mantenendo i
piedi ben piantati per terra, hanno bisogno di tornare ad alzare lo sguardo,
per accorgersi delle piccole e grandi occasioni che la vita offre loro, per
lasciarsi di nuovo affascinare dalla bellezza del mondo, per ricominciare a
scrutare speranzosi l'orizzonte di un futuro che non riserva loro solo
difficoltà e potenziali fallimenti, ma anche stimoli costruttivi e opportunità
di crescita. E forse così ritroveranno anche quel coraggio e quell'audacia che
soli possono aiutarli a spiegare le ali e a spiccare il volo e si rammenteranno
che vale la pena correre il rischio di essere felici.
(Negrita, Il giorno
delle verità, 2011)
Donboscoland.it
(Quaderni Cannibali) Luglio 2014 - autore: Alessandra
Mastrodonato
venerdì 5 settembre 2014
I sacramenti ai divorziati: Rileggiamo il vangelo...
Matrimonio e
sacramenti
Quarta puntata:” L’eucaristia non è un meccanismo
premiale o di esclusione”
In questa ultima puntata affrontiamo il problema degli
sposi separati o divorziati e i sacramenti. Sappiamo come il regolamento
ecclesiale in questi casi è molto rigido anche se si parla di misericordia
divina, ma non ci sarà un’altra via da seguire, o quei “poveretti” saranno
sempre dei lontani? Le domande che ci facciamo sono molte, e i Padre sinodali
dovranno dare una risposta.
Nel frattempo è anche giusto che noi riflettiamo e
cerchiamo di capire quali possono essere le nuove vie per permettere a quei fratelli di usufruire della grazia dei
sacramenti, in modo particolare penitenza e ed eucaristia
Ci aiuterà come al solito Raniero La Valle. Ecco le sue
riflessioni che ci aiuteranno a capire qualcosa di più, fermo restando che
l’ultima parola in questo ce la darà il Papa e in vescovi del Sinodo.
“La riflessione pastorale
sull’eucaristia ai divorziati dovrebbe soffermarsi su altri punti egualmente
cruciali per il dibattito.
Il primo è quello del
significato dell’eucaristia: l’ha già detto
papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” al n. 47: le porte dei
sacramenti non si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi, e
l’eucaristia non è un premio per i perfetti ma un rimedio e un alimento per i
deboli. Soprattutto, noi diremmo, non dovrebbe essere usata come un meccanismo
di esclusione, come il vaglio che separa i regolari dai sans papier, gli
ammessi dagli scomunicati, le Chiese in comunione da quelle private
dell’intercomunione, per cui il sacramento finisce per essere uno strumento di
controllo e di potere. Su questo scoglio è andato a sbattere l’ecumenismo.
Il secondo punto è naturalmente
una rilettura del Vangelo nelle condizioni di oggi sapendo, come disse Giovanni XXIII, che “non è il Vangelo
che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.
Qui il primo testo è naturalmente
quello della risposta di Gesù sul ripudio, su cui viene fondata
l’indiscutibilità della dottrina dell’indissolubilità matrimoniale, come voluta
dallo stesso Signore: “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto”, dice Gesù,
e se Mosè aveva disposto diversamente era stato per la “durezza di cuore” degli
israeliti. Ma intanto bisogna notare che la durezza di cuore denunciata da Gesù
era quella del ripudio della donna da parte dell’uomo, non quella del divorzio,
che non esisteva nella società di Israele, e che almeno avrebbe avuto il
carattere della reciprocità.
Ma al di là di questo, in una sua omelia a
Santa Marta il 28 febbraio papa Francesco ha detto che Gesù non entra nella
casistica nella quale i farisei volevano farlo cadere e riporta il discorso
all’essenziale, al principio, all’ordine della creazione. “Dietro il
pensiero casistico - ha detto il Papa - c’è sempre una trappola. Sempre! Contro
la gente, contro di noi e contro Dio, sempre!”
Invece quello che fa Gesù è di riportare il
rapporto tra uomo e donna al “capolavoro della creazione”, all’averli Dio
creati maschio e femmina, a non volere l’uomo da solo, ma “con la sua compagna
di cammino”. Ora se in tal modo si torna “all’inizio della rivelazione”, si
vede che in quel quadro descritto dalla Genesi ed evocato da Gesù non c’è una
comunità umana di uomini e di donne in cui possa darsi fedeltà o infedeltà, adulterio,
divorzio o ripudio. Lì ci sono solo un uomo e una donna, prototipo degli
universi maschile e femminile che avrebbero abitato la terra, e il problema
antropologico che da lì avrebbe attraversato tutti i luoghi e tutti i tempi non
era che l’uomo non scegliesse un’altra donna che non c’era, ma che l’uomo non
ripudiasse la donna come aiuto simile a lui, e che mai si rompesse l’alleanza
tra l’uomo e la donna in tutto il corso della storia a venire, perché se questo
fosse avvenuto l’ordine della creazione ne sarebbe stato sconvolto, e la
catastrofe umanitaria sarebbe sopravvenuta fin dal principio. Ciò che tiene in
piedi il mondo è infatti l’unità indissolubile, in una sola carne, della donna
e dell’uomo.
Il richiamo evangelico
all’unità ontologica tra l’umanità maschile e femminile
Il detto di Gesù è stato
interpretato dalla Chiesa come una prescrizione giuridica dell’indissolubilità
del matrimonio di ogni singola coppia umana, contro il venir meno di rapporti
durevoli. Ma oggi c’è un’urgenza ancora maggiore. La dignità femminile è ancora
negata nella società maschilista e patriarcale, le donne subiscono ancora
violenza, il “principio femminile” è in vari modi e in molti luoghi
oltraggiato.
C’è il rischio di una reazione di
separazione, di un’ideologia dell’autosufficienza che estremizzi la differenza
di genere; c’è da un lato il rischio del sesso indifferenziato del mercato,
come fu denunciato da Ivan Illich, dall’altro di un genere o “gender”
che produca una vera spaccatura nell’unità umana.
Con una lettura ancora più decisiva
per il destino umano, le parole di Gesù possono perciò essere lette non tanto
come un vincolo imposto al singolo matrimonio monogamico, ma come il divino
appello a non rompere l’alleanza ontologica tra uomini e donne, a non sciogliere
l’intreccio tra maschile femminile tenuto insieme, nella differenza, dalla
forza dell’Eros e da quella dell’ Agápe, e come tale veramente figura del
rapporto indissolubile tra Dio e l’umanità tutta intera.
Un altro testo meraviglioso da
rileggere è quello dell’incontro di Gesù con la donna di Samaria al pozzo di
Sichem. Non c’erano buone relazioni tra Giudei e Samaritani e non ci si doveva
mettere a parlare con una donna ma, come ha detto Francesco all’ “Angelus”
della terza domenica di quaresima, Gesù non si fa fermare dai pregiudizi: “la
misericordia è più grande del pregiudizio”. E il pregiudizio poteva essere
tanto più grande perché Gesù sa, e dice alla donna, che ella aveva avuto cinque
mariti e che quello con cui stava non era suo marito; e questo è un particolare
che di solito viene ignorato dai fedeli perché nella “lectio brevis” del
vangelo domenicale queste parole sono tolte dalla bocca di Gesù. La cosa
sorprendente è che proprio a questa donna dai cinque mariti, che certo oggi non
avrebbe la comunione, Gesù si presenta come il messia, e fa la rivelazione
decisiva sul rapporto che gli uomini devono avere con Dio: “E’ giunto il
momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e
verità; perché Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in
spirito e verità». Ed è a seguito di questa rivelazione di Gesù che la donna
abbandona la sua brocca sul pozzo, corre a dare la notizia ai Samaritani, e
questi sono i primi a proclamare che Gesù è “veramente il salvatore del mondo”.
Raniero
La Valle
Iscriviti a:
Post (Atom)