venerdì 26 settembre 2014

Famiglia in preghiera

Proponiamo in questo post una serie di preghiere per la famiglia. Si dice che nelle famiglie non si prega più, non si insegna ai figli a pregare... e forse è maledettamente vero. Questa proposta è indirizzata ad ogni componente della famiglia, soprattutto agli sposi marito e moglie, alle mamme, e se volete fate partecipi i vostri figli. Un giorno vi ringrazieranno! Buona preghiera e tanta pace e serenità nelle vostre famiglie!!




Preghiere per la famiglia 


Maria, Madre dolcissima e Mamma nostra,
ti voglio presentare tutte quelle famiglie
 che vivono momenti di difficoltà e di crisi. 

Mamma cara,
hanno bisogno della tua serenità 
per potersi comprendere,
della tua tranquillità per poter dialogare,
del tuo amore per consolidare il loro
e della tua forza per ripartire.

I loro cuori sono stanchi
e distrutti dalle situazioni quotidiane,
ma davanti al tuo Figlio avevano detto:
"Sì, nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia".

Dona l'eco di quelle parole, accendi la luce ormai spenta
per ridonare il giusto equilibrio a questa tua famiglia.
Regina delle famiglie, li affido a te.

Signore, sii presente nella nostra casa e in ogni famiglia.
 Aiuta e conforta tutte le famiglie che sono nella prova e nel dolore.

 Guarda o Padre, la nostra famiglia, 
che fiduciosamente aspetta da te il pane quotidiano.

Rasserena la nostra vita, fortifica i nostri corpi,
perché possiamo corrispondere più facilmente 
alla tua grazia divina e sentire su di noi il tuo amore paterno.

Per Cristo nostro Signore. 






Preghiera degli sposi per restare uniti


O Gesù, sii fra me e (nome marito, nome moglie)
affinché ci si sforzi sempre di essere uniti nel tuo Amore.

 Aiutaci ad essere sempre "un cuor solo e un'anima sola",
condividendo le gioie e i dolori di ogni giorno.

Fa' che ognuno di noi si impegni a essere vangelo vissuto.

Donaci il coraggio e l'umiltà di perdonarci sempre,
e di trovare sempre la forza di andare incontro all'altro,
e di mettere in risalto il molto che ci unisce
e non il poco che ci divide.

Dacci un cuore sensibile per scorgere sempre il tuo volto
in ognuno di noi
e in ogni croce che incontriamo.

Donaci un cuore fedele e aperto, che vibri
a ogni tocco della tua parola e della tua grazia.

Ispiraci sempre nuova fiducia e slancio
per non scoraggiarci di fronte ai fallimenti,
alle debolezze e alle ingratitudini.

Fa' che la nostra famiglia sia una vera chiesa domestica,
dove ognuno si sforza di comprendere, perdonare,
aiutare, condividere;
dove l'unica legge che ci lega e ci fa essere veri tuoi seguaci,
sia l'amore scambievole.
Amen
 
Per il dono della pace
Signore Gesù Cristo,
tu che conosci la profondità del nostro cuore,
la capacità di bene e di male che è in ogni uomo,
insegnaci a perdonare e a chiedere perdono,
ad avere pietà di noi stessi e degli altri.

Ricordati delle nostre famiglie,
benedette dal tuo amore,
ma spesso segnate dalle divisioni,
dai risentimenti e dall'odio.

Signore Gesù Cristo,
dona alle nostre case pace e risurrezione,
custodiscile nel tuo Cuore,
e mantienile unite con la forza del tuo amore.

Amen.


       Per avere la forza di perdonare

Signore Gesù, 
spesso trovo difficile il perdonare
e dimenticare il male ricevuto.
Ricordo che tu ci hai detto: 

"Siate misericordiosi 
come il Padre vostro è misericordioso;
non giudicate e non sarete giudicati;
non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati".

Libera, ti prego, il mio cuore da ogni risentimento
e rendilo aperto alla riconciliazione.

 Tu che sulla Croce hai perdonato 
 e hai pregato per i tuoi crocifissori,
donami un amore grande come il tuo,
perché io faccia il primo passo
 verso la riconciliazione e la pace.
Amen.
 
 
Preghiera per avere pazienza


O Signore, salvatore paziente, 
tu accettasti come volontà del Padre
 l'amaro calice della tua passione e della tua morte, 

ascolta il mio lamento, 
e il tuo esempio
 mi aiuti a sopportare le mie sofferenze
 per partecipare, almeno in parte, alla tua passione.

Fa che la pazienza
 con la quale sopporterò i miei dolori 
esprima la riconoscenza profonda 
del mio amore per te, 
tu che sei il Cristo crocifisso. 
Amen.



Donami pace e serenità,
donami pazienza e calma, frena il mio istinto,

Signore Gesù.
Io ti invoco in questo momento di povertà,
perchè desidero arrivare ad affrontare
ogni imprevisto, ogni difficoltà, ogni incontro
con grande serenità che solo da Te, Signore, può venire.

Tu sei il mare calmo nella tempesta,
Tu sei la roccia salda nel cataclisma,
Tu sei la vera pace.

Donami la Tua Pace.
 
Signore, aiutaci quando le cose non vanno bene


Signore, ci sono giornate
nelle quali le cose non vanno bene,
siamo scontenti l'uno dell'altra,
è fatica rompere il silenzio,
portiamo nel cuore la divisione e l'amarezza.

Aiutaci a capire i nostri sbagli
e donaci il coraggio e l'umiltà
per riconoscerli e lasciarci correggere,
per chiedere e donare perdono.

Aiutaci a comprendere
la sofferenza e l'attesa che c'è nel cuore dell'altro,
donaci la forza del primo passo
che apre la strada all'intesa e all'amore.

Aiutaci a non far mai venir meno il dialogo 
nella nostra vita quotidiana,
a incontrarci sempre nella sincerità e nella verità.

Aiutaci perché anche nella fatica
delle difficoltà e dei conflitti
riusciamo a trovare un'occasione per crescere,
per imparare a perdonare,
per conoscerci meglio, per scoprire che l'amore
è più forte della nostra debolezza.

Aiutaci a comprenderci
e ad accoglierci nelle nostre diversità,
perché, anziché motivo di divisione,
esse diventino occasioni preziose
di unità e di ricchezza per noi e per gli altri.

Amen

http://www.preghiereperlafamiglia.it
 

mercoledì 10 settembre 2014

Giovani di ieri e di oggi, dite la vostra…



Con i piedi per terra, ma non troppo


I giovani del terzo millennio sono spesso rinunciatari, disillusi, realisti fino alla rassegnazione. Partono già sconfitti prima ancora di cominciare a fare progetti e a fantasticare sul loro futuro.

"Tieni i piedi per terra. Non perdere di vista la realtà. Non fare progetti al di fuori della tua portata. Non sognare troppo in grande, se non vuoi rischiare di rimanere deluso!".

La paura di scottarsi e di andare incontro ad una delusione cocente, il timore di illudersi e di dover poi fare i conti con una realtà che è sempre più avara di opportunità e di spazi di realizzazione spingono molti giovani a fare di un esasperato realismo il loro imperativo di vita, foriero di fatalismo e di disincanto.

I giovani del terzo millennio sono, spesso, rinunciatari, disillusi, realisti fino alla rassegnazione. Partono già sconfitti prima ancora di cominciare a fare progetti e a fantasticare sul loro futuro. Scelgono a quale facoltà iscriversi o quale percorso di formazione intraprendere in funzione della richiesta e della "spendibilità" sul mercato di determinati profili professionali, anche a costo di sacrificare sull'altare di un disincantato pragmatismo i loro interessi e le loro aspirazioni più profonde.

Rinunciano a priori ad inseguire un sogno che gli sembra troppo grande e con scarsi margini di realizzazione, per convogliare le loro energie e i loro investimenti esistenziali in progetti che mostrano un più alto grado di fattibilità. Si auto-convincono sin da adolescenti - o, forse, si lasciano convincere - che sognare troppo fa male, perché distoglie dal raggiungimento di obiettivi concreti e di immediata utilità.

Sono così bravi a calcolare costi e benefici di ogni loro scelta, a confrontare opzioni diverse per scegliere quella più "vantaggiosa", a schivare possibili rischi e delusioni sulla strada della loro realizzazione professionale, affettiva ed esistenziale che, a volte, perdono di vista i loro interessi, i loro sogni, le loro passioni più autentiche, accontentandosi di traguardi magari meno gratificanti, ma più sicuri e a più breve scadenza.

Volano basso per non rischiare di cadere e, intanto, vivono a metà, con il freno a mano tirato, rinunciando a fare di più, a investire maggiori energie nella costruzione del loro futuro, ma soprattutto mortificando la loro innata vocazione ad osare e a mettersi in gioco per realizzare qualcosa di grande.

È l'eterno dilemma tra il certo e l'incerto, tra la logica utilitarista e calcolatrice del massimo risultato con il minimo sforzo e quella, ben più rischiosa, della scommessa, tra un realismo spinto fino al disincanto e allo scetticismo più radicali e il desiderio mai sopito di volare più in alto e realizzare i propri sogni.

Forse, come spesso accade, anche in questo caso in medio stat virtus. Pur facendo tesoro della prudenza e del pragmatismo cui li sollecita la presente fase storica, i giovani hanno bisogno di riappropriarsi della capacità di sognare, di rischiare, di scommettere sul proprio futuro, che ormai appare come atrofizzata e prigioniera di un troppo lucido cinismo.

Pur mantenendo i piedi ben piantati per terra, hanno bisogno di tornare ad alzare lo sguardo, per accorgersi delle piccole e grandi occasioni che la vita offre loro, per lasciarsi di nuovo affascinare dalla bellezza del mondo, per ricominciare a scrutare speranzosi l'orizzonte di un futuro che non riserva loro solo difficoltà e potenziali fallimenti, ma anche stimoli costruttivi e opportunità di crescita. E forse così ritroveranno anche quel coraggio e quell'audacia che soli possono aiutarli a spiegare le ali e a spiccare il volo e si rammenteranno che vale la pena correre il rischio di essere felici.

(Negrita, Il giorno delle verità, 2011)
 Donboscoland.it
(Quaderni Cannibali) Luglio 2014 - autore: Alessandra Mastrodonato



venerdì 5 settembre 2014

I sacramenti ai divorziati: Rileggiamo il vangelo...


Matrimonio e sacramenti

Quarta  puntata:” L’eucaristia non è un meccanismo premiale o di esclusione”



In questa ultima puntata affrontiamo il problema degli sposi separati o divorziati e i sacramenti. Sappiamo come il regolamento ecclesiale in questi casi è molto rigido anche se si parla di misericordia divina, ma non ci sarà un’altra via da seguire, o quei “poveretti” saranno sempre dei lontani? Le domande che ci facciamo sono molte, e i Padre sinodali dovranno dare una risposta.
Nel frattempo è anche giusto che noi riflettiamo e cerchiamo di capire quali possono essere le nuove vie per permettere  a quei fratelli di usufruire della grazia dei sacramenti, in modo particolare penitenza e ed eucaristia

Ci aiuterà come al solito Raniero La Valle. Ecco le sue riflessioni che ci aiuteranno a capire qualcosa di più, fermo restando che l’ultima parola in questo ce la darà il Papa e in vescovi del Sinodo.

“La riflessione pastorale sull’eucaristia ai divorziati dovrebbe soffermarsi su altri punti egualmente cruciali per il dibattito.

Il primo è quello del significato dell’eucaristia: l’ha già detto papa Francesco nella “Evangelii Gaudium” al n. 47: le porte dei sacramenti non si dovrebbero chiudere per una ra­gione qualsiasi, e l’eucaristia non è un pre­mio per i perfetti ma un rimedio e un alimento per i deboli. Soprattutto, noi diremmo, non dovrebbe essere usata come un meccanismo di esclusione, come il vaglio che separa i regolari dai sans papier, gli ammessi dagli scomunicati, le Chiese in comunione da quelle private dell’intercomunione, per cui il sacramento finisce per essere uno strumento di controllo e di potere. Su questo scoglio è andato a sbattere l’ecumenismo.

Il secondo punto è naturalmente una rilettura del Vangelo nelle condizioni di oggi sapendo, come disse Giovanni XXIII, che “non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.
Qui il primo testo è naturalmente quello della risposta di Gesù sul ripudio, su cui viene fondata l’indiscutibilità della dottrina dell’indissolubilità matrimoniale, come voluta dallo stesso Signore: “L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto”, dice Gesù, e se Mosè aveva disposto diversamente era stato per la “durezza di cuore” degli israeliti. Ma intanto bisogna notare che la durezza di cuore denunciata da Gesù era quella del ripudio della donna da parte dell’uomo, non quella del divorzio, che non esisteva nella società di Israele, e che almeno avrebbe avuto il carattere della reciprocità.

 Ma al di là di questo, in una sua omelia a Santa Marta il 28 febbraio papa Francesco ha detto che Gesù non entra nella casistica nella quale i farisei volevano farlo cadere e riporta il discorso all’essenziale, al principio, all’ordine della creazione. “Dietro il pensiero casistico - ha detto il Papa - c’è sempre una trappola. Sempre! Contro la gente, contro di noi e contro Dio, sempre!”
 Invece quello che fa Gesù è di riportare il rapporto tra uomo e donna al “capolavoro della creazione”, all’averli Dio creati maschio e femmina, a non volere l’uomo da solo, ma “con la sua compagna di cammino”. Ora se in tal modo si torna “all’inizio della rivelazione”, si vede che in quel quadro descritto dalla Genesi ed evocato da Gesù non c’è una comunità umana di uomini e di donne in cui possa darsi fedeltà o infedeltà, adulterio, divorzio o ripudio. Lì ci sono solo un uomo e una donna, prototipo degli universi maschile e femminile che avrebbero abitato la terra, e il problema antropologico che da lì avrebbe attraversato tutti i luoghi e tutti i tempi non era che l’uomo non scegliesse un’altra donna che non c’era, ma che l’uomo non ripudiasse la donna come aiuto simile a lui, e che mai si rompesse l’alleanza tra l’uomo e la donna in tutto il corso della storia a venire, perché se questo fosse avvenuto l’ordine della creazione ne sarebbe stato sconvolto, e la catastrofe umanitaria sarebbe sopravvenuta fin dal principio. Ciò che tiene in piedi il mondo è infatti l’unità indissolubile, in una sola carne, della donna e dell’uomo.
  
Il richiamo evangelico all’unità ontologica tra l’umanità maschile e femminile

Il detto di Gesù è stato interpretato dalla Chiesa come una prescrizione giuridica dell’indissolubilità del matrimonio di ogni singola coppia umana, contro il venir meno di rapporti durevoli. Ma oggi c’è un’urgenza ancora maggiore. La dignità femminile è ancora negata nella società maschilista e patriarcale, le donne subiscono ancora violenza, il “principio femminile” è in vari modi e in molti luoghi oltraggiato.
C’è il rischio di una reazione di separazione, di un’ideologia dell’autosufficienza che estremizzi la differenza di genere; c’è da un lato il rischio del sesso indifferenziato del mercato, come fu denunciato da Ivan Illich, dall’altro di un genere o “gender” che produca una vera spaccatura nell’unità umana.
Con una lettura ancora più decisiva per il destino umano, le parole di Gesù possono perciò essere lette non tanto come un vincolo imposto al singolo matrimonio monogamico, ma come il divino appello a non rompere l’alleanza ontologica tra uomini e donne, a non sciogliere l’intreccio tra maschile femminile tenuto insieme, nella differenza, dalla forza dell’Eros e da quella dell’ Agápe, e come tale veramente figura del rapporto indissolubile tra Dio e l’umanità tutta intera.

Un altro testo meraviglioso da rileggere è quello dell’incontro di Gesù con la donna di Samaria al pozzo di Sichem. Non c’erano buone relazioni tra Giudei e Samaritani e non ci si doveva mettere a parlare con una donna ma, come ha detto Francesco all’ “Angelus” della terza domenica di quaresima, Gesù non si fa fermare dai pregiudizi: “la misericordia è più grande del pregiudizio”. E il pregiudizio poteva essere tanto più grande perché Gesù sa, e dice alla donna, che ella aveva avuto cinque mariti e che quello con cui stava non era suo marito; e questo è un particolare che di solito viene ignorato dai fedeli perché nella “lectio brevis” del vangelo domenicale queste parole sono tolte dalla bocca di Gesù. La cosa sorprendente è che proprio a questa donna dai cinque mariti, che certo oggi non avrebbe la comunione, Gesù si presenta come il messia, e fa la rivelazione decisiva sul rapporto che gli uomini devono avere con Dio: “E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Ed è a seguito di questa rivelazione di Gesù che la donna abbandona la sua brocca sul pozzo, corre a dare la notizia ai Samaritani, e questi sono i primi a proclamare che Gesù è “veramente il salvatore del mondo”.
                                                                              
 Raniero La Valle